Getty Images

Giropalla: L'Europa fa paura...soprattutto senza certi allenatori
Un occhio esperto per superare le chiacchiere da Bar sport, le polemiche superficiali e il can-can mediatico: in esclusiva, per calciomercato.com, le riflessioni tattiche di Marco Alboni, allenatore abilitato Uefa B e tecnico delle Giovanili S.S LAZIO.
Chiusa la parentesi degli ottavi di finale di Champions League il calcio italiano ne esce con le ossa rotte. Non metto in dubbio che si possa perdere con squadre di rango come Arsenal, Chelsea e Marsiglia, ma a mio modestissimo parere, e' discutibile il modo in cui abbiamo perso.
Andiamo per gradi, partiamo dal sorteggio: Arsenal, Chelsea ed O.Marsiglia. Tre squadre con un buon curriculum europeo, ma arrivate agli ottavi di finale con non pochi problemi.
Per ultima l'Inter, che pesca il Marsiglia: squadra tecnicamente modesta, con risultati deludenti in Ligue 1.
Era lecito, quindi, aspettarsi un bel triplete o quantomeno una doppietta ed invece, solo il Milan ha avuto accesso ai quarti di finale e non senza aver palesato grossi limiti di mentalita' e personalita'. La squadra di Allegri, dopo aver azzeccato la partita perfetta nell'andata di San Siro,e' riuscita a complicarsi la vita nel match di ritorno che sembrava una formalità. A Londra i rossoneri hanno mostrato un atteggiamento rinunciatario, una linea mediana schiacciata su quella difensiva e attaccanti pronti ad abbassarsi sulla linea di centrocampo, senza pressione sulla difesa londinese. Conseguenza ovvia: l'Arsenal fa la gara, Milan sottopalla e risultato quasi ribaltato alla fine del primo tempoi. Fortunatamente, qualificazione portata a casa grazie ad interventi prodigiosi di Abbiati ed una condotta di secondo tempo piu' propositiva ed attenta.
Non e' andata per niente bene all'Inter, sfortunata negli episodi finali di entrambe le gare, ma incapace di incidere in modo propositivo nelle due sfide coi francesi. Nel match di andata, a Marsiglia, ha tenuto botta per tutto l'arco del match, limitandosi ad arginare le incursioni avversarie. Come spesso accade nel calcio, l'episodio su palla inattiva, in extremis, ha permesso alla squadra di Deschamps di affrontare il match di San Siro con un gol di vantaggio. A Milano mi aspettavo un Inter ferita nell'orgoglio dall'episodio di Marsiglia e decisa a buttarsi a capofitto nel match sin dal fischio d'inizio ed invece è stata la solita Inter all'italiana, pragmatica per dirla alla Ranieri. Quando pensi troppo e temi troppo di scoprirti finisce che prendi gol proprio nel modo piu' incredibile e nell'ultimo minuto di gioco.
Non ci rimaneva altro che riporre le speranze sul Napoli, che forte dell'esempio del Milan, avrebbe dovuto affrontare la sfida di ritorno con Chelsea con il piglio della grande, magari attaccando la squadra del neo mister Di Matteo, costretto a rimodellare e motivare una squadra proveniente da una stagione che l'ha vista sempre alle corde del ring.
Speravamo, da italiani ,che la verve del Napoli potesse sposare lo slogan “la miglior difesa e' l'attacco” ed invece anche in questo caso il pallino del gioco è finito in mano alla squadra inglese. Il Napoli si' è reso pericoloso con le sue micidiali ripartenze, ma ha dato sempre l'impressione di badare, prima di tutto, a non prenderle. Una gara bella ed avvincente, una girandola di emozioni che ha visto la squadra di Di Matteo prendere coraggio e ribaltare dopo 60 minuti il risultato dell'andata. Il gol di Inler riapre al Napoli le porte dell'Europa, sembrava passato l'incubo ed invece “la paura di averla spuntata” si e' riaffacciata: il Chelsea torna a fare la partita ed il Napoli rincula a difendere, anche con il generoso Cavani. La squadra azzurra difende torppo bassa e sotto presisone prende il terzo gol. Ai tempi supplementari il Napoli sembra non averne piu', forse consapevole del fatto di aver sperperato il patrimonio accumulato all'andata. Il gol di Ivanovic, un difensore, sancisce la debacle azzurra. Fischio finale, grosso rammarico per cio' che di bello e' stato ma che ancor piu' bello poteva essere. Un bel sogno quello del Napoli spentosi non senza qualche rammarico.
E' emerso, ancora una volta, “il timore delle italiane” nel confrontarsi con le big d'Europa. L'ossessione del risultato e il timore di avercela fatta hanno impedito alle italiane di condurre le gare con atteggiamento vincente e propositivo fino alla fine. La riflessione sorge spontanea sui tecnici (Mazzarri, Allegri e Ranieri), che fino a poco tempo fa erano protagonisti in squadre di seconda fascia del nostro campionato; poco esperti in campo internazionale, ma soprattutto poco abituati ad imporre sempre e comunque il proprio gioco. Tecnici saliti alla ribalta dopo la fuga dall'italia dei piu' blasonati Lippi, Capello, Ancelotti e Spalletti. Il rimpianto piu' grosso e' forse proprio che questi ultimi si sono portati in valigia anche un bel po' di competenza tattica, personalita' e spregiudicatezza tipica italiana. Doti che sono mancate alle nostre compagini nella sfortunata e scriteriata avventura europea 2011/2012