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    Gli 80 anni di Gianni Rivera in una canzone di Paolo Capodacqua che parla di un calcio che non c'è più

    Gli 80 anni di Gianni Rivera in una canzone di Paolo Capodacqua che parla di un calcio che non c'è più

    • Pippo Russo
    Nessuno tocchi la nostalgia. È un diritto di tutti noi, a patto che non diventi molesta. E se si parla di un personaggio come Gianni Rivera, nel giorno del suo ottantesimo compleanno (è nato il 18 agosto del 1943, a Alessandria), ecco che la nostalgia diventa un esercizio benefico per l'anima. Si celebra questo eterno ragazzo che faceva cantare il pallone, dall'alto di un talento smisurato che gli avrebbe permesso di giocare in qualsiasi epoca, e che forse per questo non si rassegna al tempo che passa. Al punto da presentare, scherzando ma non troppo, un'auto-candidatura per il ruolo da commissario tecnico della nazionale azzurra.

    Dunque la nostalgia è dovuta. E di ciò è consapevole Paolo Capodacqua, musicista di lungo corso che i tempi di Gianni Rivera calciatore li ha vissuti. Chitarrista, paroliere, autore di testi per il teatro, traduttore e interprete di Georges Brassens, collaboratore di diversi interpreti musicali della scena italiana (spicca il sodalizio col cantautore Claudio Lolli), Capodacqua ha deciso di cimentarsi con la poesia musicata del pallone. E cosa di più poetico che cantare il calcio filtrato dalla figura dell'ex Golden Boy?

    Per il giorno dell'ottantesimo compleanno di Rivera, Capodacqua ha confezionato uno splendido regalo all'ex capitano del Milan, all'uomo entrato nella leggenda per avere segnato il gol decisivo di Italia-Germania Ovest 4-3 a Messico 1970. Un brano intitolato semplicemente “Gianni Rivera”. Testo lungo e lirico, splendidamente musicato e impreziosito nella videoclip dalle straordinarie immagini di repertorio ottimamente assemblate da Enzo De Giorgi.

    Il testo parla di un calcio che non c'è più. Non solo quello dei campi professionistici, dominato dalle bandiere che adesso sono una specie estinta, ma anche quello delle strade e dei cortili. Coi bambini che calpestavano l'asfalto inseguendo i leggerissimi palloni Super Tele, le case di ringhiera e le mamme che si affacciavano dai portoni a richiamare i figlioli e strapparli a partite che avevano un inizio ma nessuna fine. Ascoltandolo, e seguendo le immagini del video, si prova la dolce sensazione di essere rapiti in un'epoca che non c'è più. Uno splendido regalo. E non soltanto per Gianni Rivera.

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