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    Genoa, il piano di ristrutturazione del debito: richiesta la riduzione solo all'Erario

    Genoa, il piano di ristrutturazione del debito: richiesta la riduzione solo all'Erario

    • Renzo Parodi
    Anche il Genoa dunque, come già la Sampdoria e la Reggina (con esiti opposti, positivi per i blucerchiati, nefasti per gli amaranto calabresi) aderisce al codice della crisi delle imprese (legge 14/2019), divenuta efficace solo il 15 luglio 2022 a causa del Covid. Come riportato da Calcio & Finanza, il 2 novembre scorso il Genoa ha presentato istanza al tribunale civile di Genova (sezione concorsuale) per ottenere la ristrutturazione al 35% dei debiti in essere con l’Erario, in totale circa 106 milioni di euro. In base a questa proposta il debito erariale scenderebbe ad appena 37 milioni di euro, con un taglio del 65% del dovuto. Il 31 ottobre, riporta ancora Calcio & Finanza, il club di proprietà dei 777 Partners aveva ottenuto il via libera all’accordo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Entro 120 giorni il tribunale dovrà pronunciarsi nel merito. O sì o no.

    STOP AL MERCATO? - La tempistica della concessione dell’omologa avrebbe effetti sulle prossime due sessioni di mercato, il Genoa infatti sarebbe costretto a chiudere in saldo positivo le operazioni di compravendita, in base alle norme federali delle Noif. Diventa dirimente quindi la data della concessione dell’omologa stessa, se intervenisse entro il 31 dicembre prossimo, le sessioni invernali ed estive 2024 del mercato sarebbero sottoposte appunto alla normativa limitante di cui sopra. La norma sulla composizione negoziata della crisi prevede che le imprese in stato di crisi o di insolvenza (non necessariamente società di calcio, la norma vale erga omnes) possano attivare una procedura di ristrutturazione dei debiti allo scopo di evitare il fallimento, procedura che si traduce in un taglio, più o meno consistente, della massa debitoria. Ovviamente tali procedure devono essere migliorative per i creditori rispetto allo scenario di una liquidazione fallimentare che nel caso delle società di calcio, causa la perdita del valore dell’attivo calciatori (che si potrebbero svincolare senza benefici per la società) sarebbe vicina allo zero.

    CIFRE - Partendo da un debito erariale al 31 dicembre 2022 pari a 106.386.659 euro, il Genoa ha garantito al fisco «il soddisfacimento dei crediti relativi a tributi, sanzioni e interessi nella misura del 35% del loro complessivo ammontare», pari a complessivi 37.255.121 euro. Si tratta in particolare di debiti pregressi, legati (spiega il club) alla precedente proprietà. La quale peraltro fa notare che all’atto della cessione del club i debiti fiscali e previdenziali ammontavano a una sessantina di milioni di euro circa. «Eventuali ulteriori debiti che emergessero dalle successive liquidazioni delle dichiarazioni relative alle annualità per le quali è stata effettuata la liquidazione manuale saranno dovuti nella misura del 35%», puntualizza la società nell’accordo con l’Agenzia delle Entrate.

    PAGAMENTO - Come sarà ripagato questo debito dal Genoa? Rispetto ai 37.255.121 euro di cui sopra, da luglio 2023 il club ha già pagato 4.427.271 euro, mentre 7.830.250 euro saranno versati in base ad un piano di rateazione già accordato. Restano così 24.997.600 euro, che la società rossoblu pagherà in 20 rate semestrali in 10 anni. Nei primi quattro anni (ovverosia otto rate) sarà pagato il 26,665% della cifra complessiva pari a 6.665.610 euro, con otto rate semestrali da 833.201 ciascuna. Il 73,335% residuo sarà pagato nei successivi sei anni (quindi dodici rate) per complessivi 18.331.990 euro con rate da 1.527.666 euro ciascuna.
    A garanzia dell’accordo il Genoa ha offerto in pegno il marchio Genoa e i diritti di archivio ed ha fornito una lettera di patronage da parte dei 777 Partners Italy Holding, la società italiana che fa capo alla proprietà Usa, ed è proprietaria del complesso immobiliare Sant’Andrea (sulla collina genovese degli Erzelli) dove sorgerà il nuovo centro sportivo e la sede del club, intervento finanziato attraverso la raccolta pubblica di fondi tra i tifosi per 5 milioni di euro. Inoltre il piano presentato prevede la crescita dei ricavi derivanti dall’attività sportiva, anche e soprattutto in ragione del ritorno in Serie A. Il piano poggia su due pilastri:

    1 - la costante riduzione dei costi di gestione della Società
    2 - il sostegno finanziario assicurato dall’azionista di maggioranza, che allo stato attuale detiene il 98,99% del capitale sociale della Società, per un importo di circa 57.000.00 euro di cui allo stato attuale 30.000.000 euro già versati, e garantito da due società di diritto statunitensi appartenenti al Gruppo 777.

    STORIA - Questo l’antefatto. Come va interpretata la mossa della società? Per capirlo occorre fare un po’ di storia. Andando a ritroso nel tempo. A settembre 2021 il Genoa era stato acquisito dai 777 Partners di Miami (un fondo di private equity) per la cifra simbolica di un euro. In ragione di una situazione debitoria pesantissima, eredità della pluriennale gestione di Enrico Preziosi. Dal bilancio chiuso al 31 dicembre 2022 infatti, risulta una esposizione debitoria complessiva pari a 293 milioni di euro, con il totale del passivo arrivato a circa 307 milioni dai 292 milioni del 2021. Motivo questo di una dura confrontation giudiziaria fra i 777 Partenrs e Enrico Preziosi, ora giunta al giudizio di un arbitrato. Risulta anche dal bilancio che la nuova proprietà ha avviato un’azione di responsabilità nei confronti della vecchia dirigenza. In questo quadro i 777 avevano affrontato la questione creando una bad company, la Genoa Image, alla quale erano stati accollati i debiti (compresi quelli fiscali) del Genoa cfc.  Nel dicembre 2022 la Genoa Image aveva avanzato alla Federcalcio istanza per ottenere la rateazione dei versamenti Irpef (il cosiddetto Lodo Lotito), richiesta bocciata dagli organi di vigilanza della Figc, in quanto tale richiesta avrebbe dovuto essere presentata dal Genoa cfc spa e non da Genoa Image. Contestualmente alla richiesta di Genoa Image la società aveva provveduto al versamento della prima rata Irpef, pur non avendo titolo alla ratizzazione. Da cui la penalizzazione di un punto in classifica scontata nel corso del passato torneo di Serie B. La situazione finanziaria del club si presentava critica al punto che il Genoa cfc Holdings (che possiede il 99,99% delle azioni del club) aveva offerto in pegno un terzo delle azioni a Banca Sistema (la stessa che aveva guidato il salvataggio della Sampdoria) in cambio, si presume, di finanziamenti. Inoltre come si evince dal bilancio la società aveva già tentato di presentare un accordo di ristrutturazione de art. 57 del già citato codice della crisi, ma evidentemente l’errata interpretazione delle norme di diritto sportivo oltre alla segregazione di un veicolo vuoto come Genoa Image ha convinto la dirigenza e i suoi consulenti a rinunciare a questa iniziativa che avrebbe potuto essere bocciata sia in sede sportiva che dal tribunale.

    L'INGHIPPO - Un punto critico nella istanza del Genoa cfc al tribunale potrebbe essere rappresentato dal fatto di aver previsto la riduzione del debito esclusivamente nei confronti dell’Erario e non di tutti gli altri creditori: banche, fornitori, società consorelle ecc. Nella giurisprudenza, in verità alquanto scarna, infatti i precedenti riguardano come nel caso della Sampdoria piani di ristrutturazione rivolti alla generalità dei creditori, seppure in forme e per percentuali differenti tra loro. Nel caso del Genoa infatti la procedura avrebbe effetti distorsivi in quanto regolerebbe i rapporti esclusivamente con l’Erario - ossia con lo Stato - escludendo tutti gli altri soggetti legittimati. Resta da capire perché l’Erario abbia accettato questo schema che penalizza gli altri creditori e risulta pregiudizievole per i contribuenti. In particolare si tratta di 60 milioni per acquisto di calciatori, 5 verso i fornitori (posto che il bilancio evidenzia che durante l’anno sono stati pagati agenti per quasi 15 milioni), 95 milioni verso le banche (tale quali Banca Sistema con finanziamenti garantiti SACE e linee factoring sui diritti televisivi, oltre al pegno su un terzo delle azioni della società), di cui 10 milioni nei confronti del Fondo di investimento Tifosy fondato da Gianluca Vialli, che ha anche assistito la società nella raccolta di denaro con i tifosi per la realizzazione del nuovo centro sportivo, 30 milioni di altri crediti non dettagliati a bilancio nonché i 37 verso il fisco (previa omologa del tribunale, altrimenti si risalirebbe a 106 milioni. Per un totale post omologa se non ci fossero nel frattempo stati ulteriori aumenti di capitale e ripagamenti di oltre 220 milioni rispetto l dato di fine 2022.

    I CUGINI - Alla Sampdoria il piano presentato al tribunale per la conclusione della composizione negoziata della crisi precedeva appunto la correlativa riduzione proporzionale dei debiti nei confronti di tutte le categorie dei creditori e ampie e approfondite spiegazioni in merito alle percentuali applicate se più favorevoli di quanto proposto dall’Agenzia delle Entrate, obiettivo raggiunto con notevole fatica a seguito del delicato lavorio diplomatico condotto dall’avvocato Romei, da Bosco e da Panconi, all’epoca membri del cda della società, con fornitori, agenti, banche e proprio l’Agenzia delle Entrate. En passant non risulta allo stato che né Agenzia delle Entrate né il tribunale abbiano svolti i rituali accurati controlli sulla situazione economico-finanziaria del Genoa cfc, che, anche in presenza del taglio richiesto, resterebbe gravata da una massa debitoria di oltre 200 milioni. Calciomercato.com ha chiesto attraverso l’ufficio stampa del Genoa cfc di contattare gli organi dirigenti del club in modo da riportare la  versione ufficiale del club sulla vicenda e porre alcune domande al Ceo, André Blasquez, ma non ha ricevuto alcuna risposta in proposito. Ne prendiamo atto.
     

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