Lapresse
Genoa e Fiorentina: un passato glorioso, un presente anonimo, un futuro incerto
Rossoblù e viola non solo soltanto le anime di due città che vivono di passione. Rappresentano quella media borghesia del calcio nazionale capace in passato di creare qualche crepa nel sempre più granitico muro eretto dalle solite grandi. Ma sia in riva all'Arno che sul Bisagno coppe, scudetti e piazzamenti europei sono ormai soltanto un ricordo sbiadito.
MAL COMUNE - Da troppo tempo entrambe le squadre faticano a togliere quella patina di polvere che sta offuscando il proprio blasone, trascorrendo annate anonime e tribolate ai margini della zona retrocessione. Un andamento lento che trova conferma nella classifica attuale, specchio fedele di una tendenza sottolineata con tremenda evidenza già due stagioni fa quando liguri e toscani si giocarono la permanenza nella massima serie in un drammatico scontro diretto all'ultima giornata. Solo la contemporanea sconfitta dell'Empoli in casa dell'Inter trasformò in oro l'abulico 0-0 del Franchi. Un risultato frutto di calcoli comuni che alla fine premiò entrambe le contendenti non risparmiandole dal fuoco delle polemiche.
IL GIORNO DI MUTU - E pensare che solo pochi anni prima, nel febbraio 2009, un altro pareggio assumeva contorni totalmente differenti, diventando un inaspettato crocevia per la zona Champions. La clamorosa rimonta dei gigliati, capaci di passare dallo 0-3 al 3-3 con un Adrian Mutu in stato di grazia, fu un tassello decisivo nella corsa verso l'Europa che conta dei ragazzi di Prandelli che a fine stagione, pur arrivando appaiati ai rossoblù, li sopravanzeranno proprio grazie al vantaggio negli scontri diretti. Quella stagione sembrò poter rappresentare per due formazioni reduci dalle rispettive scalate partite dai polverosi campi di Serie C, il definitivo ritorno nei quartieri nobili del calcio italiano. Invece si rivelò un misero lampo illusorio.
IL DRAMMA ANTOGNONI - Nella quasi secolare storia della sfida tosco-ligure, indelebile è poi il ricordo di quanto avvenne il 22 novembre 1981, giorno in cui l'orologio di tutti i fiorentini si fermò. Il loro capitano e idolo, Giancarlo Antognoni, in seguito ad un tremendo scontro con il portiere del Grifone Silvano Martina, varcò per diversi interminabili secondi il confine che separa la vita dalla morte. Solo il puntuale e coordinato intervento dei medici sociali delle due formazioni impedì ad un episodio di assumere i contorni del dramma ma non di passare alla storia del nostro calcio.
FUTURO INCERTO - Oggi quella sfida un tempo così prestigiosa appare un incontro di contorno nel palinsesto del campionato che fu il più bello del mondo. Il futuro dei due club è un tempo sospeso nell'incertezza di una programmazione che non sembra esistere. Da una parte c'è un presidente che dopo aver promesso quell'America da cui arriva non sembra in grado di tenere fede alla parola data; dall'altra un patron stanco che da troppo tempo annuncia un passaggio di consegna che pare impossibile da concretizzarsi. Il tutto mentre il calendario delle stagioni scorre via, lasciando dietro di sé il rimpianto di due popoli tormentati dal ricordo di epoche che non ci sono più.