Genoamania: un po' gazzella, un po' leone. Ma ciò che conta è correre
Con una sorta di metamorfosi kafkiana, più che un Grifone la squadra di Alberto Gilardino si presenta alla ripresa del campionato con sembianze differenti. Un po’ preda, un po’ cacciatore. La prima veste è quella che vede i rossoblù doversi difendere dall’assalto di Bari e Sudtirol, belve affamate di punti che sognano di sottrarre ai liguri il titolo di vicerè della foresta di Serie B; la seconda, invece, incarna il suo desiderio di provare ad agguantare la gazzella Frosinone, sostituendosi ad essa nel ruolo di guida della savana.
Due obiettivi opposti, che portano al medesimo traguardo e sono raggiungibili con lo stesso mezzo. Un mezzo diventato abitudine nelle ultime settimane: la vittoria. Dopo la sconfitta patita a Parma a inizio febbraio, l’unica da quando il violinista di Biella si è messo alla guida del club più antico d’Italia, i rossoblù hanno iniziato una corsa folle che li ha portati a dimezzare lo svantaggio dalla battistrada e a raddoppiare quello sulle inseguitrici. Un ruolino di marcia importante e impressionante, fermato unicamente dal calendario che ha messo sulla strada del Genoa un pit-stop comunque utile per fare il pieno di benzina prima di affrontare l’ultimo tratto di pista, quello più tortuoso e impegnativo.
A separare il Grifone dall’unico traguardo inseguibile restano otto tappe. Tutte, per un motivo o per un altro, impossibili da sottovalutare. Tra queste spiccano anche i tre scontri diretti con le uniche concorrenti in grado fin qui di puntare al suo stesso obiettivo. Per evitare di diventare carne anziché carnefice al Genoa non resta che una soluzione: fare ciò che ogni animale della savana fa ogni mattina.
Perché non importa essere leoni, gazzelle o grifoni. Ciò che conta è continuare a correre.