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    Giampaolo: 'Alla Samp sto bene, Andersen rivelazione. Allenare altri 10 anni? Vi dico che...'

    Giampaolo: 'Alla Samp sto bene, Andersen rivelazione. Allenare altri 10 anni? Vi dico che...'

    • Lorenzo Montaldo
    Se la Sampdoria vola in campionato, lo deve anche e soprattutto al suo allenatore. Marco Giampaolo da ormai tre stagioni è il valore aggiunto del club blucerchiato, anche perchè il mister doriano ha saputo connotare la squadra con la sua filosofia, valorizzando tanti giocatori importanti. L'avvio in Serie A di questa stagione però è stato da incorniciare: "Se siamo andati oltre le aspettative? Non lo so. Di solito, ogni estate riparto da una base di giocatori che conosco e sanno quello che voglio, poi ce ne sono altri da integrare. Previsioni non ne faccio" ha dichiarato proprio Giampaolo a Il Centro. "I nuovi portano linfa e motivazioni. Chiaramente, c’è da lavorare. Il mio obiettivo è quello di assemblare e dare una fisionomia di gioco alla squadra. Ma non so fare previsioni. Più in generale posso dire che chi ha maggiore disponibilità di spesa ha più possibilità di fare bene; fortunatamente, non è un’equazione esatta. Di mezzo ci sono delle variabili e, soprattutto, l’abilità degli interpreti. Per quanto mi riguarda, ribadisco l’importanza della presenza dei cosiddetti vecchi che aiutano i nuovi a inserirsi".

    Giampaolo ha un'idea ben precisa di quale può essere l'obiettivo realistico della Sampdoria: "A mio avviso, sei squadre sono fuori portata, quattro in Champions e due in Europa League. Resta il settimo posto che dà l’accesso ai preliminari di Europa League. Ci sono tante squadre che ambiscono a questo piazzamento, dal Torino alla Fiorentina e nel gruppo c’è anche la Sampdoria. E lo stesso Sassuolo. Poi, chiaramente, si gioca e questo è un campionato più equilibrato del solito, non ci sono partite semplici. Pochi dettagli fanno la differenza. Il mio obiettivo è quello di migliorarsi individualmente e come squadra. Ma, appunto perché la serie A è equilibrata, è impossibile fare previsioni".
     
    A Genova l'allenatore ha trovato una collocazione ideale dopo tanto viaggiare su e giù per l'Italia: "C’è tutto per fare bene. Il clima è buono, il mare c’è, il pesce è buono (ride, ndr) e la tifoseria è un valore aggiunto. Sto bene, mi trovo a mio agio. Allenare altri dieci anni? Forse sono troppi, forse smetterò prima". Il suo legame con la città è ancora più solido dopo la tragedia di ponte Morandi: "L’ho detto e lo ripeto: Genova non va compatita, ma visitata, perché è una bella città. Oggi per aiutare questo popolo e lenire il dolore della strage va fatta una sola cosa: ricostruire il ponte. Il prima possibile". 

    Futuro sulla panchina di una Nazionale? Giampaolo dribbla così la domanda: "Mi piace allenare la Sampdoria. L’Italia? Da quando c’è Mancini si sta portando avanti un’altra filosofia, si è aperto un nuovo ciclo. La Nazionale ha bisogno di talento che va scovato, bisogna creare le condizioni affinché emerga. Dopodiché, tanto per essere più chiari, va fatto un ragionamento: la Juve è prima e dà tre giocatori all’Italia; il Napoli è secondo in classifica e ne dà uno, l’Inter lo stesso. Tradizionalmente, le grandi Nazionali si formano attingendo a un blocco. Che oggi non c’è. Ci vogliono calciatori forti, sono loro che fanno la differenza in campo. Inutile prendersela con il ct di turno".

    Giampaolo si concede anche un'analisi più generale sulla Serie A: "La sorpresa del campionato? Non una squadra, ma un’inversione di tendenza. Mi piace sottolineare il fatto come un tempo le squadre di metà classifica si chiudevano dietro e giocavano in contropiede. Oggi non è più così, provano a giocare a calcio. E questo rappresenta un aspetto migliorativo dello spettacolo. Vedi Sassuolo e Empoli che se la giocano a viso aperto, senza paura". Per quanto riguarda il giocatore-rivelazione, invece, Giampaolo si sbilancia e fa il nome di un calciatore finito sul taccuino di tante società, specialmente in Italia con Inter e Juve davanti a tutte: "Spero sia un mio giocatore - ha concluso il mister - e dico Andersen".

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