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Giampaolo: 'Ho scelto la Sampdoria. Pronto a restare. Quagliarella e Zapata...'
"Se domani arriva un arabo oppure un magnate o ancora un fondo, è capace di azzerare tutto" prosegue. "Io sono per la chiarezza, sapere se ora possiamo bere solo acqua berremo solo acqua, domani magari si potrà bere lo champagne, ma almeno lo sappiamo. Sono tornato perché conoscevo parte dei giocatori, l'ambiente e conoscevo lo staff e come lavora, ho avuto altre occasioni ma ho scelto la Samp. Il momento più difficile? Dopo la partita con la Salernitana. Quando sono arrivato quattro mesi fa c'era da rivitalizzare i giocatori offensivi. Caputo aveva perso completamente l'autostima. Fabio (Quagliarella ndr) sembrava a fine carriere. L'unico che dava garanzie era Gabbiadini ma si è fatto male. Era importante ridare autostima a Fabio e Caputo perché ero convinto che salvezza passasse dal recupero dei due attaccanti".
Quale è stato il complimento più bello per Giampaolo? "Il più bello che ho ricevuto è che rappresento la 'sampdorianità'. La Samp storicamente ha sempre espresso un calcio estetico, si distingueva per la bellezza, come la maglietta. Ho sempre percepito il club come l'ideale per poter lavorare in una certa direzione e con una tifoseria appassionata. Ecco, la grande risorsa della Samp sono i suoi tifosi. Non ricordo una partita dove i tifosi ci hanno fischiato".
Il rapporto con il presidente Lanna è ottimo: "La fortuna è stata che nessuno si è mai confrontato con me tecnicamente. Ho avuto la fortuna di trovare un ambiente dove non si sta a giudicare tecnicamente (l'allenatore ndr). Lanna è stato un grande giocatore che ha vinto trofei e a volte questo può essere più utile per i calciatori. Quagliarella? Ci ho parlato, l'ho visto con una gamba come non lo avevo mai visto nemmeno nella prima mia esperienza. Fabio è ancora una risorsa per la Samp".
Giampaolo ha risposto anche ad una domanda sullo scarso impiego di Suprjaha, ed è tornato sulla cessione di Zapata, da qualcuno attribuita ad una volontà del tecnico: "Suprjaha è arrivato a Genova con delle difficoltà. La necessità di imparare le lingua, gli usi e i costumi. Ed era anche un po' sovrappeso. E' andato in albergo e ha fatto vita sedentaria, gli abbiamo messo a disposizione un preparatore. Lui è ucraino, è uno che se fosse rimasto nel suo Paese magari avrebbe imbracciato un fucile. Ultimamente l'ho visto migliorato ma non ancora da essere a livello con gli altri attaccanti" spiega Giampaolo. "Questione Zapata, eravamo a Ponte di Legno, mi si avvicina Carlo (Osti ndr) e mi dice che abbiamo una richiesta per Zapata. Ho capito che lo dovevamo dare via, li ho pensato a Defrel. Non era una questione di chi lo voleva mandare via ma c'erano dei soldi da incassare" racconta il mister blucerchiato".