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    Gervinho, ti dobbiamo chiedere scusa

    Gervinho, ti dobbiamo chiedere scusa

    • Federico Zanon
    Perdono. E' quello che chiediamo a Gervais Yao Kouassi, meglio noto come Gervinho. Perdono perchè abbiamo dubitato di lui, perchè non gli abbiamo dato fiducia. O peggio, l'abbiamo etichettato colpevolmente, con troppa fretta, come pacco, costosamente recapitato da Londra a Roma in una notte di mezz'estate. Parlare o fare i sapientoni adesso sarebbe troppo facile. In pochi, o forse è  meglio dire quasi nessuno, l'estate scorsa avrebbe mai immaginato che l'ivoriano dalla capigliatura bizzarra sarebbe diventato il migliore attaccante esterno della serie A, dopo solo sei mesi. 5 gol in 17 partite di campionato, 8 in 20 match se si considera anche la Coppa Italia, numeri che stanno facendo impazzire la metà giallorossa della Capitale e ricredere i suoi detrattori. Abbiamo dubitato di Gervinho, non senza ragioni. Gli ultimi due anni con le maglie di Arsenal e Costa d'Avorio sono stati da dimenticare, ha fallito tutti gli obiettivi, personali e di squadra. Non ha vinto titoli con i Gunners e ha perso una finale di Coppa d'Africa, nel 2012 con lo Zambia, nonstante il ruolo di favorito. Il suo addio è stato visto come una liberazione dai tifosi dell'Arsenal, i suoi errori sottoporta hanno fatto il giro del web, ma tutto ciò non giustifica un giudizio troppo affrettato  Ci siamo fermati al guscio, senza scoprire cosa ci fosse sotto. Non gli abbiamo dato tempo, non ci siamo fidati di Garcia, che l'ha chiesto e ottenuto, non senza fatiche, da Sabatini. Il tecnico francese lo conosceva bene per averlo allenato a Le Mans e Lille, ha speso 8 milioni, si è messo contro tutti ma alla fine ha vinto, ha avuto ragione lui, ci ha visto lungo. Gervinho è stato un grande colpo ed è il valore aggiunto di una Roma che non smette di stupire.
     

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