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Gli azzurri salutano Rizziconi. Prandelli: 'Non mollate mai'
«Non mollate, non mollate mai». Cesare Prandelli usa un coro da tifosi per incitare la gente di Rizziconi, prima di chiudere la domenica speciale della Nazionale sul campo di calcetto di Libera contro la 'ndrangheta. «Ha ragione don Ciotti - ha aggiunto Prandelli prima di riprendere la via di Roma - questa gente non va lasciata sola. C'è un domani, daremo continuità a questa giornata».
"Andiamo via arricchiti, siamo rimasti particolarmente colpiti dalle parole di Don Ciotti, dalla partecipazione dei ragazzi - dice il tecnico di Orzinuovi - sono convinto che abbiamo partecipato a una giornata storica. Siamo orgogliosi di aver insistito perchè la Nazionale potesse venire qui. Non è solo una sfida ma l'idea di poter iniziare qualcosa di importante non solo per questa terra ma anche per l'Italia".
«La partita contro la mafia si gioca tutti i giorni, ma in questo sforzo i cittadini di Rizziconi non devono essere lasciati soli e la presenza oggi qui di rappresentanti delle autorità civili, religiose e della società civile testimonia il forte impegno comune in questa direzione». Cosi l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata commenta l'allenamento della Nazionale di calcio in un campo realizzato su un terreno sequestrato alla 'ndrangheta. «Insieme a mille ragazzi delle scuole elementari e medie di Rizziconi e a una rappresentanza di ragazzi del quartiere Zen di Palermo - rileva l'Agenzia - erano presenti all'evento le massime autorità locali, provinciali e regionali, oltre a Don Luigi Ciotti di Libera, al commissario prefettizio Fabrizio Gallo e al viceprefetto Maria Rosaria Laganà, dirigente dei Beni confiscati dell'Agenzia, intervenuta in rappresentanza del direttore Giuseppe Caruso». L'Agenzia nazionale, ha ricordato Laganà, «cui compete in via esclusiva la gestione dei beni confiscati, continuerà a lavorare insieme alle istituzioni e alle forze sociali per restituire alla collettività i patrimoni sottratti alla criminalità organizzata». «L'occasione - conclude - è stata importante anche per commemorare, nel ricordo dei genitori, il giovane Domenico Gabriele, il ragazzo di 12 anni assassinato a Crotone nel 2009 perchè, mentre si allenava in un campo di calcio, si è trovato tragicamente davanti al vero bersaglio di un regolamento di conti tra le 'ndrine calabresi».