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Giroud e Ibra, la staffetta che vale uno scudetto: quante analogie negli ultimi due finali di stagione. E occhio a Rebic
Li ha coccolati entrambi, convinto che il loro contributo in termini di leadership, esperienza e capacità di gestire i momenti caldi possa recitare un ruolo determinante nel rush finale per la corsa scudetto. Quando parla di Olivier Giroud e Zlatan Ibrahimovic, Stefano Pioli ha un inevitabile occhio di riguardo, perché i curricula dei due attaccanti parlano da sé e perché in gruppo ambizioso di vittorie come quello rossonero - ma altrettanto naturalmente acerbo vista l'età media complessiva - la presenza di qualcuno che conosca il gusto della vittoria per insegnare a tutti gli altri come assaporarlo è molto importante. E' soprattutto a loro due che il tecnico emiliano si affida per provare a conquistare il primo tricolore della sua carriera, senza dimenticare quell'Ante Rebic che, nel contesto di una stagione molto sottotono e funestata da continui problemi fisici, può essere il vero elemento destabilizzante in senso positivo.
LA STAFFETTA - L'allenatore del Milan guarda aii numeri e alla storia abbastanza recente per iniziare, a partire dalla sfida di domani sera contro l'Empoli, un filotto di vittorie che consenta di respingere il tentativo di sorpasso di un'Inter ancora virtualmente prima alla luce del recupero da disputare col Bologna e quello di ritorno del Napoli. In vista di quella che sarà verosimilmente una staffetta fortemente influenzata dalle condizioni di salute dei due giocatori, sono impressionanti le analogie di Giroud ed Ibrahimovic osservando il loro comportamento nelle ultime 10 partite di campionato (Serie A e Premier League) delle stagioni 2019/2020 e 2020/2021. Tutt'altro che incoraggiante il precedente più ravvicinato nel tempo, visto che l'anno scorso il francese è passato dallo status di prima scelta con Lampard a quello di riserva con l'avvento di Tuchel e ha finito per collezionare solo spezzoni nella porzione finale di Premier, con appena 3 gettoni da titolare e nessun gol. Per Ibra, fermato prima dalla discussa espulsione a Parma comminata da Maresca e poi dall'infortunio al ginocchio con la Juve, l'apporto alla causa per il raggiungimento del secondo posto è stato altrettanto misero, con 4 presenze e appena un assist nel suo tabellino personale.
PERCORSI ANALOGHI - Decisamente diverso a livello di resa ma ancora una volta incredibilmente paragonabile è lo score di Giroud e Ibra guardando all'annata precedente e a quel 2020 che ha vissuto del prolungamento dei campionati a livello europeo a causa dell'esplosione della pandemia da Covid-19 nel periodo febbraio-marzo. Il numero 9 rossonero era all'epoca un punto fermo della formazione allenata da Frank Lampard e concludeva la stagione a luglio con un bottino di 7 gol in 8 partite giocate dal primo minuto; Ibra fu indiscutibilmente il volto del gran finale del Milan che scelse poi di confermare Pioli in panchina e di abbandonare la suggestione Rangnick, lasciando in eredità 7 reti e 4 passaggi decisivi nelle ultime 10. Prodezze che all'epoca valsero una semplice qualificazione ai preliminari di Europa League, mentre oggi avrebbero un peso specifico completamente differente.
IL TERZO INCOMODO - In tutto questo, occhio al fattore Rebic, che negli ultimi due campionati disputati dal Diavolo è stato il calciatore che, da gennaio a maggio, ha cambiato marcia in maniera più evidente. Esterno offensivo ma anche punta centrale di movimento, il croato chiuse la sua prima stagione in maglia rossonera con 3 reti e altrettanti assist, mentre l'anno scorso ha trascinato i compagni al raggiungimento del secondo posto e al ritorno in Champions League dopo una lunga attesa con ben 6 gol nelle ultime 10. La scheggia impazzita che può far saltare il banco, il terzo incomodo pronto ad inserirsi in una staffetta che, dopo molti anni, torna ad avere il sapore dello scudetto.
LA STAFFETTA - L'allenatore del Milan guarda aii numeri e alla storia abbastanza recente per iniziare, a partire dalla sfida di domani sera contro l'Empoli, un filotto di vittorie che consenta di respingere il tentativo di sorpasso di un'Inter ancora virtualmente prima alla luce del recupero da disputare col Bologna e quello di ritorno del Napoli. In vista di quella che sarà verosimilmente una staffetta fortemente influenzata dalle condizioni di salute dei due giocatori, sono impressionanti le analogie di Giroud ed Ibrahimovic osservando il loro comportamento nelle ultime 10 partite di campionato (Serie A e Premier League) delle stagioni 2019/2020 e 2020/2021. Tutt'altro che incoraggiante il precedente più ravvicinato nel tempo, visto che l'anno scorso il francese è passato dallo status di prima scelta con Lampard a quello di riserva con l'avvento di Tuchel e ha finito per collezionare solo spezzoni nella porzione finale di Premier, con appena 3 gettoni da titolare e nessun gol. Per Ibra, fermato prima dalla discussa espulsione a Parma comminata da Maresca e poi dall'infortunio al ginocchio con la Juve, l'apporto alla causa per il raggiungimento del secondo posto è stato altrettanto misero, con 4 presenze e appena un assist nel suo tabellino personale.
PERCORSI ANALOGHI - Decisamente diverso a livello di resa ma ancora una volta incredibilmente paragonabile è lo score di Giroud e Ibra guardando all'annata precedente e a quel 2020 che ha vissuto del prolungamento dei campionati a livello europeo a causa dell'esplosione della pandemia da Covid-19 nel periodo febbraio-marzo. Il numero 9 rossonero era all'epoca un punto fermo della formazione allenata da Frank Lampard e concludeva la stagione a luglio con un bottino di 7 gol in 8 partite giocate dal primo minuto; Ibra fu indiscutibilmente il volto del gran finale del Milan che scelse poi di confermare Pioli in panchina e di abbandonare la suggestione Rangnick, lasciando in eredità 7 reti e 4 passaggi decisivi nelle ultime 10. Prodezze che all'epoca valsero una semplice qualificazione ai preliminari di Europa League, mentre oggi avrebbero un peso specifico completamente differente.
IL TERZO INCOMODO - In tutto questo, occhio al fattore Rebic, che negli ultimi due campionati disputati dal Diavolo è stato il calciatore che, da gennaio a maggio, ha cambiato marcia in maniera più evidente. Esterno offensivo ma anche punta centrale di movimento, il croato chiuse la sua prima stagione in maglia rossonera con 3 reti e altrettanti assist, mentre l'anno scorso ha trascinato i compagni al raggiungimento del secondo posto e al ritorno in Champions League dopo una lunga attesa con ben 6 gol nelle ultime 10. La scheggia impazzita che può far saltare il banco, il terzo incomodo pronto ad inserirsi in una staffetta che, dopo molti anni, torna ad avere il sapore dello scudetto.