Genoamania. Piatek e il Grifo: tutto molto bello. Ma ora dimentichiamocene
Adesso arriva il difficile: tenere i piedi ben ancorati al suolo.
Dopo il bel debutto stagionale del Genoa e la strepitosa quaterna personale rifilata da Krzysztof Piatek al Lecce sarebbe fin troppo semplice, ma anche altrettanto comprensibile, lasciarsi andare a irrefrenabili slanci di entusiasmo.
PARAGONI - Più che il facile successo sugli uomini del mai rimpianto Fabio Liverani a favorire i prevedibili voli pindarici del viscerale popolo del Grifone è soprattutto il raffronto, impietoso, con il passato recente e remoto. Esattamente un anno fa l'allora squadra allenata da Ivan Juric faticava sette camicie per superare nello stesso turno di Coppa Italia il Cesena, formazione che militava nella medesima Serie B che oggi vede protagonisti i salentini. Per piegare la resistenza dei romagnoli, avanti 1-0 a fine primo tempo, servì una rete di Laxalt nei supplementari dopo che Giovanni Simeone, ormai sul piede di partenza, aveva rimesso le cose in equilibrio con il suo ultimo squillo in rossoblù. Unici reduci di quell'undici, a dodici mesi di distanza, i soli Spolli, Biraschi, Lazovic e Pandev, segno più evidente di come oggi il Genoa sia tutt'altra cosa rispetto all'incerta compagine di un anno fa.
IL GOL VENUTO DALL'EST - Ma c'è anche un altro dato che fa sorridere i cuori dei genoani, quello relativo al loro nuovo bomber. Era dal 1950 che un giocatore rossoblù non realizzava un poker di reti in una sola gara (l'ultimo fu Boye in una sfida di campionato con la Triestina e prima di lui soltanto altri tre vi erano riusciti: Cattaneo nel 1939, Neri nel 1941 e Verdeal nel 1947). Quasi settant'anni cancellati in meno di 40 minuti. Piatek alla sua prima gara ufficiale con il Grifo ha già aggiornato gli almanacchi del club più antico d'Italia, dimostrando che la dozzina di segnature messe a referto in precampionato non sono state frutto del caso e che la fiducia di chi in patria lo inquadra come il nuovo Lewandovski forse non è una visione poi così lontana dalla realtà. Il difficile per lui viene però proprio adesso. Innanzitutto perché il polacco non sempre troverà sulla propria strada difese così lascive come quelle dei leccesi e secondariamente perché ora i suoi rispettivi avversari gli riserveranno certamente un'attenzione maggiore di quella che avrebbero avuto nei suoi confronti senza l'exploit di ieri sera. Senza dimenticare le attese che i tifosi riporranno adesso nei suoi riguardi. Starà a lui quindi dimostrare che il suo rapporto con la rete non è stata soltanto una divertente tresca estiva bensì l'inizio di una lunga storia d'amore.
Insomma anche per l'ex centravanti del Cracovia, dopo le necessarie e legittime celebrazioni, arriva il momento di guardare avanti senza cullarsi troppo sugli allori di una bella notte di mezza estate.
Nessuno vuol fare il guastafeste ma dopo aver giustamente gioito per una positiva e convincente vittoria e per aver assistito alla possibile nascita di una nuova stella, se non si vuol vanificare tutto nella durata di un lampo ora occorre resettare e ripartire a testa bassa. Nello stile che è tipico di Davide Ballardini.