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    Genoamania: un brutto sogno diventato realtà

    Genoamania: un brutto sogno diventato realtà

    • Marco Tripodi
    Come nel peggiore degli incubi.
     
    Il Genoa scivola mestamente verso la Serie B nella maniera più dolorosa e crudele possibile. Lo fa al termine di un derby giocato male e concluso peggio, con quelle lacrime di Criscito destinate a diventare un’immagine che a lungo turberà i sonni dei tifosi. Corroborata puntualmente dai legittimi richiami dei cugini. Un derby che annulla, oltre alle speranze salvezza, anche il ricordo di Boselli, ossia la gioia più recente di un popolo a cui il pallone regala da sempre più delusioni che soddisfazioni.
     
    Il calcio, come la vita, sa essere crudele. Ma ciò non significa che sia anche ingiusto. La gara con la Samp, ad esempio, è stata sì tremenda per i sentimenti dei genoani ma allo stesso tempo è stata equa nell’emettere il proprio giudizio: ossia che il Genoa, questo Genoa, non merita di restare in Serie A. Troppe le occasioni sprecate. Troppe le lacune tecniche e anche mentali di cui questo gruppo soffre per guadagnarsi un finale diverso da quello che si sta scrivendo.
     
    In mezzo a tante parole profuse, spesso a vanvera, nel post-partita, le più corrette le ha espresse proprio il tecnico rossoblù. “Sembravamo un gruppo di bambini contro uno di adulti” ha dichiarato Alexander Blessin a fine gara, riassumendo in una sola frase l’essenza non solo della stracittadina ma dell’intera stagione del Grifone. Una squadra incerta e immatura, andata sempre in difficoltà alla prima complicazione, incapace di reagire e in grado unicamente di restare in balia degli eventi come una nave alla deriva in attesa di un segno della provvidenza.

    I grandi giocatori e i grandi gruppi si esaltano proprio nelle gare più difficili. Il Genoa, invece, per tutto l’anno ha fatto l’esatto opposto. Si è sempre fatto sopraffare dalla paura di non farcela. Anche molto prima di trovarsi con le spalle al muro come è accaduto, inevitabilmente, ieri. Nel campionato di A qualitativamente peggiore a memoria d’uomo, con la quota salvezza più bassa di sempre, i rossoblù non sono riusciti a portare a casa quello che sarebbe stato il minimo sindacale. Riuscendo oltretutto ad aggiungere un danno enorme ad un risultato che sa di beffa nell’anno in cui si sperava che il vento nuovo arrivato dall’America potesse portare verso ben altri orizzonti.
     
    E invece è andata così, come nel peggiore degli incubi. Cancellando in 99 minuti di sofferenza, per il cuore ma anche per gli occhi, non solo le speranze future ma anche le gioie passate del club più antico d’Italia.
     

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