Genoamania:| La svolta di Ballardini
Otto novembre 2010. Il giorno dopo la sconfitta di Palermo, Enrico Preziosi fa il grande passo: dopo cinque anni Gian Piero Gasperini non è più l'allenatore del Genoa. A lui vanno gran parte dei meriti per la promozione in serie A e il ritorno in Europa, ma il rapporto con il presidente ormai è irrecuperabile quindi si cambia strada. Il nuovo corso sarà diretto da Davide Ballardini.
Qualcuno storce il naso: Gasperini e il suo bel gioco non si dimenticano in fretta, e la domenica dopo sono molti gli striscioni per l'ex tecnico rossoblù. La squadra non ingrana, manca qualcosa ad un Grifone che sembra spesso in balia degli eventi e incapace di reagire agli stimoli. Così si arriva a fine 2010 in una posizione di classifica decisamente al di sotto delle aspettative. Il bel gioco non c'è più, la scelta del nuovo allenatore inizia a far storcere il naso.
La squadra è troppo coperta, si attacca poco e si lascia troppo spesso l'iniziativa all'avversario, esattamente il contrario rispetto a quanto avveniva nell'era Gasperini. In più c'è quel modo di fare un po' distaccato, troppo lontano dalla calda mentalità rossoblù. Il tecnico di Ravenna sembra non aver emozioni, e in molti si chiedono se riesca a trasmettere la carica giusta alla squadra.
Poi arriva il mercato di gennaio, la rivoluzione di Preziosi: in campo va una squadra sempre diversa, tra infortuni e movimenti in entrata e in uscita. Il presidente chiede tempo, Ballardini lavora per far crescere un gruppo che deve per prima cosa iniziare a conoscersi. Arrivano Kucka, Konko, Antonelli, Boselli, Paloschi. A fine gennaio il Grifone ha cambiato completamente pelle.
Il cantiere chiude, il gruppo inizia a formarsi. Ballardini sceglie il suo Genoa: 4-4-2 molto compatto, poca propensione a scoprirsi ma grande furore agonistico, personalità e carattere da vendere. La svolta arriva. Pareggio in casa con il Milan e poi la settimana perfetta. La bomba di Rafinha regala il derby, al fischio finale si scioglie anche l'imperturbabile Ballardini: urlo liberatorio e abbraccio con tutta la panchina.
Quattro giorni dopo uno striscione: 'Grazie mister, grazie ragazzi'. Vincere un derby per ritagliarsi uno spazio nel cuore dei tifosi. Poi arriva la remontada contro la Roma, e allora il cuore si spalanca e si apre completamente al sergente di ferro di Ravenna, troppo composto, poco emozionale... forse proprio quello che serve in una piazza facilmente infiammabile come quella rossoblù.