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  • Gino Pozzo|: 'Scudetto, la Juve c'è'

    Gino Pozzo|: 'Scudetto, la Juve c'è'

    Gino Pozzo, domani la sua Udinese dovrà fronteggiare Pepe, Quagliarella e Iaquin­ta. Non c’è il rischio di confondersi? «Il problema è un altro, trova­re le giuste contromisure. Co­munque abbiamo mantenuto un ottimo rapporto con tutti e tre e siamo orgogliosi, quasi emozionati per averli aiutati ad arrivare in un club come la Juventus». Poteva esserci anche Di Na­tale. Com’è andata davvero quella storia? «Il forte interessamento della Juve c’è stato e quando si muove una società così sei co­stretto a prendere in esame la cessione. Ma quando il gioca­tore ha manifestato l’intenzio­ne di rimanere a Udine, sia­mo stati ben contenti di tener­lo».

    Non la stupisce che l’inte­ressamento di una grande per il vostro attaccante sia maturato così tardi. A 33 an­ni Di Natale ha detto no, for­se tre anni prima... «E’ vero quanto lei dice, ma non si può omettere che Di Natale, per motivi a me sco­nosciuti, ha avuto una matu­razione tardiva. A Empoli aveva già raggiunto il giro della Nazionale, poi ha avuto un calo e negli ultimi anni, grazie anche all’ambiente di Udine, Totò si è attestato su li­velli di rendimento altissimi. Poi va fatta una considerazio­ne sulla Juve...». La faccia pure. «Un club come quello bianco­nero non può permettersi di aspettare un giocatore, prova a prenderlo quand’è il canno­niere del campionato. Sono le regole del gioco, ognuno ha il suo ruolo e lo dice uno che ha venduto più di un capocanno­niere. Bierhoff, Amoroso...». A Torino c’è chi storce il na­so al riguardo di Pepe. «Per costruire una grande squadra servono i fuoriclasse e pure i gregari. Pepe è un gregario di lusso e quella è materia rara. Guardi la diffe­renza di rendimento di Messi quando gioca nel Barcellona e nell’Argentina». Dipende da chi gli si muove attorno? «Esatto, dai compagni dispo­sti a sacrificarsi per fargli esprimere tutte le proprie do­ti. Nel Barcellona in questi anni non ci sono stati solo Xa­vi e Iniesta, ma pure faticato­ri come Yaya Touré». Torniamo a Pepe «E’ un ragazzo di tempera­mento che unisce a una tecni­ca più che valida, una rara predisposizione al lavoro».

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