Gattuso sulla panchina del Milan: perchè sì, perché no
Sei giorni per tenersi stretto il Milan, sei giorni per non perdere il treno più importante della carriera. Vincenzo Montella sbuffa, cerca spiegazioni e soluzioni, si irrita. Sa che il tempo è scaduto, le parole di Marco Fassone di ieri a Milantv suonano come un ultimo appello. Sulla carta ha due impegni ampiamente alla portata, contro l'Aek Atene in Europa League e il Sassuolo in campionato. Servono due vittorie, in caso contrario scatterà l'esonero. L'alternativa che sta prendendo piede nelle ultime ore è quella di Gennaro Gattuso, attuale tecnico della Primavera rossonera.
PERCHE' SI - Il legame forte con Mirabelli, la grande conoscenza dell'ambiente sono due fattori che hanno permesso a Gattuso di mettere la freccia e sorpassare Paulo Sousa nella corsa alla panchina del Milan. Rino ha portato metodologie nuove, studiate con il suo staff, negli allenamenti. Dalle parti di Milanello si racconta che i suoi ragazzi escano quasi stremati dalle sedute, con un'attenzione alla parte atletica maniacale. Il lavoro svolto fin qui è molto apprezzato dalla società, dopo le difficoltà iniziali la sua squadra sta mietendo vittorie su vittorie tra campionato e coppa Italia. L'ex bandiera rossonera, con il suo carisma e la sua fame di vittorie, potrebbe dare uno scossone ad uno spogliatoio dove vi sono fin troppi musi lunghi. Senza dimenticare il legame viscerale con i tifosi, sempre più delusi da questo avvio disastroso in campionato. Dal punto di vista tattico, predilige il 4-2-3-1 che ben si sposerebbe con le caratteristiche di Suso, Calhanoglu e Bonaventura. Dulcis in fundo, l'aspetto economico e progettuale: optare per una soluzione interna eviterebbe al Milan un importante impegno economico fin da subito e gli permetterebbe di pianificare con calma e gesso la prossima stagione.
PERCHE' NO - C'è un aspetto molto importante che mette quasi in secondo piano l'aspetto romantico di questo possibile avvicendamento: Gattuso non ha mai allenato in serie A. Il suo curriculum da allenatore per la Prima squadra recita, un mese da allenatore al Sion, un esonero a Palermo, dimissioni rassegnate dopo sole sette partite all'Ofi Creta, una promozione in B con il Pisa con annessa retrocessione nell'attuale serie C al Pisa. Certo, Rino ha allenato in piazze dove vi erano pesanti problemi ambientali o societari. Non è mai stato messo nelle condizioni di poter pensare esclusivamente al campo e all'aspetto tecnico-tattico. L'inesperienza a certi livelli potrebbe pesare, senza dimenticare gli esperimenti mal riusciti del passato con alcuni suoi ex compagni come Seedorf, Inzaghi e Brocchi. L'incognita dei giocatori che potrebbero vederlo solo come un traghettatore, una fase di passaggio fino a giugno prima di abbracciare un altro allenatore. Tutti fattori che meritano di essere considerati con attenzione, anche perché l'ex numero 8 rossonero ha scritto la storia del club e merita il massimo rispetto da parte di tutte le componenti dell'ambiente Milan.