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    Grande Lazio, bravo Petko. Pato ultima speranza del Milan senza qualità

    Grande Lazio, bravo Petko. Pato ultima speranza del Milan senza qualità

    Convinta di avere chiuso la partita quando ha segnato il 3-0, la Lazio si è addormentata e ha permesso al Milan di riaccendere la speranza di un clamoroso pareggio. Ma la rimonta dei rossoneri si è fermata sul 3-2 e i gol di De Jong ed El Shaarawy sono stati un'illusione.

    Petkovic ha inanellato la nona vittoria in 12 gare ufficiali, fra campionato ed Europa League, la sesta su 8 gare in A, dimostrando di avere imparato in fretta come si guida una squadra nel campionato italiano, del quale, ormai, è riduttivo definirlo un neofita. Klose, Hernanes e Candreva sugli scudi, per non dire dello straordinario recupero di Gonzalez che si è lasciato alle spalle partite in altura, trasvolate intercontinentali, fusi orari.

    Ma è tutta la Lazio ad essere una grande squadra, ora terza a 4 punti dalla Juve prima e a 1 punto dal Napoli secondo.

    Il primo tempo rossonero è stato un disastro: a farne le spese è stato l'irriconoscibile Boateng, sostituito durante l'intervallo. Questo Milan, sinora, è un'accozzaglia di buoni propositi e pessimi risultati: 7 punti in 8 partite, 5 sconfitte nel peggior avvio di campionato degli ultimi trent'anni, Juve capolista a 15 punti di distanza, zona Champions lontana 11 punti, inarrestabile caduta libera verso la zona B. 

    Nella ripresa, le cose sono andate un po' meglio. Pazzini ha ricevuto qualche traversone degno di questo nome, Pato è finalmente rientrato: potrebbe essere lui l'ultima speranza di una squadra che soffre terribilmente la mancanza di qualità.

    Sino al 3-0 della Lazio, Allegri ha giocato con il rombo e, quando ha cambiato modulo, era troppo tardi. Montolivo deve fare il regista, non la mezzala; De Jong non può essere l'uomo che costruisce e detta il passaggio smarcante, essendo votato a distruggere. Velo pietoso sulla difesa.

    Il problema di fondo rimane sempre lo stesso. Berlusconi ha smantellato la squadra in estate, con il coronamento delle cessioni di Thiago Silva e Ibrahimovic: i nuovi arrivati sono buoni giocatori, ma imparagonabili a quelli che se ne sono andati e il riferimento non è soltanto al brsiliano e allo svedese. Ora il Milan deve stringere i denti, pensare al Malaga, rimanere unito e ricominciare a vincere. Ma è dura.

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

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