22 aprile 2012: data entrata nella memoria storica del popolo genoano per le gravi conseguenze scaturitene. I padroni di casa del Genoa sono sotto di 4 reti contro il Siena e i tifosi, poco contenti dell’atteggiamento in campo della squadra rossoblu, cominciano a lanciare in campo fumogeni e petardi, paventando anche il rischio di un’invasione di campo. L’arbitro sospendeva la gara nella vana attesa che la situazione tornasse tranquilla: molti tifosi lasciavano gli spalti, altri invece si arrampicavano minacciosamente sulle recinzioni. Un gruppo di tifosi - dopo aver sfondato i cancelli sorvegliati dagli stewards - invadeva anche il settore “distinti” e arrivava fino al tunnel degli spogliatoi. Alcuni giocatori del Genoa (tra cui Marco Rossi e Giuseppe Sculli) si avvicinarono ai tifosi per cercare di riportare la calma ma i tifosi, per tutta risposta, intimarono ai giocatori di togliersi le maglie perché ritenuti «non degni» di indossarle. Dopo 40 minuti di alta tensione venivano ripristinate le condizioni per riprendere la gara che giungeva al termine in un clima irreale. A seguito della vicenda divamparono molto polemiche e fu aperta una vasta inchiesta che portava all’emissione della misura cautelare degli arresti domiciliari per i tifosi più violenti resisi colpevoli di diversi gravi reati. Addirittura per 12 ultrà è stato chiesto il giudizio immediato. Il processo sarà i primi di dicembre.
Per i medesimi fatti, la Questura di Genova aveva poi emesso quasi 200 DASPO (le c.d. diffide o divieti di accesso allo stadio) per tutti i tifosi coinvolti nella protesta, disponendo nella media un divieto di accesso agli stadi per 3 anni. Avverso tali provvedimenti molti dei diffidati hanno presentato ricorso al TAR ed i procedimenti amministrativi in oggi sono ancora pendenti.
Contemporaneamente però erano partite anche le indagini della Procura della Repubblica nei confronti dei diffidati anche per i diversi reati di cui alla L. 401/89. La prima tranche di indagine ha portato nei giorni scorsi alla notifica dei primi Decreti Penali di Condanna. A questo primo gruppo di 38 tifosi imputati, in particolare, è stato contestato il reato di cui all’art. 6 bis comma 2 della Legge 401/89, ovvero il fatto di avere i titoli di accesso per il settore della gradinata nord e di aver superato indebitamente la separazione dell’impianto per portarsi arbitrariamente nel settore Distinti. La pena inferta dal G.I.P. di Genova è stata di 15 giorni di arresto e 1.200 € di ammenda, poi diminuita a 5 giorni di arresto e 400 € di ammenda, con conversione della pena detentiva in pena pecuniaria, il tutto per complessivi 1.650,00 € di ammenda, che però di fatto i tifosi non dovranno pagare in quanto è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena (essendo per lo più tutti incensurati). Questi provvedimenti sono solo però solo la punta di un iceberg in quanto sono probabilmente in arrivo all’incirca altri 150 decreti penali di condanna per tutti gli altri restanti tifosi diffidati, che si distingueranno a seconda dei vari reati commessi.
Alla luce di questi primi provvedimenti, all’indomani delle prime notifiche, è stata indetta una riunione a cui hanno partecipato molti dei 38 tifosi colpiti dalle condanne penali e molti dei diffidati e denunciati che sono in attesa di ricevere il provvedimento penale. Nel corso dell’adunanza, secondo quanto si è letto, si sarebbe ipotizzata la possibilità di presentare opposizione alle predette condanne per arrivare alla celebrazione di un maxi processo unico. Come confermato dall’Avv. Elisa Brigandi del Foro di Genova, coinvolta nelle difese di alcuni diffidati, si tratterebbe del primo caso di maxi processo in Italia per episodi di questo genere.
I termini per presentare le opposizioni però sono stringenti: 15 giorni dalla notifica del provvedimento. E’ quindi questione di giorni per conoscere gli sviluppi della vicenda.