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Genoamania: addio Ballardini, eroe di una storia infinita
SCHERZI DEL DESTINO - L’eroe delle quattro salvezze miracolose anche questa volta non è riuscito a salvare se stesso. Ma se in passato se ne era sempre andato da vincitore morale, vittima del pessimo rapporto in essere con Enrico Preziosi, questa volta la sua uscita di scena sembra mettere d’accordo più o meno tutti coloro che hanno il Grifone nel cuore. O almeno la grande maggioranza di essi. Questo Genoa aveva bisogno di una scossa e di una svolta. Ciò che il tecnico di Ravenna non è riuscito a dare in queste lunghe settimane di incertezza. E siccome al destino spesso piace giocare con le esistenze di noi comuni mortali, è impossibile non notare come il suo commiato avvenga in concomitanza con l’ultima gara da presidente del Joker, colui con il quale nel bene e nel male ha legato indissolubilmente la sua esperienza in rossoblù.
UNO DI FAMIGLIA - L’addio del Balla non è però uno di quelli esoneri che liberano il cuore da un peso. Anzi, ha il retrogusto amaro del dispiacere dato a una persona a cui non si può non voler bene. Non è un caso se da tempo il popolo genoano lo aveva ribattezzato ‘Zio’, quasi a volerne sottolineare l’affetto e la stima nutrita per una persona, prima che per un professionista, che nella Genova rossoblù viene considerato come uno di famiglia. Uno che con i suoi comportamenti umani e le sue contromisure tattiche ha contribuito non poco a riaccendere la passione dei tifosi quando questa aveva toccato i minimi storici.
ESEMPIO - Non importa quindi come sia andata la seconda parte di questa quarta parentesi rossoblù del Vate di Ravenna. Ballardini il suo posto nell’Olimpo del club più antico d’Italia se l’è già conquistato da un pezzo. Con pieno merito. Per questo i tifosi hanno il dovere di ricordarlo con il pugno alzato e l’occhiale scuro, combattivo e combattente. Incarnazione di una convinzione nel compiere missioni impossibili trasmessa ad ognuno dei giocatori gestiti in questi anni. Perché Ballardini non ha semplicemente salvato il Grifone dall’inferno per quattro volte, quando le fiamme ormai lambivano le zampe del Vecchio Balordo. Ha fatto molto di più. Ha restituito amore e speranza ad una tifoseria che aveva esaurito il quantitativo in suo possesso. Ha spiegato con i fatti che nulla è impossibile. A patto di lavorare sodo, metterci il cuore e credere fermamente in ciò che si fa. Ha, in poche parole, restituito il Genoa alla sua gente.
Per tutto questo e per molto altro il saluto a Ballardini non deve essere un addio ma un tributo che ne celebri le imprese e ne sottolinei la passione, messa e trasmessa. Perché, come ho scritto qualche settimana fa, lo Zio non si merita un monumento ma milioni. Tanti quanti sono i tifosi del Grifone.
Ciao Zio, grazie di tutto e in bocca al lupo.