Grand'Italia nella notte di Balotelli e Montolivo: capolavoro Prandelli
In dieci contro undici per l'intero secondo tempo, l'Italia ha dato una lezione alla Danimarca, la squadra del biscotto con la Svezia all'Europeo di otto anni fa. L'ha battuta con pieno merito e ha fatto altri tre importanti passi avanti verso Brasile 2014, staccando ulteriormente la Bulgaria fermata sul pareggio dalla Repubblica Ceca.
A San Siro, gli azzurri hanno dimostrato che cosa significhi essere una squadra vera, soffrendo quanto dovevano contro un avversario tignoso che, però, non è mai stato capace di approfittare della superiorità numerica. Demerito ancora una volta di Morten Olsen (3), l'allenatore sempre esonerato dalle squadre di club, da dodici anni inspiegabilmente alla guida della Danimarca alla cui panchina è incollato con il bostik. Quello che alla vigilia ci aveva dato dei ladri facendo finta di ignorare la premiata pasticceria nordica, modello Portogallo 2004.
Quest'Italia merita applausi scroscianti, gli stessi che il Meazza le ha tributato a fine partita. Come l'ovazione riservata a Mario Balotelli (9), finalmente protagonista di una grande partita, al pari di Riccardo Montolivo (8), trequartista in gol e migliore in campo dopo SuperMario.
Lasciato inopinatamente solo da Osvaldo (4) sedici secondi dopo l'inizio della ripresa - il romanista una volta o l'altra, la pianterà di tirare manate e gomitate - Balotelli è stato superlativo. Ha fatto reparto da solo in attacco, è tornato a dare una mano in difesa, è stato centravanti e stopper, ha preso botte e le ha ridate senza cadere nella trappola delle provocazioni danesi. Caro Mario, ti vogliamo così: adesso, per favore, non cambiare più.
In un martedì da leoni per il calcio italiano, esaltato anche dall'impresa dell'Under 21 in Svezia, grandi elogi merita Morgan De Sanctis (7,5) nonostante all'inizio Pirlo (7) e Chiellini (7) abbiano involontariamente cercato di complicargli la vita con un colpo di tacco e un retropassaggio assassini.
Il portiere del Napoli ha dimostrato che le scemenze propalate alla vigilia sull'inesistente caso Buffon hanno diritto di cittadinanza solo nei dietrologici che pensano sempre male, anzichè badare all'interesse della Nazionale. Una serie di interventi precisi e sicuri, soprattutto sui ripetuti traversoni danesi ha confermato la statura internazionale di De Sanctis che ha onorato se stesso e il Napoli con una splendida prestazione e con le parole sagge e intelligenti pronunciate in tv dopo l'incontro. E' la dimostrazione che la Nazionale prima di tutto si ama e i giocatori che ne fanno parte la amano davvero.
Marchisio (7) è stato stoico, considerato il dolore lancinante alla spalla che poi l'ha costretto a uscire; De Rossi (7,5), in gol per la seconda partita consecutiva ha fatto capire ancora a Zeman che lasciarlo in panchina contro l'Atalanta è stato un madornale errore. Abate (7), Barzagli (6,5) e Balzaretti (6,5) hanno frustrato le iniziative danesi con una concentrazione e un'applicazione all'altezza dell'impegno cui sono stati chiamati.
Prandelli (8), ha vinto un'altra battaglia.
Ha gestito i suoi uomini con equilibrio e carisma, allontanando dalla Nazionale le polemiche sterili e pretestuose, montate da chi ha poco da dire o da scrivere e, con la scusa di Juve-Napoli, ha raccontato solo baggianate. Ha vinto in Armenia e ha battuto la Danimarca a Milano; comanda con pieno merito il girone; ha responsabilizzato Balotelli a tal punto che la pazienza del ct è stata finalmente ripagata dallo stesso Mario.
Bravo, Cesare, ora la strada verso il Brasile è sgombra.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com