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Gattuso: 'Non siamo una squadra, il ritiro era il minimo. Mai pensato alle dimissioni e sul futuro di Bonucci...'
L'allenatore del Milan Gennaro Gattuso è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della partita contro l'Atalanta. Un match delicato per i rossoneri al termine di una settimana trascorsa in ritiro a Milanello per dare la scossa a una squadra reduce dalla debacle di Verona. Ecco i punti affrontati dal tecnico:
SUL RITIRO - "Siamo stati insieme più di qualche ora, è stato bello vedere le famiglie, le mogli dei giocatori. Abbiamo fatto anche una cena tra di noi. Abbiamo lavorato, abbiamo fatto qualche ora in più in campo. Il problema di questa squadra non è come lavora ma avevamo bisogno del veleno, che qualcuno dia qualcosa in più. C'è l'esperienza delle persone più grandi, con una parola o una chiacchera in più, correggere qualche posizione in campo. Alla prima difficoltà la squadra scompare dal campo, si vede dai filmati, dall'andamento delle partite. Era il minimo venire qui a lavorare qua dopo il punto a Benevento e il 3-0 a Verona. Sono state scritte tante falsità, non c'è stato un giocatore che si è ribellato. Se qualcuno si ribellava eravate i primi a saperlo. Nel mondo di oggi le cose antiche sono ancora più belle. Quando abbiamo proposto il ritiro abbiamo pensato di stare qua fino alla partita con l'Atalanta".
SUI PROBLEMI DELLA SQUADRA - "I numeri sono belli, ma dobbiamo dare la sensazione di giocare da squadra. Ci arriviamo in scioltezza nella costruzione del gioco. Il problema è in transizione, facciamo fatica, dobbiamo lavorare bene sulle preventive, stare corti, insisto su questo concetto e sulla lettura. Non mi capacito quando i due terzini vanno contemporaneamente. A Verona è successo tantissime volte. Non è un caso che quando becchiamo giocatori veloci palla al piede cominciamo a sfilacciarci e perdere le distanze, dobbiamo migliorare".
SUL RITIRO - "Siamo stati insieme più di qualche ora, è stato bello vedere le famiglie, le mogli dei giocatori. Abbiamo fatto anche una cena tra di noi. Abbiamo lavorato, abbiamo fatto qualche ora in più in campo. Il problema di questa squadra non è come lavora ma avevamo bisogno del veleno, che qualcuno dia qualcosa in più. C'è l'esperienza delle persone più grandi, con una parola o una chiacchera in più, correggere qualche posizione in campo. Alla prima difficoltà la squadra scompare dal campo, si vede dai filmati, dall'andamento delle partite. Era il minimo venire qui a lavorare qua dopo il punto a Benevento e il 3-0 a Verona. Sono state scritte tante falsità, non c'è stato un giocatore che si è ribellato. Se qualcuno si ribellava eravate i primi a saperlo. Nel mondo di oggi le cose antiche sono ancora più belle. Quando abbiamo proposto il ritiro abbiamo pensato di stare qua fino alla partita con l'Atalanta".
SUI PROBLEMI DELLA SQUADRA - "I numeri sono belli, ma dobbiamo dare la sensazione di giocare da squadra. Ci arriviamo in scioltezza nella costruzione del gioco. Il problema è in transizione, facciamo fatica, dobbiamo lavorare bene sulle preventive, stare corti, insisto su questo concetto e sulla lettura. Non mi capacito quando i due terzini vanno contemporaneamente. A Verona è successo tantissime volte. Non è un caso che quando becchiamo giocatori veloci palla al piede cominciamo a sfilacciarci e perdere le distanze, dobbiamo migliorare".
SUL KO DI VERONA - "Non ero soddisfatto perché ogni volta che diamo campo agli avversari diamo la sensazione di subire gol ad ogni occasione. Come cominciamo ad allungarci vengono fuori tutte le nostre pecche".
SULLE VOCI DI DIMISSIONI - "Non ci ho mai pensato, sono stato in sede per parlare del ritiro. Per me è una grandissima occasione, sapevo quando ho accettato che c'erano delle difficoltà. Sapevo che c'è da lavorare, ho grandissime responsabilità. Abbiamo 300/400 milioni di tifosi nel mondo. Il ritiro non è punitivo".
SULLE PAROLE DI BERLUSCONI - "Non c'è nulla di nuovo, ci ho parlato un'ora quando sono diventato allenatore. Lo sa anche mio figlio che il presidente ama i due centravanti e la mezza punta, ma in questo momento io devo valutare le caratteristiche dei miei giocatori".
SU BONUCCI - "La settimana scorsa avete sentito cosa ho detto? E' sempre il primo a mettere la faccia di fronte i problemi, non si tira indietro, è un esempio per tutti gli altri, parlo ogni giorno con lui. Nessuno mi ha detto che tra un po' non ci vedremo più. Ad oggi è uno dei giocatori che fa di tutto per risolvere i problemi, si assume le responsabilità. E' un giocatore seguito da tutti gli altri, importantissimo. Non vedo nulla di strano che un giocatore del Milan vada a cena con due ex compagni di squadra. Fa un po' di rumore dopo una sconfitta ma non ci vedo nulla di strano".
SULLA SOCIETA' - "Quando parlo con Fassone, con Mirabelli e Han Li, ci chiediamo cosa possiamo fare per far esprimere questa squadra. Non è vero che la società non è presente. Parliamo di numeri, di video, discutiamo anche di quello, non solo cosa pensa la mia testa e quella dei dirigenti".
SULLE MANCANZE DELLA SQUADRA - "Non basta la vittoria con l'Atalanta per uscire da questo momento, perché venivamo dalle due vittorie con Verona e Bologna. Serve invece qualche incazzatura in più da parte dei giocatori, dobbiamo capire che non si può pensare al proprio orticello. Non sarà bello da vedere, vorrei vedere compattezza, ma sono io che dovrò trasmetterlo. Sono onesto con loro, possono piacere o no, dobbiamo fare di più".