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    Eleonora Goldoni a CM: 'Tanti pregiudizi sul calcio femminile. Rivoglio la Nazionale, il rapporto con i social...'

    Eleonora Goldoni a CM: 'Tanti pregiudizi sul calcio femminile. Rivoglio la Nazionale, il rapporto con i social...'

    • Miriana Cardinale
    “Essere il capitano del Napoli Femminile è sempre stato un mio sogno nel cassetto, ora che l’ho raggiunto sono felice”. Eleonora Goldoni è il capitano del Napoli Femminile. Classe 1996, cresciuta vicino Ferrara, da subito appare molto gentile, disponibile, il suo tono di voce delicato e tranquillo. Una ragazza dalle giornate piene. Interista da sempre, si appassiona al calcio durante una partita tra Inter e Reggina guardando Oba Oba Martins segnare ed esultare con le capriole.

    Sabato il derby contro il Pomigliano, lei ha vissuto anche il derby di Milano però, che similitudini e che differenze trova tra il derby di Napoli e quello di Milano? 
    “Un derby è sempre sentito ma è altrettanto motivante in ottica classifica. Insieme alle mie compagne stiamo aspettando questa partita dal 15 luglio. Il primo derby campano in Serie A, molte giocatrici del Pomigliano giocavano a Napoli, è in casa loro. Io mi ricordo di aver vissuto il derby di Milano come una cosa pazzesca, forse più grande di me. Due anni fa ero diversa da quella che sono adesso ed è stata una giornata piena da vivere. Quel giorno avevo giocato titolare e ti ritrovi con una serie di emozioni nuove: lo stadio era pieno, era il mio primo derby con la maglia dell’Inter. Quello che accomuna Inter e Napoli penso sia la tifoseria molto calorosa. A Napoli quello che ti danno i tifosi è difficile da trovare altrove, vivono il calcio insieme a noi ed è molto bello, danno la spinta in più".

    Ha studiato in America, nel Tennessee, quanto pensa che questa esperienza le sia poi servita per arrivare in Serie A?
    “Tanto. Quando ho modo di consigliarla lo faccio sempre. Mi ha fatta crescere a livello morale, etico e anche sportivo. Vivi in una sorta di paradiso. A livello sportivo l’organizzazione nei college è diversa rispetto a quella italiana. In America lo sport è tanto importante quando il percorso accademico, c’è tanto seguito, supporto e tifoseria. Ci sono tante bambine che giocano a calcio. Il livello dei campionati del college è molto alto. C’erano tifosi italiani che seguivano le mie partite anche di notte. Il mio ultimo anno di college l’ho fatto tornando in Italia ogni 3/4 settimane perché ero convocata in Nazionale maggiore e ho potuto partecipare a tutta la fase di qualificazione dei Mondiali di Francia. Una volta laureata ho ricevuto diverse richieste da varie società di Serie A tra cui l’Inter e ho preso quel tipo di decisione di cuore".

    Rifarebbe la scelta di andare all’Inter? 
    “L’anno in nerazzurro è stato il più sofferto e difficile della mia vita. Proprio per questo lo rifarei. Non ho rimorsi, la sofferenza vissuta durante quella stagione mi rende ciò che sono adesso. Mi ha fatta crescere, cambiare e maturare. Soprattutto a livello psicologico ed emotivo ma ci devi mettere la volontà, l’impegno ed il lavoro. Il lavoro mentale guida il corpo e quindi il lavoro sul campo. Io ogni giorno mi prometto di dare il massimo che ho a disposizione in quella giornata. Vorrei in futuro guardarmi indietro e sapere di aver dato tutto. Arriverò dove arriverò ma voglio essere sicura di aver fatto tutto il possibile".

    Tendenzialmente noi immaginiamo i college come li vediamo nei film, ci racconta la sua vita al college e come effettivamente è stato? 
    “Erano giornate piene. Ho vissuto diversi alti e bassi. Ero lontana da famiglia, amici e abitudini. Da una parte si soffre di nostalgia. Ambientarsi non è mai facile ma si vive davvero una vita da film. È come la vedi in tv, in High School Musical per esempio. Ti svegli alle 6, colazione, palestra, poi vai a lezione. La differenza è che facevo più esami ma frequenti. Spesso le attività erano pratiche. La scuola termina tra le 13 e le 15 tornavo a casa, mangiavo ed andavo al campo. Dopo l’allenamento avevo del tempo libero e poi la mia giornata era finita. La mia fortuna è stata quella di vivere questa esperienza con delle ragazze che poi sono diventate le mie migliori amiche e dagli americani siamo state soprannominate “Italian Mafia”. Abbiamo condiviso momenti e costruito tanto, a ripensarci mi scende una lacrimuccia. Ogni tanto ci promettiamo che se potessimo scegliere torneremmo al college tutte insieme per un anno o qualche mese".

    Da quando poi è tornata è diventata un’icona del calcio femminile in Italia anche per il grande lavoro svolto sui social. Sente mai il peso di essere un esempio?
    “Io uso i social per far vedere quella che sono. Se devo pubblicare qualche storia dove faccio una figuraccia non ho problemi nel farlo. So che sono un’arma a doppio taglio e lo sono stati. Ho vissuto due anni difficili. So che possono essere interpretati male perché magari si pubblica una foto diversa, non in divisa da calcio. La gente parla e valuta, nel bene e nel male. Mi riprometto di essere me stessa e di usare i social positivamente: voglio sempre lanciare un messaggio. Per me ciò che conta è che da quello che sto vivendo io chi legge la mia storia può essere aiutato e motivato. Cerco di fare così con i miei amici, con le mie compagne e così faccio con i miei followers”.

    Chiaramente dietro ai social si celano parecchi lati negativi, le è mai capitato di ricevere insulti?
    “Certo. Penso sia brutto perché a volte le persone possono essere cattive senza che sia necessario. Io mi chiedo sempre come si possa far arrivare ad una persona un messaggio negativo, porta solo del male a chi lo invia e a chi lo riceve. Capita a tutti, ho letto spesso messaggi negativi legati alla bellezza, ai social, al fatto che io sembri un’influencer. Con l’esposizione e la visibilità in rete sembra sempre che io debba dimostrare in campo il doppio o il triplo rispetto a tante altre per arrivare ad un determinato risultato o riconoscenza perché ho più occhi addosso. Da un certo punto di vista sono negative ma a me motiva, mi rende viva il fatto di poter dimostrare a me stessa che posso fare di più, migliorare e lo voglio fare”.

    Quanto un uso corretto dei social secondo lei può aiutare la crescita del calcio femminile? 
    “Tantissimo, sono una cassa di risonanza pazzesca. Con una foto o un commento puoi raggiungere milioni di persone. Ci sono persone di ogni genere d’età che ci seguono e si rifanno alle nostre parole o conquiste. Siamo spesso degli esempi. Per noi calciatrici il lavoro sui social è importante sia per la crescita del movimento che per i messaggi che lanciamo in generale. Ci sono ancora tanti pregiudizi verso il calcio femminile ma negli anni stanno diminuendo e questo sport si sta facendo strada”.

    Visto che è un esempio per molte bimbe che sognano di essere calciatrici, cosa consiglierebbe ad una di loro che ha questo sogno? 
    “Inseguire il sogno con tutte le proprie forze. Far capire a mamma e papà che questo percorso è ciò che può renderle felici e vive. Non demordere mai di fronte alle difficoltà, agli ostacoli e soprattutto a chi non crede nelle tue potenzialità. Consiglio di continuare imperterrite a lavorare perché si può arrivare ovunque se ci si mette volontà, impegno e determinazione di voler migliorare”.

    Si occupa anche di piani alimentari personalizzati con il suo Project EG16, ci spiega come le è nata questa idea e cosa di preciso fa?
    “Una volta laureata e tornata in Italia ma soprattutto in quarantena molte persone mi chiedevano aiuto e supporto. Aiuta le persone a raggiungere un certo tipo di benessere o comunque aiuta le persone a raggiungere i propri risultati con piacere. Seguendo un piano o una dieta piacevole, mai stressante. I nostri percorsi sono ricchi di ricette particolari, salutari, sane ma buone e gustose perché secondo me è sempre importante avvicinarsi il più possibile alla persona, alle sue esigenze ed alla sua serenità anche mentale in un percorso del genere. Ho creato un team di lavoro, oltre a me che sono una nutrizionista c’è una personal trainer che si occupa di piani di allenamento personalizzati, un’altra ragazza è una grafic designer e ora ci sono le mie sorelle che si occupano di comunicazione e burocrazia. Attualmente all’attivo abbiamo circa 70 clienti”.

    Le piace anche fare molta beneficenza, ci racconta alcune delle sue iniziative?
    “La mia vita è sempre stata incentrata su chi mi sta attorno. Non ho mai voluto solo guardare me stessa. Penso me l’abbiano trasmesso molto anche i miei genitori che fin da bambini organizzavano pellegrinaggi ed incontri per poter aiutare. Da quando sono diventata più autonoma ho deciso di dedicarmi a questo, mi fa stare tanto bene. Vedere qualcuno che difficilmente sorride vederlo sereno è una bella sensazione. Da qui nascono tante iniziative come la colazione alla vigilia di Natale che abbiamo portato ai senzatetto di Bologna. Abbiamo dato appuntamento a Bologna alle 9:30 e abbiamo trovato circa cinquanta ragazzi con cibo, maglioni e coperte e siamo partiti per aiutare i senzatetto. Ho organizzato delle aste benefiche con i miei scarpini usati negli anni. Adesso ho altri progetti in atto: uno di questi legato ad un’associazione che si chiama “I nipoti di Babbo Natale”. Ci sono tanti anziani di alcune case di riposo in Italia che spesso vengono dimenticati o non ascoltati, loro fanno delle richieste e ognuno può selezionare il proprio nonno e fargli un regalo e o portarglielo o farglielo avere. Oltre a questa abbiamo iniziato i lavori per una scuola in Togo, in collaborazione con suor Paul Marie che vive a Parigi. Per racimolare questi fondi ho pensato, grazie ad altre persone, di creare una sorta di storytelling di questa mia stagione in un giornalino chiamato Il giornale di Leo che verrà pubblicato a gennaio".

    Tra l’altro da questa stagione è il capitano del Napoli Femminile, che emozione è rappresentare una squadra come il Napoli?
    “È una grande responsabilità, un grande piacere ed era un sogno che avevo nel cassetto. Per me è importante poter essere di aiuto o di supporto a chi mi circonda. Un capitano deve essere disponibile, di riferimento e deve esserci nel momento del bisogno. Cerco di non forzare nulla, essere me stessa ed onorare il più possibile questa maglia. In estate è vero mi hanno richiesta tante squadre, anche la Juventus con un interessamento molto forte. Io credo tanto nel progetto Napoli, in una salvezza tranquilla e una stagione ben fatta non li avrei mai lasciati”.

    Qualche mese fa ha preso parte al videoclip di Uno di Ermal Meta, canzone di grande significato per altro, ci racconta come è successo? 
    “Ermal è un cantante che seguo e stimo tanto. Immagina ricevere una sua chiamata in cui mi comunicava che sarebbe uscita la canzone che parlava di questa ragazza che lottava con i genitori per inseguire il proprio sogno di diventare una calciatrice. Lui che mi ha detto che ha pensato subito a me come protagonista. L’abbiamo girato tutto in una giornata, ci siamo divertiti tantissimo, abbiamo riso e giocato a calcio insieme ed è stato veramente bello”.

    In conclusione, quali sono i suoi sogni ed i suoi obiettivi per il futuro? 
    “Veramente tanti. Sono molto ambiziosa e desidero innanzitutto che il Napoli si salvi in maniera tranquilla perché ce lo meritiamo, siamo una bella squadra e possiamo raggiungerla. Vorrei continuare e fare una bella annata a livello personale, penso ogni giorno al fatto che vorrei tornare in Nazionale per andare agli Europei e non lasciarla mai più”.

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