Giustizia sportiva,| Abete: 'Si riforma insieme'
Diritto alla difesa sempre garantito. E su Conte...".
Abete: "Giustizia sportiva? Si riforma insieme".
"Dopo i processi di Scommessopoli, via al cambiamento. Si possono mantenere posizioni diverse su Calciopoli, ma occorre andare avanti uniti per il bene del calcio".
Buongiorno presidente Abete, quanto è necessaria e urgente la riforma della giustizia sportiva, da più parti auspicata?
«La giustizia sportiva da sempre, come avviene peraltro per ogni assetto normativo anche statuale, si evolve e tiene conto delle nuove fattispecie e delle nuove esigenze, che emergono nel mondo dello sport. Per quanto riguarda il calcio è evidente che gli eventi collegati alle scommesse sportive e agli effetti che queste hanno determinato e stanno determinando per società e tesserati richiedono una riflessione a bocce ferme e una rivisitazione di alcune norme e di alcune prassi che nel tempo si sono consolidate».
Si può fissare, indicativamente, nella fine dei processi di Scommessopoli il momento buono per mettere mano alla giustizia sportiva?
«Certamente occorre attendere la fine dei processi per una riforma più organica, anche perché soltanto a conclusione dei processi sportivi si potrà fare una valutazione complessiva sui punti di forza e sulle criticità che si sono manifestate. Peraltro, la stessa riforma della giustizia sportiva è stata oggetto del lavoro dei saggi, insediati dal Coni un anno fa e che hanno concluso i loro lavori a gennaio, e non ha trovato ancora attuazione. Il recepimento dei nuovi principi presso le federazioni sportive nazionali è stato procrastinato al 30 giugno 2013, giusta le decisioni della Giunta del Coni dell'8 ottobre. Ciò perché, come ha evidenziato lo stesso presidente Petrucci, è opportuna una fase di riflessione alla luce delle nuove problematiche emerse con gli eventi criminosi collegati alle scommesse sportive».
Le parti ascoltate finora nel corso della nostra inchiesta, dagli esperti fino allo stesso Petrucci, hanno concordato che uno dei punti chiave deve essere la riforma della selezione dei giudici, che dovrebbero almeno parzialmente uscire dal controllo delle Federazioni ed essere selezionati fra esperti dello sport che andranno a giudicare. Qual è la posizione della Figc? Lei, sarebbe d'accordo a rinunciare parzialmente al controllo della selezione dei giudici?
«A me sembra che l'attuale meccanismo di selezione dei giudici risulti di estrema garanzia. Gli statuti del Coni e delle Federazioni, infatti, da un lato garantiscono la qualità professionale e comportamentale dei prescelti, dall'altro richiedono il requisito dell'esperienza e della conoscenza in materia sportiva per poter essere nominati negli organi di giustizia sportiva. Più della metà delle domande che sono state presentate in esito ai bandi indetti nei mesi scorsi per gli organi di giustizia sportiva della Figc non ha superato il vaglio della Commissione di Garanzia insediata presso la Federazione, composta da illustri magistrati come De Lise, Borrelli, Capotosti, Mirabelli e Squitieri. La valutazione di idoneità non è rimessa al Consiglio Federale ma è rimessa alla Commissione di Garanzia. Il Consiglio Federale su proposta del Presidente Federale nomina i giudici che risultino già dichiarati idonei dalla Commissione di Garanzia. È questo un meccanismo innovativo previsto dalla riforma del Coni varata il 2 febbraio 2012. Personalmente, come è noto, ho proposto, acquisendo il consenso unanime del Consiglio Federale, il rinnovo del mandato per i Giudici Sportivi, i vertici della Procura Federale, della Commissione Disciplinare e della Corte di Giustizia Federale. Si tratta di illustri professionisti che operavano in Federazione sulla base di una nomina effettuata nel 2007 dalla stessa Commissione di Garanzia allorché la Commissione, oltre a fare la valutazione di idoneità provvedeva direttamente alle nomine. Rimane la disponibilità ad ogni approfondimento per il futuro, attesa lassoluta trasparenza fin qui testimoniata dalla Federazione».
Un punto caro agli avvocati è il diritto alla difesa: secondo lei è stato garantito a sufficienza negli ultimi processi sportivi? Nella fattispecie: non era - per esempio - più opportuno permettere il controinterrogatorio dei pentiti nei casi più scottanti di Scommessopoli?
«Il controinterrogatorio dei pentiti e comunque il cosiddetto confronto tra accusati e pentiti sono già all'interno delle titolarità degli organi di Giustizia (Procura, Commissione Disciplinare, Corte di Giustizia); di fatto nei precedenti, poche volte gli organi di Giustizia hanno ritenuto di procedere in tale direzione, consentendo il confronto. Personalmente ritengo che sia un argomento che dovrà essere oggetto di attenta riflessione perché - a maggior ragione in un sistema ordinamentale sportivo quale il nostro - è importante dare forza ai diritti della difesa. Ma occorre ricordare che i diritti della difesa sono già garantiti dall'attuale codice di giustizia sportiva approvato dal Coni. L'applicazione delle regole del codice di giustizia è demandato agli organi competenti. Spetta al singolo organo di giustizia valutare, come peraltro avviene nel processo ordinario, se effettuare ulteriori approfondimenti e quindi ammettere ulteriori prove (interrogatori, confronti, testimonianze) richieste dalle parti. Non è possibile stabilire a priori quali prove debbano essere ammesse al processo, dovendo evidentemente una tale valutazione essere sempre rimessa all'organo di giustizia».
Una proposta sulla quale si è dibattuto è la riduzione a due dei gradi di giudizio per permettere un dibattimento più approfondito senza perdere la celerità. Cosa ne pensa?
«Sono favorevole alla riduzione a 2 dei gradi di giudizio perché ciò consentirebbe attesi i vincoli temporali esistenti nel processo sportivo fisiologicamente un maggior approfondimento. Occorre privilegiare la dimensione dell'approfondimento e del confronto senza correre il rischio che la previsione di più gradi di giudizio vincoli le tempistiche e non realizzi l'obiettivo primario che è quello di analizzare in modo organico le fattispecie oggetto di deferimento. Peraltro l'ordinamento sportivo ha addirittura un terzo grado di merito presso il Tnas non previsto nell'ambito del giudizio ordinario dove vi è il doppio grado di merito e il giudizio di legittimità in Cassazione; Cassazione che non entra più nel merito della causa ma valuta soltanto se nella fase precedente vi siano state da parte dei giudici di merito erronee applicazioni delle disposizioni processuali o della legge penale oppure se le sentenze siano palesemente illogiche e contraddittorie nelle motivazioni».
Condannare oltre ogni ragionevole dubbio: la giustizia sportiva rispetta questo pilastro dei diritti umani o può permettersi di non rispettarlo in nome della sua specificità?
«L'impianto del nostro ordinamento sportivo è in linea ed anzi è molto più garantista rispetto agli ordinamenti vigenti a livello internazionale. Non dobbiamo dimenticare che l'Italia - pur essendo una nazione calcisticamente importante - è uno dei 209 paesi associati alla Fifa e dei 53 associati alla Uefa. La responsabilità oggettiva è un caposaldo dell'ordinamento sportivo internazionale. Penso peraltro che, anche nella giurisprudenza che sta maturando per gli eventi collegati alle scommesse sportive, si stia ridisegnando di fatto un livello di valutazione della responsabilità oggettiva, in capo alle società, più equilibrato rispetto al passato. Tutto è migliorabile e può essere migliorato senza stravolgere i principi fondamentali dell'ordinamento sportivo internazionale. Si è fatta troppa confusione fra procedimenti penali e procedimenti sportivi. A livello penale non è reato non onorare i principi di probità, correttezza e lealtà; a livello sportivo il mancato rispetto dell'articolo 1 del Codice di giustizia determina deferimenti e conseguenti sanzioni».
Il clima generale del calcio italiano, nei suoi risvolti più polemici, è ancora figlio di Calciopoli : non pensa che a distanza di sei anni persistano delle incongruenze?
«Il clima generale del calcio italiano rimane eccessivamente stressato e naturalmente la ferita di Calciopoli non si rimargina né si rimarginerà in poco tempo. Occorre che mantenendo legittimamente posizioni di politica sportiva differenziate sul passato e valutazioni diverse da parte delle varie componenti del mondo del calcio sulle decisioni assunte a livello penale e a livello sportivo si abbia tutti la capacità di guardare verso il futuro per mantenere passione, competitività e sviluppo al nostro sistema calcio».
Come si può spiegare all'uomo della strada un percorso giudiziario come quello di Conte, il caso mediaticamente più eclatante: patteggiamento a 3 mesi saltato, richiesta di cinque volte tanto (15 mesi) da parte dello stesso procuratore che aveva patteggiato, condanna a 10 per due capi di imputazione, ricondanna in appello a 10 ma per un solo capo di imputazione, riduzione a 4 mesi del Tnas. Sembra una lotteria...
«Gli organi di Giustizia hanno - ognuno nel rispetto delle norme vigenti piena autonomia ma ciò che vale per gli organi di Giustizia sportiva vale per la giustizia statuale. Nel corso del procedimento che ha riguardato Antonio Conte sia la difesa sia l'accusa hanno portato nei vari gradi di giudizio elementi non noti a chi aveva assunto precedenti decisioni . Ciò è avvenuto in sede di Corte di Giustizia Federale; ciò è avvenuto in sede di Tnas. Stiamo comunque parlando - a partire dal patteggiamento non accolto di fronte alla Commissione Disciplinare per arrivare all'arbitrato del Tnas - di un peso ponderato diverso relativo ad una sanzione, inizialmente oggetto di un'ipotesi di patteggiamento e poi oggetto di un arbitrato conclusivo. È sempre opportuno che più organi di giustizia si pronuncino su tematiche così importanti che hanno riguardato e stanno riguardando decine di tesserati e decine di società».