
Gimenez: "Milan incredibile, ripagherò la fiducia con gol e titoli. Quarto posto possibile, ansia per il derby con l'Inter"
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ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: "Tutto a posto, sto bene. Domenica a Napoli ci sarò. Maradona non è solo degli argentini, è un patrimonio mondiale. Sarà un'emozione pazzesca giocare nello stadio che ha il suo nome. L'Argentina è fortissima. Quando ci torno, sono sincero, nessuno mi riconosce. Per ora. Spero che fra un po' mi riconosceranno. La Nations League di Concacaf vinta col Messico? Vincere aiuta a vincere. Ora però un titolo lo voglio col Milan. Sono qui per questo".
"Sono stati 50 giorni molto intensi. Soprattutto fuori dal campo. Mi sono adattato a una nuova città, un nuovo ambiente. Adesso voglio fare ciò per cui sono arrivato. I gol arriveranno. Ne sono sicuro. L'importante però è vincere, come è successo nelle ultime due partite. Se segna Rafa (Leao, ndr) o Christian (Pulisic, ndr) o un altro compagno, è uguale. Con Conceiçao stiamo lavorando duro. Non siamo contenti della classifica. Ma non è ancora finita. Noi ci crediamo".
"I cambiamenti sono sempre un po' complicati. Non sono ancora al mio livello. Ma sto crescendo, sto imparando a conoscere gli avversari, le squadre. Qui c’è grande pressione. Ed è bellissimo. So di potercela fare. Anche grazie alla mano di Dios. Quando avevo 17 anni mi hanno diagnosticato una trombosi al braccio. Ho subito tre operazioni, sono stato fermo sei mesi. A un certo punto i medici mi hanno detto chiaramente che se l'ultimo esame non fosse andato bene avrei dovuto smettere col calcio. È stato lì che ho incontrato Dio nella mia vita. Ho pregato perché non facesse finire il mio sogno di diventare calciatore. Tutto è andato bene. Cosa significa "Soldado de Cristo"? C'è un passaggio nella Bibbia che parla dell'armatura di Dio. Lo scudo della fede, l'elmo della salvezza, la spada dello Spirito che è la Parola di Dio. È un passaggio che amo. Sono qui per compiere il suo proposito. Prima di tutto come uomo, poi come calciatore. È la mia missione. Essere un esempio, dimostrare con la mia storia che, con Dio accanto, tutto è possibile".
"I tifosi si aspettano molto da me? È un onore. San Siro è indescrivibile, per chi non ci è mai stato. So che si aspettano molto da me, perché sono giustamente esigenti, per i grandi attaccanti del passato. Ibra, Kakà, Ronaldinho. Io al Feyenoord ho segnato tanti gol. È il momento di iniziare a segnarli anche col Milan. Quarto posto possibile? Sì. Ma non dobbiamo guardare la classifica. Pensiamo solo a vincere partita per partita. Come la Coppa Italia. Non vedo l'ora di giocare il derby, sono ansioso".
"Io e mia moglie ci siamo sposati un anno fa. Anche lei ama Milano. Da bambina era attrice in serie tv per ragazzi, su Disney Channel. Ora è passata dall'altra parte della telecamera. Vuole diventare regista. Studia, guarda film, produce cortometraggi. Ha tanto talento. Adesso abbiamo deciso di iniziare ad andare al cinema: così impareremo più rapidamente l'italiano. Ci siamo conosciuti con un videogame: Call of Duty. Ci scrivevamo in chat, ma non ci eravamo mai visti. Allora un bel giorno ho tirato fuori il coraggio e le ho detto: dai, vediamoci. Mi manda la posizione: abitava a cinque case da me. Siamo usciti da casa tutti e due con lo skate, una passione comune. E da lì è iniziato tutto. Una locura, una follia".
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Che bello il tuo attaccamento alla fede. Non leggo mai una tua intervista senza notarlo in quanto...