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    Genoa-Sampdoria, notte di guerriglia, violenze e follie: il bilancio dei feriti e degli arresti dopo il derby

    Genoa-Sampdoria, notte di guerriglia, violenze e follie: il bilancio dei feriti e degli arresti dopo il derby

    • Marco Tripodi
    È stata una notte di guerriglia per Genova quella che ha seguito il 108° Derby della Lanterna. Una lunga notte caratterizzata dal rumore angosciante dei motori di un elicottero che ha sorvolato per ore la città, dalla luce blu dei lampeggianti di polizia e carabinieri che presidiavano le vie, dall'odore acre di fumogeni e lacrimogeni che impestavano un'aria carica di tensione. Sensazioni che in molti genovesi hanno risvegliato i fantasmi mai sopiti delle tragici notti del G8 del 2001.

    Del resto, frange estreme di tifosi genoani e sampdoriani se le erano promesse da tempo. Dopo mesi di schermaglie e baruffe il ritorno della stracittadina rappresentava una resa dei conti immancabile per chi conosce come unica forma di espressione la violenza più cieca e becera. Dopo una prima mattinata di scontri in vari punti della città, costati il ricovero a un poliziotto, e una seconda fase di pace apparente che ha contraddistinto le ore antecedenti e coincidenti con la partita, le violenze sono riscoppiate al termine della stessa. Il pretesto scatenante che tutti aspettavano è stata l'esposizione in Gradinata Nord, cuore dei sostenitori rossoblù, di un paio di striscioni appartenenti agli Ultras Tito Cucchiaroni, storica sigla del tifo blucerchiato, sottratti nei mesi scorsi dai rivali. Una sorta di bottino di guerra che nella logica ultrà doveva essere vendicata immediatamente. Al fischio finale della sfida di Coppa Italia, così, decine di tifosi di ambo le squadre si sono date appuntamento nelle vie circostanti il Luigi Ferraris per passare dalle parole ai fatti, dando vita a una lotta senza quartiere durata almeno fino alle 2:30.

    Neanche il tempo di svuotare lo stadio che centinaia di ragazzi, da una parte e dall'altra, si sono armati di tutto punto con mazze, bastoni e bottiglie di vetro, indossando caschi e passamontagna per prepararsi a darsele di santa ragione. A dar man forte alle due fazioni locali, sono arrivate da varie zone d'Italia e anche dall'estero tifoserie gemellate con l'una o con l'altra parte, giunte a Genova con un solo scopo: menare le mani. Decine i cassonetti della spazzatura dati alle fiamme e i pali della segnaletica stradale divelti e usati come armi improprie contro polizia o avversari. Soltanto l'intervento deciso e puntuale delle forze dell'ordine, schierate in atteggiamento da antisommossa e agevolate nel loro compito dal volo di un elicottero dotato di telecamere ad altissima risoluzione, ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente, riuscendo a limitare e circoscrivere le zone degli scontri. Nonostante questo il bilancio delle violenze ha fatto registrare almeno 15 feriti tra i tifosi, di cui nove ricoverati nei vari ospedali cittadini, una trentina di contusi tra polizia e carabinieri e otto arresti. Limitati, invece, i danni ad auto, palazzi e negozi. Unica mestissima consolazione di una notte di ordinaria follia ultrà.

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