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    Genoa defraudato dal risultato, il Napoli salva la faccia ma non la classifica: altro che chiesa e villaggio

    Genoa defraudato dal risultato, il Napoli salva la faccia ma non la classifica: altro che chiesa e villaggio

    • Renzo Parodi
    Quanto si è divertito nella serata genovese lo spiritello maligno che presiede alle cose del calcio. Ha allungato la mano sul capo del Genoa, trascinandolo al doppio vantaggio (Bani e Retegui) a cavallo tra i due tempi, benedicendo il gagliardissimo spirito guerriero dei ragazzi di Gilardino, magistralmente disposti in campo a togliere spazi e ossigeno ai primattori del Napoli. Quando il match pareva irrimediabilmente destinato a celebrare la prima vittoria casalinga del Genoa, voilà, lo spiritello ha maliziosamente accarezzato gli stanchi lombi del Napoli, per un’ora l’ombra dello squadrone che si era mangiato lo scudetto, e spingendolo amorevolmente a ranghi compatti verso la porta di Martinez, ha propiziato la rocambolesca doppia rimonta. Raspadori e Politano, i cambi decisi nella ripresa da Garcia per lo spento Elmas e per Anguissa, hanno prodigiosamente (e va detto inopinatamente), riportato a galla la barca del Ciuccio, ormai giunta al limite del naufragio. Sarebbe stato il secondo dopo la stecca casalinga contro la Lazio. Il Napoli ha salvato se non la classifica, perlomeno la faccia ma è chiaro che serve molto di più per tenere il passo di Inter e Juve e compagnia bella.

    Maluccio Osimhen e soprattutto Kvara, l’ombra dell’iradiddio che spettacolo mostrò lo scorso anno. Urge cura ricostituente da parte di Garcia. In caso contrario, altro che chiesa al centro del villaggio… Il Genoa ha tutto il diritto di sentirsi defraudato dal risultato. Ha tenuto in pugno il match saldamente e coraggiosamente fino al quarto d’ora finale, ha ceduto alle prodezze di due azzurri (napoletani e italiani, è una buona notizia anche per Spalletti) e insomma Gilardino ha costruito un gran bel Genoa, si fatica ad indicare i migliori in campo. il muro difensivo formato da Bani Dragusin e De Winter ha retto alla grande, almeno fino al doppio crack napoletano del finale. Strootman e Badelj hanno impartito una lezione di sapienza calcistica ai dirimpettai Anguissa e Lobotka (peraltro i meno peggio della compagnia) e davanti l’imprendibile folletto Gudmundsson ha seminato il panico fra gli avversari, arrivando due-tre volte in odore di gol. Retegui con la zampata del 2-0 ha confermato le sue doti di combattente e di centravanti da area di rigore. Anche questa per Spalletti è un’ottima notizia. Atmosfera da brividi al Ferraris, stadio quasi colmo, molta euforia nell’aria, i fumogeni ritardano l’avvio del match di qualche secondo. arbitra Fabbri.

    Soprese in formazione di qua e di là. Gilardino inserisce De Winter e Martin sugli esterni di difesa e avanza Sabelli sulla linea mediana, rinunciando a Vasquez, affaticato dalle partite con la sua nazionale. Si affida a Gudmundsson come rampa di lancio per Retegui. E’ un 4-4-2 che si trasforma in 4-5-1 in fase di non possesso palla. Genoa in maglia gialla, inguardabile, e calzoncini blu. Napoli in completo bianco. Garcia fa turn over, fuori Rrahmani e dentro l’ex Ostigard, Elmas e non Lindstrom per Politano, un po’ acciaccato, accomodatosi in panca pronto all’uso, come avverrà nella ripresa.. Pronti via e il Genoa è gagliardo e sfacciato, pressing a tutto campo sui portatori di palla del Napoli e fiondate negli spai ispirate da Sabelli e dal folletto Gudmundsson che semina il panico sulla trequarti campo. Retegui è una bomba innescata e costringe Ostigard e Di Lorenzo a non perderlo di vista. Il Napoli è compassato e sornione, troppo sornione e prevedibilmente lento. Giro e possesso palla soporiferi che permettono al Genoa di arretrare compatto dietro la linea del pallone e chiudere gli spazi. Per un pezzo non accade nulla di particolarmente serio dalle parti dei due portieri e però è il Genoa a dare l’impressione di avere le migliori cartucce da sparare. Le ripartenze orchestrate dal basso e dirette con maestria dal duo Strootman Badelj aprono voragini nel centrocampo napoletano dove soltanto Anguissa e in impostazione Lobotka riescono a ribatte colpo su colpo. Di Lorenzo avrebbe lò palla buona ma indugia e quando scarica il destro si fa murare d Bani.

    Nessuna traccia di Osimhen, stritolato nella morsa Bani-Dragusin e ignorato dai compagni. Latita pure Kvaratskhelia, Sabelli e De Winter gli tolgono spazio e giocate con raddoppi feroci. Il georgiano risorge nel giro di due minuti, con altrettante ficcanti penetrazioni da sinistra, costringe al fallo da ammonizione prima De Winter e poi Retegui. Ma il Napoli spreca entrambi i ghiotti calci di punizione e giustamente paga dazio. Reteguii dà la sveglia a Meret con un destraccio dalla distanza. E’ l’annuncio del gol che arriva quasi allo spirare del primo tempo. Calcio d’angolo di Gudmunsson, deviazione di De Winter e colpo di testa sottomisura di Bani appostato sul secondo palo. Oplà. Genoa in vantaggio. Il Napoli lamenta una spinta subita a centroarea di Anguissa, Fabbri consulta il Var (Marini-Paganessi) e convalida il gol. Ripresa. Garcia nette mano a Politano per Elmas, oltretutto ammonito dopo appena 18 secondi di gioco. Il Napoli cresce, ma appena un po’. La circolazione di palla migliora, il ritmo sale e però resta la difficolta a fare breccia nel munitissimo dispositivo difensivo allestito da Gilardino che schiera i suoi stretti stretti e vicini gli uni agli altri, togliendo al Napoli al chance di giocare nello spazio. Non rinuncia il Grifone al contropiede e al 10’sugli sviluppi di una respinta sbilenca di Meret e un tiro sbagliato da Strootman, Retegui si avventa come un falco e trasforma il pallone vagante in area nel 2-0 rossoblù. Ferraris in estasi e Napoli alle corde. Garcia tenta la carta della disperazione. Fuori Anguissa per Raspadori e Mario Rui per Olivera. Il Napoli finalmente sale di tono e il Genoa scende, giocoforza, nel bunker, tutti negli ultimi trenta metri a ribattere colpo su colpo senza però negarsi le repliche a campo aperto orchestrate dal tarantolato Gudmundsson e dagli instancabili Sabelli (poi sostituito con Malinovskyi, forse l’unico errore di Gilardino, che ha sguardino il centrocampo) e Frendrup. Il Napoli si getta avanti a pieno organico anche a costo di esporsi alle micidiali ripartenze dritto per dritto dei rossoblù. Cajuste sostituisce Lobotka e proprio il giovane centrocampista serve in corridoio Raspadori che di sinistro, il suo piede debole, fulmina Martinez sul suo palo. Napoli di nuovo in partita appena oltre la mezz’ora di gioco. Il, forcing si alza di tono Gilardino si copre (fuori Strootman dentro Thorsby che va a fare a botte a centrocampo) ma al minuto 38’ una bella manovra in velocità del Napoli, Zielinski libera al tiro Politano che col sinistro infila Martinez ancora sul suo palo. 2-2. Finale con fuochi d’artificio. Il Napoli cerca i tre punti ma per poco no0n cade sotto la solita incursione di Gudmundsson, conclusa con u n cross sul quale Thorsby manca l’appuntamento col pallone a due passi da Meret. Basta così. Ce n’è stato anche troppo. Fabbri ha diretto bene, con polso e il Var ha fatto giustizia due volte delle proteste del Napoli che aveva invocato altrettanti calci di rigore giustamente non assegnati dall’arbitro.

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