AFP via Getty Images
Gol annullato al Porto per 3 centimetri, 6 minuti per decidere: Var e oggettività così non servono al calcio
Dalla sala VAR richiamano l'arbitro Artur Soares Dias per dirgli che stanno valutando una posizione di possibile fuorigioco di Tiquinho Soares sul tiro di Sergio Oliveria da cui scaturiscono il mischione e il gol di Marega. E bisogna aspettare che il cronometro tocchi il minuto 83 perché venga presa la decisione: gol annullato. Per un fuorigioco di quelli che bisogna proprio cercarli col lanternino. Come del resto è sancito dalla misura spaziale che mette out l'attaccante del Porto: 3 centimetri. Qualcosa di assolutamente impercettibile per l'occhio umano, come dimostra il fermo immagine (https://www.ojogo.pt/futebol/1a-liga/noticias/o-que-viu-o-var-para-anular-o-golo-do-fc-porto-frente-ao-rio-ave-11899801.html).
L'episodio ripropone con forza la polemica sull'intervento del VAR in casi di offside, ciò che all'inizio di questo 2020 è stato ipotizzato come oggetto di riflessione dell'IFAB. In quei giorni si è parlato di introdurre un minimo di elasticità, cioè che vi sia quantomeno una distanza visibile fra l'ultimo difendente e l'attaccante. Ma è chiaro che sarebbe molto difficile fissare un criterio di tolleranza. E quale che sia la soluzione raggiunta si tornerebbe comunque all'interrogativo di partenza: fino a che punto possiamo permettere che il VAR intervenga a regolare ciò che succede sul campo? Su questo punto il dibattito è aperto e è giusto che le opinioni si confrontino senza cedere alla tentazione delle contrapposizioni ideologiche. Tale dibattito deve però tenere presente quale sia il punto di partenza: rendere il più possibile oggettiva la regolazione dei casi controversi. Un proposito più che condivisibile, la cui messa in pratica ha però generato ripetute polemiche, soprattutto in materia di selezione degli episodi. Ma a questo punto merita riflettere proprio sul concetto di oggettività da applicare, che è molto più complesso di quanto s'immaginasse. Stiamo parlando dell'oggettività che riusciamo a darci fra umani o di quella che affidiamo alle macchine? Da umani non vediamo un fuorigioco di Tiquinho Soares. Dal canto suo, la macchina ci avverte che fra l'attaccante del Porto e il difendente del Rio Ave passi un'inezia sufficiente per dichiarare la posizione di offside. Davvero il calcio ha bisogno di questa oggettività da fotofinish? Personalmente, siamo per un maggiore umanesimo del calcio. Bisognerebbe scegliere a partire da ciò che riusciamo a vedere, anche con l'aiuto della tecnologia. Ma infine dobbiamo fidarci di ciò che le nostre facoltà ci permettono di percepire. Altrimenti lasciamo che le decisioni sul regolamento vengano definitivamente conferite alle macchine. Che però, ricordiamolo, sono sempre tarate e gestite da umani. E saranno sempre gli umani a fissare i criteri per l'applicazione. O a trascorrere 6 minuti per sezionare un'immagine e scovare una distanza di 3 centimetri.