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    Godiamo di Messi, siamo fortunati e non ce ne rendiamo conto

    Godiamo di Messi, siamo fortunati e non ce ne rendiamo conto

    • Federico Zanon
    Messia, papa del futbol, genio, maestro, extraterrestre. I giornali di mezzo mondo hanno esaltato la doppietta di Messi al Liverpool, che ha avvicinato il Barcellona alla finale di Champions League del prossimo 2 giugno a Madrid, che ha permesso a Leo di raggiungere quota 600 gol (seicento, in 683 partite) in maglia blaugrana, quattordici anni dopo il primo, in Liga, all'Albacete. Un'altra serata da urlo, di un calciatore fantastico, per il quale francamente è difficile trovare nuovi aggettivi. Intanto che che li cerchiamo, accontentiamoci di alcuni numeri. Che ne sottolineano, una volta in più, la grandezza: ​350 gol al Camp Nou, 112 gol in Champions League, 48 gol stagionali (non è mai sceso sotto 41), 26 gol alle squadre inglesi, 42 gol in carriera su calcio piazzato (42 con il Barcellona e 6 con l'Argentina) 8 gol su punizione in questa stagione.

    Il punto ora non è chiarire se sia o meno il migliore di tutti, il migliore di sempre. The Goat, per intenderci, non nel senso letterale di capra, ma come "Greatest of all time", che tradotto vuole dire "il più grande di tutti i tempi". Possiamo sederci e discuterne per ore, non arriveremo mai a un accordo. C'è chi vive nel culto di Messi, si considera discepolo di una nuova religione monoteista, c'è chi crede che la Pulga non sia al livello di Cristiano Ronaldo, o di grandi del passato come Pelé, Maradona o Cruyff perché "ha sempre e solo giocato in Spagna" "perché non ha vinto un Mondiale da solo", perché "non è un leader". C'è persino chi - siete autorizzati a farvi una grassa risata - è arrivato a dire "segna solo quando non conta". Concediamoglielo, non si può piacere a tutti, ma in certi casi bisognerebbe finire di metterla sempre sulla rissa. Non è sempre solo stare da una parte o dall'altra, non è  sempre guelfi contro ghibellini. Non è sempre una classifica, un podio, una medaglia d'oro, un paragone. Ogni tanto bisognerebbe fermarsi e guardare. E godere in silenzio.


    Perché Messi è una goduria per i sensi. Un brivido che attraversa il corpo, un orgasmo che ci fa gridare "Sììì, ancora". Per come tocca il pallone, per quello che riesce a inventare ancor prima di disegnare con i piedi, che hanno la sensibilità di una mano. E' un giocatore che crea dipendenza, del quale - chi ama il calcio in maniera passionale e viscerale - non può fare a meno. Messi non ha colori, non ha rivalità, non ha bandiere. E' la bellezza della vita, è l'essenza della felicità.  E quel giocatore che non smette mai di stupirci, che ci fa scrivere all'amico "hai visto cosa ha fatto?", in un delirio onirico. Come fosse la prima volta. A volte non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a vivere nella sua epoca. Grazie Leo, ti siamo grati. 
     

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