AC Milan via Getty Images
Gazidis: 'Milan di nuovo grande con Elliott, RedBird garantirà continuità. Maldini? L'ho assunto tre volte e mi sono speso per il suo rinnovo'
Il suo percorso al Milan sotto la gestione del fondo Elliott, l'imminente closing e il passaggio di consegne con Redbird, ma anche il suo futuro nel club rossonero e il rapporto con Paolo Maldini. L'amministratore delegato della squadra campione d'Italia Ivan Gazidis non si sbilancia più di tanto sulla sua permanenza ("Il tempo giusto per discuterne con la nuova proprietà sarà dopo il closing. Quel che conta non è la mia persona ma il futuro del club"), ma rivendica la bontà del lavoro svolto in 4 anni nell'intervista concessa a Repubblica Affari e Finanza.
"Abbiamo ereditato una società con performance sportive deludenti e gravi difficoltà finanziarie. Abbiamo fatto scelte radicali, abbiamo ricostruito la società dalle fondamenta e l’abbiamo riportata a essere competitiva, in Italia e presto anche in Europa. Più importante ancora della strategia è il modo di fare le cose. In Italia ho trovato un approccio molto gerarchico e formale: il presidente-proprietario decide e detta, gli altri eseguono. Io ho portato un diverso stile di leadership: una squadra eterogenea, persone con background differenti, in grado di confrontare idee e prendere decisioni comuni. La sfida era ridurre il monte stipendi e insieme migliorare le prestazioni. Abbiamo scelto di ingaggiare calciatori giovani e farli crescere all’interno del club. Non spese, ma investimenti per il futuro. Abbiamo deciso di puntare su uno “style of football” più fisico, aggressivo, veloce, propenso all’uno contro uno. Per questo avevamo bisogno di uno staff tecnico innovativo e molto focalizzato sugli obiettivi, coraggioso e capace di reggere alle pressioni: non c’è altro business i cui risultati vengano testati e discussi due volte alla settimana", dichiara il manager sudafricano.
Sulla scelta degli uomini dell'area tecnica: "Per individuare calciatori giovani e con grandi potenziali di crescita avevamo bisogno di una struttura di scouting e analytics “top class”: Geoffrey Moncada e i suoi fanno un lavoro fondamentale. Non credo servano parole per descrivere il valore culturale e manageriale che Paolo Maldini e Frederic Massara – in particolare la combinazione tra i due – hanno portato al Milan. E infine Stefano Pioli: grande capacità di comprensione del calcio moderno, grandi qualità umane, totale
focalizzazione sul lavoro, senza un lamento né una polemica".
Sull'ipotesi Rangnick, poi tramontata nell'estate 2020: "A Pioli avevo detto: ci saranno mille voci e speculazioni, ma quel che accadrà a fine anno dipenderà solo dalle tue performance. Certamente era responsabilità del club valutare possibili alternative. Ma Pioli mi ha ascoltato, i risultati sono arrivati e la sua conferma è venuta naturale. Con Boban nessun problema personale, semplicemente vale il principio per cui il club viene prima di tutto e di tutti. Paolo Maldini l’ho assunto io non una, ma due o tre volte, compreso l’ultimo rinnovo sul quale ho espresso un parere favorevole alla nuova proprietà".
Sul prossimo closing tra Elliott e RedBird: "Io sono il Ceo del Milan, siamo oggetto di questa trattativa che compete solo agli azionisti. Venditore e compratore hanno detto che il closing è programmato entro settembre e non vedo elementi tali da modificare la tempistica. Non conosco i dettagli del negoziato, quello che so è che Elliott ha grande fiducia nel valore e nell’expertise che RedBird può portare nel club, con l’obiettivo condiviso di riportare il Milan ai vertici del calcio europeo. Il fondo di Paul e Gordon Singer è stato un azionista solido in tempi difficili: avrebbe potuto stare fermo in attesa di un compratore e invece ha deciso di investire nella crescita. Cardinale? RedBird ha grandi capacità nel business dello sport e un’alta reputazione internazionale. Il messaggio che ci hanno trasmesso è la volontà di continuare nel cammino che la nostra gestione virtuosa ha avviato in questi anni".
Sul nuovo stadio: "Sono ottimista sulla possibilità di arrivare all’approvazione del progetto finale di uno stadio moderno, capace di accogliere famiglie, donne, bambini e di generare nuovi ricavi. Dobbiamo investire per avere un nuovo stadio, i soldi sono lì, è un architrave del nostro progetto. Sul dove e quando non possiamo fare previsioni certe. E' il sogno di molti tifosi, ma bisogna fare i conti con la realtà di un investimento proibitivo per l’equilibrio finanziario di un solo club. Come ho detto resto ottimista su San Siro ma ovviamente dobbiamo avere anche un piano B".
"Abbiamo ereditato una società con performance sportive deludenti e gravi difficoltà finanziarie. Abbiamo fatto scelte radicali, abbiamo ricostruito la società dalle fondamenta e l’abbiamo riportata a essere competitiva, in Italia e presto anche in Europa. Più importante ancora della strategia è il modo di fare le cose. In Italia ho trovato un approccio molto gerarchico e formale: il presidente-proprietario decide e detta, gli altri eseguono. Io ho portato un diverso stile di leadership: una squadra eterogenea, persone con background differenti, in grado di confrontare idee e prendere decisioni comuni. La sfida era ridurre il monte stipendi e insieme migliorare le prestazioni. Abbiamo scelto di ingaggiare calciatori giovani e farli crescere all’interno del club. Non spese, ma investimenti per il futuro. Abbiamo deciso di puntare su uno “style of football” più fisico, aggressivo, veloce, propenso all’uno contro uno. Per questo avevamo bisogno di uno staff tecnico innovativo e molto focalizzato sugli obiettivi, coraggioso e capace di reggere alle pressioni: non c’è altro business i cui risultati vengano testati e discussi due volte alla settimana", dichiara il manager sudafricano.
Sulla scelta degli uomini dell'area tecnica: "Per individuare calciatori giovani e con grandi potenziali di crescita avevamo bisogno di una struttura di scouting e analytics “top class”: Geoffrey Moncada e i suoi fanno un lavoro fondamentale. Non credo servano parole per descrivere il valore culturale e manageriale che Paolo Maldini e Frederic Massara – in particolare la combinazione tra i due – hanno portato al Milan. E infine Stefano Pioli: grande capacità di comprensione del calcio moderno, grandi qualità umane, totale
focalizzazione sul lavoro, senza un lamento né una polemica".
Sull'ipotesi Rangnick, poi tramontata nell'estate 2020: "A Pioli avevo detto: ci saranno mille voci e speculazioni, ma quel che accadrà a fine anno dipenderà solo dalle tue performance. Certamente era responsabilità del club valutare possibili alternative. Ma Pioli mi ha ascoltato, i risultati sono arrivati e la sua conferma è venuta naturale. Con Boban nessun problema personale, semplicemente vale il principio per cui il club viene prima di tutto e di tutti. Paolo Maldini l’ho assunto io non una, ma due o tre volte, compreso l’ultimo rinnovo sul quale ho espresso un parere favorevole alla nuova proprietà".
Sul prossimo closing tra Elliott e RedBird: "Io sono il Ceo del Milan, siamo oggetto di questa trattativa che compete solo agli azionisti. Venditore e compratore hanno detto che il closing è programmato entro settembre e non vedo elementi tali da modificare la tempistica. Non conosco i dettagli del negoziato, quello che so è che Elliott ha grande fiducia nel valore e nell’expertise che RedBird può portare nel club, con l’obiettivo condiviso di riportare il Milan ai vertici del calcio europeo. Il fondo di Paul e Gordon Singer è stato un azionista solido in tempi difficili: avrebbe potuto stare fermo in attesa di un compratore e invece ha deciso di investire nella crescita. Cardinale? RedBird ha grandi capacità nel business dello sport e un’alta reputazione internazionale. Il messaggio che ci hanno trasmesso è la volontà di continuare nel cammino che la nostra gestione virtuosa ha avviato in questi anni".
Sul nuovo stadio: "Sono ottimista sulla possibilità di arrivare all’approvazione del progetto finale di uno stadio moderno, capace di accogliere famiglie, donne, bambini e di generare nuovi ricavi. Dobbiamo investire per avere un nuovo stadio, i soldi sono lì, è un architrave del nostro progetto. Sul dove e quando non possiamo fare previsioni certe. E' il sogno di molti tifosi, ma bisogna fare i conti con la realtà di un investimento proibitivo per l’equilibrio finanziario di un solo club. Come ho detto resto ottimista su San Siro ma ovviamente dobbiamo avere anche un piano B".