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Grassani a CM: 'Ha ragione Malagò: la giustizia sportiva funziona, eccome se funziona'
Sentiamo parlare da tanto, troppo, tempo di inadeguatezza della giustizia sportiva in Italia, di interventi statuali in tale ambito, di riforme ormai necessarie ed improcrastinabili. Non sono d’accordo con tale impostazione, forse perché, praticando e vivendo con assiduità anche altri ordinamenti giustiziali, presso federazioni estere, Uefa, Fifa e Tas di Losanna, ritengo si debba essere orgogliosi dell’impianto normativo e regolamentare vigente nel nostro paese. Il CONI, con delibera n. 1518 del 15 luglio 2014, ha introdotto la vera riforma dello sport, sotto il profilo procedimentale, varando il nuovo Codice di Giustizia Sportiva, vero e proprio strumento regolatore di un mondo, quello della giustizia federale, prima abbandonato a sé stesso, con disomogeneità procedurali, di gestione dei tempi del processo e di trattamento dei tesserati/affiliati incomprensibili, da una disciplina all’altra. Oggi dobbiamo dire grazie al Coni ed alla mission elettorale del suo Presidente, Giovanni Malagò, se la giustizia sportiva è uniforme, certa e risponde in maniera puntuale alle esigenze di chi vi è assoggettato. Il calcio come l’atletica leggera, il badminton come la pallacanestro, senza distinzione alcuna: tutti uguali davanti alla legge, meglio alla giustizia sportiva. Federazioni Sportive Nazionali, Enti di Promozione Sportiva, Discipline Sportive Associate, oggi possiamo affermare, senza tema di smentita, che il mondo giurisdizionale sportivo, un tempo opaco, imperscrutabile, gestito da pochi, soliti, noti, sia, e questo da anni, divenuto credibile, accettato dagli addetti ai lavori, riconosciuto come modello in Europa e nel Mondo.
IL CALCIO
La F.I.G.C., addirittura, con il Presidente federale, Gabriele Gravina, in testa, ha varato, il 01/07/2019, il Codice calcistico più completo e rispondente alle esigenze del settore che la storia dello sport abbia mai visto. Il c.d. “Codice Viglione”, dal nome del responsabile degli affari legali della Federazione che lo ha ispirato, si compone di 142 articoli che regolamentano l’intero scibile calcistico nelle fondamentali tematiche di conflittualità: giustizia tecnica, disciplinare, di tesseramento ed economica. Basta con i casi Catania, la B a 24 squadre, le fideiussioni false, i ripetuti scandali per illecito sportivo, Last bet, i treni del gol, Dirty soccer e via dicendo. Regole chiare, conosciute e riconosciute come obbligatorie, tempi e termini certi, perentorietà di tutte le scadenze, giudici assolutamente super partes, amici di nessuno e amici solo della giustizia, riducono i margini di errore e rendono accettabili dai sanzionati le pene inflitte. Chi viola le norme deve potersi difendere nel migliore dei modi ma, se ritenuto responsabile, affronta la sanzione e la espia. Senza se e senza ma, semplicemente perché lo sport, il calcio che ne rappresenta la manifestazione più visibile, ha bisogno di certezze e vive di certezze. Questo è il quadro che l’attuale governance calcistica, ispirata dalla lungimiranza CONI, ha saputo offrire agli addetti ai lavori tutti, non solo ai tesserati ed ai Club. Affidabile, competente, rapida, rarissimamente smentita dalla Magistratura ordinaria, la Giustizia targata Gravina-Viglione merita il massimo apprezzamento, a dirlo siamo in tanti, indipendentemente dalle posizioni assunte nei vari processi sportivi, in difesa delle ragioni di questo o quello.
POCO O NULLA DA CAMBIARE
Gli errori del passato hanno insegnato eccome, hanno migliorato il tessuto su cui lavorare, consentito di coprire intere aree, sostanziali e processuali, rimaste priva di regolamentazione, sino ad arrivare al testo del Codice di giustizia F.I.G.C. attualmente in vigore. Vietato cadere nell’errore che un singolo caso, anche se riguardante un top club, o un top player, possa armare e guidare un dibattito di riforma costruttivo, organico e, soprattutto, necessario. Al grido cambiare per cambiare non si arriva da nessuna parte, piuttosto facciamo tesoro di tutto il bene che le riforme, C.O.N.I. e F.I.G.C., hanno prodotto. E’ sicuramente più comodo, e facile, affermare “ciò non dovrà mai più accadere” o “interveniamo per il bene dello sport più bello del mondo”, “lo facciamo perché non si rompa il giocattolo”, ma così, ritengo, si perde di vista il bene comune, ovvero ciò che di quasi perfetto, probabilmente ancora perfettibile, ma di altissimo livello professionale, è stato consegnato agli operatori del settore. Il calcio non è solo la Serie A, o il professionismo, ma abbraccia oltre 1 milione e 100.000 atleti, 12.000 società, mezzo milione di partite ogni anno, e la giustizia deve essere uguale, nei modi, termini ed applicazioni, per tutti coloro che fanno parte del consesso. Il Borgorosso Football Club come l’A.C. Milan S.p.a., Mario Rossi come Leao, mai perdere di vista questo paradigma. Quanto alla effettività dei punti di penalizzazione in classifica, da scontare solo ad ultimo grado di giudizio celebrato, il principio immanente di tutte le federazioni, enti e discipline sportive riconosciute dal C.O.N.I. è quello della immediata esecutività della sanzione sin dal primo grado di giudizio. Come per le squalifiche degli atleti, le inibizioni dei dirigenti, le ammende per i Club. Spostare tale momento al raggiungimento del c.d. “giudicato” rischia di confliggere con un altro principio fondamentale, quello di afflittività che impone che la sanzione produca effetto nella stagione in cui la violazione è stata commessa o, in difetto, nella stagione in cui si è celebrato il processo sportivo. Un club che non si rendesse particolarmente collaborativo con gli organi inquirenti e giudicanti, quanto ai tempi di celebrazione dei tre gradi giudizio, ivi compresi gli adempimenti pre e para processuali, avendo interesse a dilatare i tempi, o, in alternativa, ad accelerarli, potrebbe, astrattamente, indirizzare la definitività del provvedimento di penalizzazione da scontare verso la stagione sportiva a questi più congeniale. Con buona pace della parità di tutti i soggetti dell’ordinamento sportivo di fronte alla giustizia.
CONCLUSIONI
Si è capito, sono a difesa del lavoro fatto sino ad oggi, che, in 9 anni di vigenza del Codice C.O.N.I. e 4 anni di vigenza del Codice F.I.G.C.), ha mostrato una funzionalità e aderenza alle esigenze del mondo sportivo, come mai accaduto in passato, dalla fondazione del Comitato olimpico nazionale ai giorni nostri. Le riforme, le modifiche, i restyling non si compiono sull’ondata emotiva del singolo evento, recependo quanto propugnato in campagne giornalistiche, assecondando sondaggi o referendum a campione, ma vanno affrontati attraverso una concertazione ed un dibattito che coinvolgano studiosi, dirigenti sportivi, professionisti, atleti, tecnici, arbitri e le istituzioni sportive, i soli a conoscere, nella quotidianità, le necessità dello sport, vero monumento nazionale a cui dobbiamo tutti essere grati per le varie finalità che è in grado di assolvere. Teniamoci ben stretti i nostri Codici di giustizia sportiva e ringraziamo, sempre e senza incertezze, i Giudici che questi codici interpretano ed applicano, con grande senso di responsabilità e fedeltà per spirito di mera liberalità, passione e senza ritorno alcuno.
Mattia Grassani