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Quando il calcio ci commuove: la storia di Gerrard e di Jon-Paul, morto a 10 anni
25 ANNI FA LA TRAGEDIA DI HILLSBOROUGH - Episodio che cambiò per sempre l'Inghilterra e il suo movimento calcistico: semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, tre del pomeriggio, dietro la porta del Liverpool centinaia di tifosi combattevano per la vita. Novantasei non ce la fecero, ben duecento rimasero feriti, schiacciati contro le recinzioni d’acciaio che separavano il campo dalle tribune.
Dopo ventitre anni di dubbi e insabbiamenti, l'inchiesta del settembre 2012 Hillsborough Indipendent Panel fece luce sulla questione, sconfessando la sentenza del 1991, scagionando i tifosi e rilevando le responsabilità della polizia in quell'occasione.
FRA LE VITTIME, JO-PAUL, CUGINO DI GERRARD, AVEVA DIECI ANNI - Steven Gerrard, capitano di oggi dei Reds, una vita a Liverpool e per il Liverpool, quel giorno se lo ricorda bene, purtroppo: tra quei novantasei c'era il suo cuginetto, Jon-Paul Gilhooley, tifoso dei Reds proprio come Steve. Jon-Paul aveva dieci anni quando morì.
La dedica dell'autobiografia di Gerrard è per lui: "È stata dura quando ho saputo che uno dei miei cugini aveva perso la vita, vedere la reazione della sua famiglia mi ha spinto a diventare il giocatore che sono oggi: io gioco per Jon-Paul."
Ieri, ancora una volta, il calcio ha dimostrato di essere proprio come la vita: terribilmente ingiusto a volte, ma meravigliosamente coinvolgente e in grado di regalare emozioni cristalline certe altre. Ieri, venticinque anni dopo quel terribile giorno, Liverpool si è commossa: è il novantesimo, il City è appena stato definitivamente abbattuto da una prodezza di una nostra vecchia conoscenza, Coutinho, l'arbitro fischia la fine, e Steve Gerrard scoppia in un pianto a dirotto.
LA DEDICA A JON-PAUL E ALLE 96 VITTIME - Lacrime di gioia, di commozione, ma anche di ricordo: non ci sarebbe niente di più bello che dedicare a quei tifosi che non ce l'hanno fatta, tra cui Jon-Paul, un titolo di campione d'Inghilterra che manca da troppo nella città sulla Mersey, il primo per il capitano.
Steve raduna i compagni, e anche nel momento di debolezza, si ricorda di essere capitano, nel cuore e nell'anima: "Questa è andata, ora andiamo a Norwich senza paura, dobbiamo farcela". Per loro, per i 96, per Jon Paul.
E pensare che proprio dopo quel 15 aprile di venticinque anni fa aveva pensato di smettere, colpito al cuore da quella terribile tragedia: ieri forse nel pianto ha pensato di aver fatto la cosa giusta. Un giocatore, un uomo come Steve Gerrard si merita tutto questo: il calcio sa ancora raccontare delle storie bellissime.