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    Genoamania: lo schiaffo del Gasp alle sue (troppe) vedove

    Genoamania: lo schiaffo del Gasp alle sue (troppe) vedove

    • Marco Tripodi
    Gian Piero Gasperini è un grande allenatore. Probabilmente uno dei migliori d'Europa in questo momento storico. Lo sa bene la Genova rossoblù e da qualche anno l'hanno capito anche a Bergamo.

    Ma essere un grande sportivo non sempre è sufficiente per possedere un altrettanto grande sportività. Le parole pronunciate dal tecnico di Grugliasco nel post partita di ieri lasciano quantomeno basiti. Chi per puro caso l'avesse ascoltate senza conoscere il risultato della gara appena terminata avrebbe pensato che l'Atalanta fosse uscita sconfitta da Marassi, vittima oltretutto di chissà quali sciagure arbitrali.

    Il rigore concesso al Grifone, che poteva costare due punti ai nerazzurri, è stato senz'altro generoso ma il modo in cui è stato commentato dal Gasp è altrettanto censurabile. L'aver vinto all'ultimo secondo davanti ad un pubblico che non perde occasione per esaltarti, cosa rarissima per un popolo spesso permaloso come quello rossoblù, non è bastato per addolcire le parole dell'ex idolo della Nord, apparso avvelenato come se la sfida con il suo passato l'avesse persa. Si sa che Gasperini non è un ruffiano né una persona che ama rifugiarsi nei luoghi comuni. Tuttavia un po' di tatto in certe situazioni sarebbe d'obbligo. Se non altro in segno di riconoscenza verso un pubblico che nonostante tutto continua ad amarti e in alcuni casi anche a rimpiangerti.

    D'altronde le vedove di Gasperini a Genova sono ancora molte poiché ciò che che egli ha fatto all'ombra della Lanterna rimane fino ad oggi un unicum in tutto il dopoguerra. Lui questo lo sa bene e non perde occasione per crogiolarsi nel mare di meritate lodi che regolarmente gli piovono addosso da queste parti. Ciò che a volte sembra scordarsi è che se il Genoa deve molto a Gasperini è altrettanto incontrovertibile il contrario. Se la carriera dell'allenatore piemontese non è naufragata dopo le deludenti parentesi con Inter e Palermo il merito è anche di chi lo lo ha riaccolto come un figliol prodigo, dandogli quella seconda occasione che gli ha permesso di tornare sulla cresta dell'onda.

    Troppo spesso quando si analizza il matrimonio tra il tecnico di Grugliasco e il club più antico d'Italia si fa un bilancio a senso unico, guardando solo a ciò che il mister ha dato alla squadra. Forse ogni tanto sarebbe il caso di capovolgere la visione. E magari cominciare a metabolizzare una vedovanza il cui lutto è durato anche troppo. 
     

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