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Genoamania: chi nu cianse nu tetta, ma al Grifone non servono regali
Guai però a pensare, come in molti stanno facendo, che dietro a tutto questo ci sia un disegno più o meno oscuro per affossare il Genoa. La realtà è probabilmente meno densa di intrighi e combacia con l’esigenza di restituire al Torino quanto toltogli una settimana prima. In pratica una riedizione aggiornata dell’antico motto genovese ‘Chi nu cianze nu tetta’. Ossia se vuoi essere considerato devi alzare la voce. E pazienza se poi a pagarne le conseguenze è un un terzo incomodo che dei misfatti tra i due litiganti non gliene importa nulla.
Ma il più grande merito del Genoa, ieri sera, è stato proprio quello di non rassegnarsi ad essere la vittima sacrificale di un rito dal quale pensava di essere estraneo. Anziché lamentarsi e piangersi addosso, anziché bersagliare di insulti e proteste l’autore di un errore che sarebbe potuto costare carissimo, Sturaro e compagni hanno avuto la freddezza e l’intelligenza di andare oltre l’ostacolo imprevisto. Ribaltando l’ingiusta difficoltà a proprio favore, la squadra si è compattata più di quanto non avesse già fatto l’operato di herr Blessin.
Contro il Toro il Grifone ha dato dimostrazione pratica di cosa significhi remare tutti verso un orizzonte comune. Un orizzonte sempre molto lontano, ma del quale da ieri si comincia se non altro ad intravedere la linea. La tanta sospirata vittoria è arrivata in maniera sofferta e meritata, spezzando quell’incantesimo malvagio che sembrava aver pervaso i rossoblù. Ora occorre non modificare la rotta. Senza pensare che qualche oscuro potere abbia deciso a tavolino il club più antico d’Italia. E soprattutto senza sperare di ottenere qualche opera di compensazione. Perché ci sono leggi che non valgono per tutti. E quella della compensazione è una di queste. Ma a questo Grifone i regali non servono.