POOL/AFP via Getty Images
Gioco, gol e sano eroismo: l'Italia stronca il Belgio, ma la perdita di Spinazzola è un vero dramma
Avanti ancora, adesso sì. L’Italia batte il Belgio (2-1) e vola in semifinale a Wembley dove il 6 luglio affronterà la Spagna che ha eliminato la Svizzera solo ai calci di rigore. Mancini ha vinto perché la sua nazionale poggia su una grande difesa (Donnarumma è il più grande portiere del mondo, Chiellini è il marcatore più spietato d’Italia), un centrocampista centrale di qualità immense (Jorginho), due esterni d’attacco vivi e versatili (Insigne e Chiesa). E poi c’è un esterno di difesa (Leonardo Spinazzola) che solo un brutto infortunio (rottura del tendine d’Achille?) ha tolto di mezzo da un torneo che stava disputando alla grande.
Cosa significa alla grande? Significa che dalla prima partita fino al disgraziatissimo 81’ minuto di ieri sera, la fascia sinistra è stata solcata dalle volate di Spinazzola e il gioco, quando stentava a svilupparsi in mezzo, ha trovato movimento e dinamismo lungo la sua corsia. Da lì abbiamo costruito molto e penso già a quanto Spinazzola mancherà agli azzurri nella prossima partita, quella che potrebbe regalarci la finale. Brutto affare in una serata di festa. Non solo perché si è vinto, ma per come il risultato è arrivato e per l’ardore con cui l’abbiamo difeso nell’ultimo quarto d’ora quando la stanchezza ha preso il sopravvento e, tatticamente parlando, ci siamo abbassati troppo, quasi schiacciati addosso a Donnarumma e aggrappati a Chiellini padrone di ogni pallone volasse o vagasse in area.
Ci è voluto, insomma, un po’ di sano eroismo, un po’ di Italia resistente e resiliente, la solita sofferenza che ci fa sentire tutti più uniti e anche più fieri. Lo possiamo essere perché questa squadra gioca a calcio, sa difendere e comandare, ha fretta di crescere e prende la vita con avidi morsi. Il Belgio era primo nel ranking Fifa (non lo sarà più al termine dell’Europeo), ma non è stato all’altezza dei timori e delle aspettative. Ha aspettato l’Italia dieci metri fuori dell’area, è ripartito rapido con De Bruyne, ha cercato di togliere Lukaku dalla sua solitudine, ha strappato forte con le accelerate di Doku. Ecco, se c’è stato un uomo che non abbiamo saputo contenere è stato proprio lui. E non solo perché ha riaperto la partita procurandosi un rigore nel tempo di recupero prima dell’intervallo (trasformazione di Lukaku), ma anche perché Di Lorenzo, lasciato troppo solo nell’uno contro uno, è stato quasi sempre saltato sia in dribbling, sia in velocità. Per fortuna, nel tiro, Doku non è esattamente formidabile come lo è nella corsa con la palla al piede.
L’Italia ha cominciato un po’ contratta e, se non ha subìto il gioco del Belgio, è perché la nazionale di Martinez è stata timida. Si è svegliata, quasi di soprassalto, dopo il gol annullato a Bonucci (13’, fuorigioco suo, di Di Lorenzo e di Chiellini) e il rischio corso le ha fatto prendere campo. Prima ha concluso De Bruyne (straordinaria deviazione di Donnarumma) e poi Lukaku ha chiamato ancora il portiere azzurro a difendere con bravura il secondo palo. Da qui (25’) in avanti, solo Italia. Prima due volte con Chiesa, poi con un tiro a giro di Insigne alto. Al 32’ il vantaggio degli azzurri. Vertonghen tocca il piede di Immobile che cade. Sarebbe rigore (con il Var) se sulla palla al limite dell’area non piombasse Verratti in recupero alto, assist a Barella che, scardinata una tripla marcatura con un guizzo, mette dentro.
Ancora Italia. Errore clamoroso di Immobile su assist di Spinazzola (39’), tiro di Chiesa da fuori area (41’) a lato di un niente, gol di Insigne (43’) con tiro a giro dal limite. Sembra fatta, almeno per andare al riposo con il doppio vantaggio, invece Di Lorenzo si fa superare da una sgommata di Doku e lo spinge platealmente. Rigore giusto (47’) che Lukaku segna tirando centralmente.
Prima di farsi male, Spinazzola diventa il protagonista della partita. In principio salva su Lukaku (assist di De Bruyne) a colpo sicuro da mezzo metro, poi apre e chiude una combinazione con Insigne (palla fuori di un niente). Il Belgio cresce e dopo averci spaventato ancora con Doku (Donnarumma in due tempi) inserisce Mertens per Tielemans e Chadli per Meunier. Subito pericolo, forse il più grosso dopo il salvataggio di Spinazzola, con Chadli che mette in mezzo e Lukaku, con la porta spalancata, non ci arriva. Si fa male Chadli, dentro Praet. Intanto Mancini sostituisce Verratti con Cristante e Immobile (male) con Belotti.
Arretriamo. Sia perché il Belgio si schiera con un 4-2-3-1, sia perché l’infortunio a Spinazzola è un trauma per l’interessato e per la squadra. Emerson Palmieri non ha né lo stesso passo, né la stessa classe. Fuori anche Insigne per Berardi e fascia sinistra completamente ridisegnata con Emerson basso e Chiesa alto. Ne prendiamo poche, non ne teniamo nessuna. Allora fuori anche Chiesa (90’) e dentro Toloi per respingere di testa. Non succede nulla se non un recupero gigante, ma giustificato. L’Italia va a Wembley, Spinazzola a casa. E’ questo il rimpianto, questo il vero dramma.
Cosa significa alla grande? Significa che dalla prima partita fino al disgraziatissimo 81’ minuto di ieri sera, la fascia sinistra è stata solcata dalle volate di Spinazzola e il gioco, quando stentava a svilupparsi in mezzo, ha trovato movimento e dinamismo lungo la sua corsia. Da lì abbiamo costruito molto e penso già a quanto Spinazzola mancherà agli azzurri nella prossima partita, quella che potrebbe regalarci la finale. Brutto affare in una serata di festa. Non solo perché si è vinto, ma per come il risultato è arrivato e per l’ardore con cui l’abbiamo difeso nell’ultimo quarto d’ora quando la stanchezza ha preso il sopravvento e, tatticamente parlando, ci siamo abbassati troppo, quasi schiacciati addosso a Donnarumma e aggrappati a Chiellini padrone di ogni pallone volasse o vagasse in area.
Ci è voluto, insomma, un po’ di sano eroismo, un po’ di Italia resistente e resiliente, la solita sofferenza che ci fa sentire tutti più uniti e anche più fieri. Lo possiamo essere perché questa squadra gioca a calcio, sa difendere e comandare, ha fretta di crescere e prende la vita con avidi morsi. Il Belgio era primo nel ranking Fifa (non lo sarà più al termine dell’Europeo), ma non è stato all’altezza dei timori e delle aspettative. Ha aspettato l’Italia dieci metri fuori dell’area, è ripartito rapido con De Bruyne, ha cercato di togliere Lukaku dalla sua solitudine, ha strappato forte con le accelerate di Doku. Ecco, se c’è stato un uomo che non abbiamo saputo contenere è stato proprio lui. E non solo perché ha riaperto la partita procurandosi un rigore nel tempo di recupero prima dell’intervallo (trasformazione di Lukaku), ma anche perché Di Lorenzo, lasciato troppo solo nell’uno contro uno, è stato quasi sempre saltato sia in dribbling, sia in velocità. Per fortuna, nel tiro, Doku non è esattamente formidabile come lo è nella corsa con la palla al piede.
L’Italia ha cominciato un po’ contratta e, se non ha subìto il gioco del Belgio, è perché la nazionale di Martinez è stata timida. Si è svegliata, quasi di soprassalto, dopo il gol annullato a Bonucci (13’, fuorigioco suo, di Di Lorenzo e di Chiellini) e il rischio corso le ha fatto prendere campo. Prima ha concluso De Bruyne (straordinaria deviazione di Donnarumma) e poi Lukaku ha chiamato ancora il portiere azzurro a difendere con bravura il secondo palo. Da qui (25’) in avanti, solo Italia. Prima due volte con Chiesa, poi con un tiro a giro di Insigne alto. Al 32’ il vantaggio degli azzurri. Vertonghen tocca il piede di Immobile che cade. Sarebbe rigore (con il Var) se sulla palla al limite dell’area non piombasse Verratti in recupero alto, assist a Barella che, scardinata una tripla marcatura con un guizzo, mette dentro.
Ancora Italia. Errore clamoroso di Immobile su assist di Spinazzola (39’), tiro di Chiesa da fuori area (41’) a lato di un niente, gol di Insigne (43’) con tiro a giro dal limite. Sembra fatta, almeno per andare al riposo con il doppio vantaggio, invece Di Lorenzo si fa superare da una sgommata di Doku e lo spinge platealmente. Rigore giusto (47’) che Lukaku segna tirando centralmente.
Prima di farsi male, Spinazzola diventa il protagonista della partita. In principio salva su Lukaku (assist di De Bruyne) a colpo sicuro da mezzo metro, poi apre e chiude una combinazione con Insigne (palla fuori di un niente). Il Belgio cresce e dopo averci spaventato ancora con Doku (Donnarumma in due tempi) inserisce Mertens per Tielemans e Chadli per Meunier. Subito pericolo, forse il più grosso dopo il salvataggio di Spinazzola, con Chadli che mette in mezzo e Lukaku, con la porta spalancata, non ci arriva. Si fa male Chadli, dentro Praet. Intanto Mancini sostituisce Verratti con Cristante e Immobile (male) con Belotti.
Arretriamo. Sia perché il Belgio si schiera con un 4-2-3-1, sia perché l’infortunio a Spinazzola è un trauma per l’interessato e per la squadra. Emerson Palmieri non ha né lo stesso passo, né la stessa classe. Fuori anche Insigne per Berardi e fascia sinistra completamente ridisegnata con Emerson basso e Chiesa alto. Ne prendiamo poche, non ne teniamo nessuna. Allora fuori anche Chiesa (90’) e dentro Toloi per respingere di testa. Non succede nulla se non un recupero gigante, ma giustificato. L’Italia va a Wembley, Spinazzola a casa. E’ questo il rimpianto, questo il vero dramma.
:(actionzone)
IL TABELLINO
Belgio-Italia 1-2 (primo tempo 1-2)
Marcatori: 31' Barella (I), 44' Insigne (I), 45+2' rigore Lukaku (B).
Belgio (3-4-2-1): Courtois; Alderweireld, Vermaelen, Vertonghen; Meunier (69' Chadli - 74' Praet), Witsel, Tielemans (69' Mertens), T. Hazard; De Bruyne, Doku; Lukaku. Ct. Martinez.
Italia (4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Spinazzola (79' Emerson); Barella, Jorginho, Verratti (74' Cristante); Chiesa (90+1' Toloi), Immobile (74' Belotti), Insigne (79' Berardi). Ct. Mancini.
Arbitro: S. Vincic (Slovenia).
Ammoniti: 20' Verratti (I), 21' Tielemans (B), 90' Berardi (I).