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Gavillucci: 'Io dismesso con un sms, lotto per tutti gli arbitri. Nicchi? Mi disse che avrei trovato altri hobby'
Claudio Gavillucci, arbitro della sezione di Latina, dismesso dall'AIA al termine della scorsa stagione per "motivate scelte tecniche" non ci sta. E, al di là della causa persa davanti al Coni per essere riammesso in organico che proverà a ribaltare con i suoi avvocati, ha deciso di dire la sua dalle pagine de Il Corriere dello Sport. "La comunicazione mi fu data il 30 giugno scorso dal designatore Rizzoli, ero negli Usa in viaggio di nozze. "Ciao Claudio, purtroppo ho fatto l'ultimo tentativo che non ha dato esiti positivi", mi scrisse in un messaggio".
Secondo Gavillucci, il motivo del suo allontanamento è da individuare nella scelta di interrompere per 5 minuti, per cori razzisti e di discriminazione territoriale, la partita tra Sampdoria e Napoli del 13 maggio 2018, la penultima in carriera per il direttore di gara: "Non voglio crederci, anche se è stupefacente come abbiano cambiato un protocollo Uefa/Fifa dopo l'ultimo Inter-Napoli... Ormai la mano sul fuoco non la metto più su nulla e nessuno. Feci comunque la cosa giusta, questi cori erano vergognosi e dovevano cessare. Lo rifarei altre cento volte".
Non la pensava così, evidentemente, il presidente degli arbitri Marcello Nicchi, che alla richiesta di spiegazioni di Gavillucci ha risposto in maniera gelida: "L'arbitraggio è come un hobby, ora ne troverai altri". Frasi che l'arbitro laziale non ha chiaramente digerito e che sono fra i tanti motivi che lo hanno portato a proseguire la battaglia, di contestazione della sentenza definitiva del Coni sulla sua dismissione, arrivata secondo lui su pressione della FIGC (che si è costituita in giudizio dalla parte dell'AIA: "Il presidente Gravina è una brava persona, ma la sua presa di posizione potrebbe aver spostato alcuni equilibri". Gavillucci dichiara di volersi battere per gli arbitri in generale, una figura che, a differenza di calciatori, allenatori, dirigenti e medici, è precaria, non ha un contratto fissa e alcun tipo di tutela".
Secondo Gavillucci, il motivo del suo allontanamento è da individuare nella scelta di interrompere per 5 minuti, per cori razzisti e di discriminazione territoriale, la partita tra Sampdoria e Napoli del 13 maggio 2018, la penultima in carriera per il direttore di gara: "Non voglio crederci, anche se è stupefacente come abbiano cambiato un protocollo Uefa/Fifa dopo l'ultimo Inter-Napoli... Ormai la mano sul fuoco non la metto più su nulla e nessuno. Feci comunque la cosa giusta, questi cori erano vergognosi e dovevano cessare. Lo rifarei altre cento volte".
Non la pensava così, evidentemente, il presidente degli arbitri Marcello Nicchi, che alla richiesta di spiegazioni di Gavillucci ha risposto in maniera gelida: "L'arbitraggio è come un hobby, ora ne troverai altri". Frasi che l'arbitro laziale non ha chiaramente digerito e che sono fra i tanti motivi che lo hanno portato a proseguire la battaglia, di contestazione della sentenza definitiva del Coni sulla sua dismissione, arrivata secondo lui su pressione della FIGC (che si è costituita in giudizio dalla parte dell'AIA: "Il presidente Gravina è una brava persona, ma la sua presa di posizione potrebbe aver spostato alcuni equilibri". Gavillucci dichiara di volersi battere per gli arbitri in generale, una figura che, a differenza di calciatori, allenatori, dirigenti e medici, è precaria, non ha un contratto fissa e alcun tipo di tutela".