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Genoamania, una vergogna e un pessimo affare diventare inquilini in casa propria
In un calcio nel quale ormai da quasi due decenni riecheggia come un mantra la teoria che elogia i benefici dello stadio di proprietà, la dirigenza del Grifone in questo caso sembra andare in direzione totalmente opposta, rinunciando ad un'opportunità imprescindibile.
Se davvero questa si rivelerà la volontà di Preziosi e dei suoi collaboratori si correrebbe il serio rischio di sommare al danno economico, patrimoniale e di conseguenza tecnico che una simile decisione comporterebbe anche una clamorosa beffa. Lasciare il Ferraris in mano alla Samp vorrebbe dire diventare inquilini in casa propria, avendo per di più come padrone di casa non certo un interlocutore privilegiato, almeno agli occhi dei tifosi. Una prospettiva davvero incomprensibile per chi da sempre si vanta giustamente di essere non solo la più antica società d'Italia ma anche la prima ad aver gioito e sofferto in quello che viene definito il Tempio del football nostrano.
A far male non è però soltanto l'idea di dover versare un canone mensile nelle casse blucerchiate. Ciò che dà forse più fastidio è la cifra che il comune richiederebbe per cedere il maggiore impianto sportivo cittadino: 10 milioni di euro. Una somma che appare quantomeno irrisoria se si pensa che in caso di compartecipazione il Genoa dovrebbe versarne soltanto la metà, praticamente ciò che tra cartellino ed ingaggio è servito per riportare la scorsa estate Centurion da Buenos Aires a Pegli.
Vero è che lo stato attuale del Ferraris imporrebbe un forte investimento per metterlo a norma e portarlo al livello di un medio stadio europeo ma i ricavi ed i vantaggi, non solo economici, che se ne tratterebbero nel giro di poche stagioni sarebbero enormemente più alti delle cifre versate.
Nel calcio forse i sentimenti non contano più, ma rinunciare a quella che da oltre un secolo è casa tua potrebbe rivelarsi anche un pessimo affare.