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Genoa, Gudmundsson: 'Gli italiani sono pazzi. Paracadute? Me la feci sotto. Amo Iverson e mi ispiro a Dybala'
Abitudine diverse da quelle delle terra da cui arriva. Anche se, per sua stessa ammissione, Albert si considera un nordico atipico: "Io non sono un buon esempio del tipico islandese. La mia gente non è così seriosa come forse si crede, nel senso che non si prende troppo sul serio. Però è difficile che esca dal seminato, dalla sua comfort zone. I miei genitori sono fatti così, e li ringrazio perché mi hanno dato il senso del limite. Ma a me piace osare, dentro e fuori dal campo di calcio. È importante sfidare se stessi, continuare a mettersi in gioco. Per esempio: da piccolo avevo paura dell’altezza, e ancora adesso è così, ma proprio per questo due anni fa ho deciso di lanciarmi col paracadute. I shit in my paints, me la sono fatta addosso, ma mi sono lanciato. Sono un calciatore professionista e conosco i miei doveri: lavorare duro, mangiare e riposare bene. Ma sono anche uno che insegue l’adrenalina".
Gudmundsson ha poi raccontato come e perché ha accettato la chiamata del Genoa nel gennaio 2022: "E' arrivata l’ultimo giorno del mercato invernale, quindi non ho avuto molto tempo per pensarci. Il mio desiderio è sempre stato misurarmi in Serie A, Premier inglese o Liga spagnola. Quella del Genoa era una buona offerta. Mi chiesero di aiutare la squadra a salvarsi. Non ce l’abbiamo fatta, ma ho voluto restare anche in B perché ormai mi sentivo parte del gruppo e quindi sentivo anche la responsabilità di aiutare il club a tornare su".
In chiusura spazio anche a idoli e squadre preferite: "Mi piace molto il basket, ancora ci gioco quando torno a casa. Il mio idolo era Allen Iverson. E si sono innamorato del Barcellona guardando Messi. Dybala? Tutti e due portiamo i calzettoni abbassati...".