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Gazidis: 'Inter e Juve erano più avanti, così siamo rinati. Strada giusta per tornare al top. Il rinnovo di Ibra...'
SULL'ESSERE CEO DEL MILAN - "Sin da bambino sono un tifoso di calcio, la mia generazione è cresciuta sapendo bene cosa sia il Milan, ovvero una grane squadra con un'incredibile storia europea. E' un club internazionale, ad oggi il Milan ha 530 milioni di tifosi nel mondo, uno dei club più grandi al mondo. Ma arriva da 7-8 davvero difficili, per un motivo o per l'altro, dove le prestazioni sono mai state ad alti livelli. Per me è un’opportunità unica: probabilmente nel calcio non c’è un club di questa importanza, con il giusto lavoro e le giuste idee può essere riportato ai fasti di un tempo. E' una sfida professionale davvero intrigante, ho ritenuto che valesse davvero la pena accettarla. Siamo nel pieno del lavoro ma stiamo andando nella giusta direzione, qui tutto è votato alla grandezza. Questa è una squadra davvero incredibile, è una squadra che davvero hai voglia di vedere dal vivo: gioca un calcio divertente, tanti giocatori giovani che stanno crescendo insieme. C’è entusiasmo".
SUL CALCIO ITALIANO - "L'aspetto emozionale qui, ancor più che Inghilterra, è davvero molto importante. C’è quindi l’opportunità di sdoganare anche in Italia il pensiero strategico, la mentalità per il business. Possiamo farlo, sto iniziando già a vederlo. Per me è una sfida culturale, non solo professionale. Sto imparando una nuova cultura, una nuova lingua; questa settimana ho fatto la mia prima intervista in italiano, un’ora e mezza".
SULLE STRATEGIE - "Quando siamo arrivati il club era davvero in una brutta situazione finanziaria. I ricavi sono rimasti uguali per lungo tempo, mentre gli altri crescevano: non è una situazione che risolvi in un giorno, serve tempo. Abbiamo dovuto ridurre i costi cercando di migliorare le performance, non è facile. Non avremmo potuto fare le cose di Inter e Juve, erano più avanti di noi con i progetti. Abbiamo portato tante nuove idee, affidandoci a un reparto scouting molto buono. Volevamo un qualcuno che guidasse tutto questo e così Maldini è tornato nel club dopo 10 anni per la prima volta. Ci siamo concentrati sui giocatori giovani, abbiamo comprato e continueremo a comprare grandi talenti da tutto il mondo, giocatori vogliosi di migliorare, orgogliosi di vestire questa maglia e la voglia di sviluppare la propria carriera con noi".
I PROGETTI FUORI DAL CAMPO - "Sono diversi, uno è quello dello stadio. Giochiamo a San Siro, un'istituzione per il club e per Milano. Ma il primo anello è del 1924, il secondo del 1950 e il terzo del 1990. Non ha le strutture adeguate richieste dallo sport moderno: in Italia servono nuovi stadi, nuove strutture. Una delle nostre priorità è costruire qui un nuovo stadio, abbiamo fatto progressi su questo tema negli ultimi due anni. Il secondo pilastro è quello di modernizzare il club, sviluppando la digitalizzazione del club per raggiungere più tifosi possibile in giro per il mondo. Stiamo parlando, inoltre, del futuro del calcio europeo ed è molto importante che anche il Milan partecipi in modo attivo e centrale a questo discorso. Siamo al tavolo delle discussioni in una posizione attiva e rispettata sia in Italia che in Europa. Il Milan sarà al centro dei prossimi sviluppi del calcio nazionale e internazionale".
SU IBRAHIMOVIC - "Ibra è un'eccezione alle regole, non so come faccia. Ha voglia e motivazioni straordinarie. Questa è una grande sfida per lui, sta segnando una marea di gol e tutta la squadra è con lui: i giovani lo prendono come esempio. Perché non continuare? Se continua a giocare così, se fisicamente riesce e continua ad essere così, se la sua famiglia accetterà il fatto che continui in Italia... Perché non continuare?".