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Gianfelice Facchetti: 'I capitani oggi? Più banderuole che bandiere, come Icardi'
CAPITANI - Da Gigi Riva, che "non fu mai capitano: la sua leadership era così evidente che non aveva bisogno della fascia" ai capitani meno noti. "Uno a cui sono legato? Bruno Bolchi, perché senza di lui, forse, non sarei nato. È stato il primo capitano di papà all'Inter. E gli prestò la macchina per raggiungere una balera nel lodigiano, dove Giacinto aveva appuntamento con Giovanna, la ragazza che sarebbe diventata mia madre. Il bello è che lì i miei litigarono e papà, gelosissimo, tornando a Milano andò a finire in un fosso. Bolchi, la sua auto, non la rivide più", racconta Gianfelice a Oggi.
GLI ESEMPI - "Scirea. Di questa vicinanza tra mio padre e Scirea si accorse anche Gaetano Curreri, il cantante degli Stadio, che in piena Calciopoli, quando la rivalità tra Inter e Juve era degenerata in odio, compose la canzone Gaetano e Giacinto. Erano i figli prediletti di Enzo Bearzot. Mi disse che non riusciva ad andare a trovarli al cimitero. Per parlare con loro, saliva in montagna: a un passo dal cielo li sentiva vicini".
E OGGI? - "Oggi le bandiere sono diventate banderuole. Un esempio è Icardi. Dalla rappresentanza si passa alla rappresentazione: lui viene scelto non per il carisma, ma per una questione di marketing. Se bandiere come Zanetti torneranno a sventolare? Spero di sì. Con meno soldi, devi far funzionare di più la testa. Mi è piaciuto Thiago Motta, il tecnico del Bologna. Prima di scegliere il capitano, ha fatto circolare la fascia tra diversi giocatori: è un modo di far capire che non è solo un pezzo di cotone".