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    Gianfelice Facchetti: 'I capitani oggi? Più banderuole che bandiere, come Icardi'

    Gianfelice Facchetti: 'I capitani oggi? Più banderuole che bandiere, come Icardi'

    L'Inter si appresta a vincere il suo ventesimo scudetto, un traguardo quello della seconda stella a cui non ha contribuito sul campo Giacinto Facchetti che ha vinto nel 1965 il decimo e ultimo suo tricolore per i nerazzurri. Ma certamente l'ex capitano sarebbe felice di vedere dove sono arrivati i suoi successori, così come lo è suo figlio Gianfelice. Attore e scrittore, l'ultima sua fatica letteraria si intitola "Capitani", un libro in cui ripercorre i grandi capitani del passato ed evidenzia la mancanza di figure di tale spessore nel calcio di oggi. 

    CAPITANI - Da Gigi Riva, che "non fu mai capitano: la sua leadership era così evidente che non aveva bisogno della fascia" ai capitani meno noti. "Uno a cui sono legato? Bruno Bolchi, perché senza di lui, forse, non sarei nato. È stato il primo capitano di papà all'Inter. E gli prestò la macchina per raggiungere una balera nel lodigiano, dove Giacinto aveva appuntamento con Giovanna, la ragazza che sarebbe diventata mia madre. Il bello è che lì i miei litigarono e papà, gelosissimo, tornando a Milano andò a finire in un fosso. Bolchi, la sua auto, non la rivide più", racconta Gianfelice a Oggi.

    GLI ESEMPI - "Scirea. Di questa vicinanza tra mio padre e Scirea si accorse anche Gaetano Curreri, il cantante degli Stadio, che in piena Calciopoli, quando la rivalità tra Inter e Juve era degenerata in odio, compose la canzone Gaetano e Giacinto. Erano i figli prediletti di Enzo Bearzot. Mi disse che non riusciva ad andare a trovarli al cimitero. Per parlare con loro, saliva in montagna: a un passo dal cielo li sentiva vicini". 

    E OGGI? - "Oggi le bandiere sono diventate banderuole. Un esempio è Icardi. Dalla rappresentanza si passa alla rappresentazione: lui viene scelto non per il carisma, ma per una questione di marketing. Se bandiere come Zanetti torneranno a sventolare? Spero di sì. Con meno soldi, devi far funzionare di più la testa. Mi è piaciuto Thiago Motta, il tecnico del Bologna. Prima di scegliere il capitano, ha fatto circolare la fascia tra diversi giocatori: è un modo di far capire che non è solo un pezzo di cotone".

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