Genoamania: il bello della sconfitta
Perdere fa male ma ci sono sconfitte e sconfitte. Banale è vero, ma diciamolo, domenica sera dopo il proiettile balisticamente perfetto di Pirlo non si poteva che applaudire la prodezza e poi dedicare un grande abbraccio ai giocatori rossoblù. Nessun’altra reazione, perché il rammarico del rigore sbagliato, o dell’occasione di Bertolacci si è nascosto subito dopo il fischio finale nell’orgoglio di aver messo sotto i tre volte (inutile aspettare la matematica) campioni d’Italia.
Il Grifone è stato perfetto. Definirla la migliore prestazione della stagione è limitativo, perché il Gasp di notti magiche ai tifosi ne ha fatte vivere tante ma come quella di domenica sera se ne contano davvero poche. Peccato per il risultato certo, ma la sconfitta è quanto mai dolce quado arriva in questo modo. De Maio ha giganteggiato in lungo e in largo sbalordendo in primis Osvaldo e Llorente. Sturaro se l’è giocata alla pari con quel fenomeno di Pogba, Bertolacci ha annullato Vidal mentre Matuzalem insegnava calcio. L’ex Motta si è preso la sua rivincita su Conte, Antonelli ha continuato a proporsi per il Mondiale e Prandelli a questo punto non potrà più far finta di non vederlo. E ancora Sculli ha corso come un ragazzino mentre Gilardino le dava e le prendeva contro una delle migliori difese del campionato.
Perdere fa male è vero ma può anche essere salutare, soprattutto per chi come il Genoa ormai non può fare altro che pensare alla prossima stagione. Consiglio di cuore a Preziosi: conferme per tutti gli undici anti-Juve perché questa squadra con Gasperini in panchina e nessuna rivoluzione di mercato, sperando ovviamente di non dovere cedere né Antonelli né Perin, può davvero arrivare lontano. Anche perché non ci potrà essere sempre quel genio di Pirlo a risolvere le questioni avversarie.