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    Genoamania: il canto nefasto delle cassandre rossoblù

    Genoamania: il canto nefasto delle cassandre rossoblù

    • Marco Tripodi
    Eccole le cassandre! Coloro che vedono tutto nero e alle quali basta uno starnuto per diagnosticare una broncopolmonite. Scomparsa per un intero bimestre la voce di chi all’orizzonte scorge soltanto nubi nefaste è tornata prontamente a farsi sentire dopo la scoppola rimediata dal Genoa a Parma.
     
    Una scoppola meritata. Sia inteso. Perché al netto delle decisioni arbitrali, del Var e dell’Avar, di rigori e cartellini dati o negati, la prestazione dei rossoblù al Tardini non poteva francamente scaturire in qualcosa di diverso da una sconfitta. Lo testimonia il dato dei tiri effettuati verso la porta di Buffon, uno zero che più tondo non si potrebbe. Ma lo dimostra anche l’atteggiamento di una squadra apparsa vuota e smarrita, del tutto incapace di replicare quei copioni mandati in scena quasi a memoria nel primo bimestre gilardianiano. Un periodo, è bene ricordarlo, in cui il Genoa ha collezionato 17 punti in 7 gare, incassando appena due reti e battendo le due grandi sorprese del torneo, Sudtirol e Frosinone, oltre al Bari, attuale quinta forza della cadetteria.
     
    Il KO in terra padana è dunque legittima conseguenza di una prestazione da dimenticare. O se preferite, viceversa, da ricordare per servirsene come lezione in futuro. Così come legittime sono le critiche verso coloro che l’hanno reso possibile. Ossia tutti e sedici i rossoblù scesi in campo più la loro guida seduta in panchina. Qualcuno, poi, allarga le responsabilità anche ad una dirigenza rea di aver condotto un mercato monco e non ossequioso di quelle che erano state le indicazioni provenienti dal campo nella prima parte di stagione.

    Il tutto come se bastasse una gara, una sola, per far dimenticare al coro dei negativisti tutto ciò che di buono ha fatto fino ad oggi il Grifone. A cominciare da una classifica che lo vede solitario al secondo posto. E se il Frosinone, con i suoi 12 punti di vantaggio, appare ormai come un miraggio inafferrabile, la piazza d’onore resta pur sempre una posizione che garantisce la conquista dell’unico vero obiettivo stagionale: la promozione diretta. Non proprio un risultato scontato in un torneo che in tanti in estate definivano come una vera e propria Serie A2.
     
    Merito altrui, dirà qualcuno, indicando tra le cause della vice-reggenza rossoblù soprattutto il ciapa-no adottato nelle ultime settimane dalla sue più dirette concorrenti. Reggina in primis. Ma le classifiche non si scalano grazie alle sconfitte degli altri. E se oggi, nonostante il magrissimo bottino raccolto nelle ultime due uscite, il Genoa è ancora ad un passo dalla vetta qualche qualità questa squadra dovrà pur averla.
     
    Qualità che qualcuno non può o non vuole vedere. Proprio come quelle cassandre che trasformano un campanello d’allarme in una suonata di campane a morto, diagnosticando polmoniti al primo colpo di tosse.
     
     
     

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