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Genoamania: quando i limiti diventano alibi
Beninteso, Padre Pio non era genoano pertanto nessuno si aspetta miracoli. Però lo spettacolo a cui si è assistito nelle ultime settimane è davvero qualcosa di deprimente. Perché se perdere fa parte del gioco, specialmente quando affronti avversari più forti e più in salute di te, farlo per due mesi senza nemmeno provare a giocare è qualcosa di inaccettabile per chi pratica sport.
La sensazione che si respira ammirando (altro eufemismo evidentemente esagerato) le gare del Grifone è infatti che i primi a non credere in loro stessi siano proprio i giocatori, oltre a chi li mette in campo. Gente senza un minimo di amor proprio che riesce più o meno inconsciamente a confermare gli stereotipi di chi vede i calciatori interessati esclusivamente al proprio conto in banca e al numero di follower sui social. Una visione che personalmente non condivido ma che ultimamente sto cominciando a considerare seriamente.
L'immagine che emerge è quella di una squadra che come i propri tifosi non vede l'ora che finisca questo 2021, nella speranza che l'anno nuovo, e il mercato che assieme adesso arriverà, possa portare una svolta radicale. Peccato che nel frattempo si sono perse tante buone occasioni per provare se non altro a salvare l'onore e a portare un po' di ossigeno ad una classifica asfittica. Come contro la Roma un mese fa, o con l'Udinese un paio di settimane dopo. Oppure nel derby. Per finire a ieri sera nell'Olimpico biancoceleste, al cospetto della peggior Lazio dell'ultimo decennio. Impegni duri ma non tali da giustificare la totale assenza di una pur minima idea di gioco, oltre al misero bottino di un punto e di due gol raccolti complessivamente.
E intanto sotto l'albero rossoblù è già stato trovato il posto per depositarvi l'ennesima scoppola di fine 2021. Per maggiori informazioni appuntamento a martedì sera.