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    Gattuso ha cambiato il Milan in 4 mosse: ma per la Champions è tardi

    Gattuso ha cambiato il Milan in 4 mosse: ma per la Champions è tardi

    • Giancarlo Padovan
    Il Milan fa sul serio. Ma, se possibile, Rino Gattuso ancora di più. Il sacco di Roma, perché quello rappresenta il 2-0 perpetrato all’Olimpico, porta i rossoneri a sei punti dal quinto posto, occupato ora dagli uomini di Di Francesco. E’ tutta una questione di punti di vista. La Roma, da questa sera e per una settimana, sarà fuori dalla Champions League (è dietro alla Lazio di due punti e all’Inter di uno), mentre il MIlan, sbarcato in Europa League, guarda ancora più su. Domenica c’è il derby di MIlano e con un’altra vittoria i rossoneri si metterebbero sulla scia dell’Inter (meno quattro possibile, adesso sono a meno sette). Insomma, dove per gli altri (Inter e Roma) comincia la crisi, per il Milan continua la risalita. Costante, sicura, agile.

    In testa a questa rincorsa c’è un uomo sul quale nessuno - nemmeno i tifosi più ortodossi - avrebbero scommesso un euro. Eppure Gattuso è un allenatore serio, laborioso, preparato. In pochi anni ha già vinto un campionato di serie C (con il Pisa) e disputato una dignitosissima serie B  (anche se conclusa con una retrocessione). In serie A non ha mai allenato e affidargli il MIlan, dopo Montella, sembrava più di un azzardo: una specie di resa nella speranza che facesse meno danni possibili e la stagione venisse archiviata sotto alla voce “transizione”. Invece Gattuso, come dice il “milanologo” e ottimo scrittore Luca Serafini, ha fatto quattro cose prioritarie che hanno cambiato la squadra. Anzi, che hanno fatto diventare squadra un gruppo sgangherato e rassegnato.
     
    La prima: ha scelto una formazione base. Quella che, tra l’altro, ha battuto anche la Roma. La seconda: battezzato un sistema di gioco, il 4-3-3, e perseverato su quella strada senza derogare mai. La terza: imposto alla squadra di essere più corta e più stretta. La quarta: definito la trama attraverso uno o due tocchi al massimo. Non tutto ha funzionato subito. Ci sono state sconfitte cocenti (con il Verona al Bentegodi) e in Europa League (a qualificazione già raggiunta), ma il lavoro, la serietà e la fiducia dei giocatori nel tecnico (e viceversa) hanno cominciato a pagare. Ora si tratta solo di stabilire dove questo Milan gattusiano arriverà. Ha tre strade da battere e tutte sono aperte. In Coppa Italia, mercoledì con la Lazio, gioca la semifinale di ritorno. Parte dallo 0-0 dell’andata a San Siro e sa che non è favorito. Sia perché la Lazio è tornata a correre e a segnare, sia perché si gioca all’Olimpico. In Europa League se la vedrà con l’Arsenal negli ottavi. Per me può passare e, se ce la farà, arriverà lontano (ricordo, a chi lo avesse dimenticato, che chi vince l’Europa League va direttamente in Champions).
       
    Il campionato è quello che potrebbe regalare le maggiori soddisfazioni e anche la più clamorosa delle sorprese. Io, per prudenza nei confronti di Gattuso, dico che ha preso la squadra troppo lontana dalla zona Champions per farcela. Tuttavia è bene che tecnico e giocatori si tappino le orecchie e proseguano come stanno facendo. Anche Roma doveva fungere da ridimensionamento. Al contrario, è stato un trionfo. Primo tempo di controllo (tre mini-occasioni per la Roma contro zero del Milan), ripresa di iniziativa - non dico comando - e sostanza. Saldissima la difesa con Romagnoli gladiatorio. Euclideo il centrocampo con Biglia tornato a livelli eccellenti. Micidiale Suso in coppia con Cutrone. Insieme hanno confezionato il gol del primo vantaggio (3’ della ripresa: cross dello spagnolo, smarcamento profondo e tacco dell’ex primavera), poi ci ha pensato Gattuso. 

    Infatti, mentre Di Francesco toglieva Nainggolan per inserire Dzeko e passava al 4-2-4, l’allenatore milanista avvicendava Cutrone con Kalinic, regalando al MIlan sia il contropiede, sia la possibilità di giocar palla lunga sulla figura del croato. Detto che Kalinic avrebbe potuto segnare al 27’ (assist di Calhanoglu), ma che Alisson si è opposto con bravura, non si può sottacerne i meriti quando ha scambiato con Calabria, liberando il terzino davangti al portiere brasiliano (29’). Tocco sotto il pallone e grande gol. Sarebbe potuta finire addirittura in goleada se Borini, entrato per Suso a otto dalla fine, non avesse spropositato in curva un assist perfetto di Calhanoglu. Milan gigantesco, Roma piccola. Fischi su tutto. Gattuso va avanti e sa perché bisogna crederci. 

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