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    Gattuso: 'Come allenatore mi ispiro ad Ancelotti'

    Gattuso: 'Come allenatore mi ispiro ad Ancelotti'

    Gennaro Gattuso, futuro tecnico del Palermo, ha ripercorso il suo passato da giocatore del Milan al quotidiano svizzero Ticino on-line.

    Prima di Sion ti sei dovuto confrontare con la malattia.
    “È stato qualcosa di incredibile. I problemi, il cortisone tutti i giorni, mi hanno fatto venire ancora più voglia di fare parte di questo mondo, del mio mondo”.

    Nella tua carriera hai avuto molti allenatori, ci sarà qualcuno al quale ti ispirerai?
    “Ancelotti, Zaccheroni, Lippi, tanti hanno mostrato idee interessanti di calcio. Per quanto riguarda il carattere, però, quello è mio. Non è qualcosa che puoi copiare da qualcuno: o ce l’hai o non ce l’hai. Importante, comunque, è essere coerenti: non puoi, per esempio, dire a tuo figlio di non fumare e poi farti trovare con la sigaretta in bocca. Quando si impostano delle regole non si può non rispettarle. Se questo accade, se qualcuno tenta di fare il furbo, finisce che gli equilibri si rompono”.

    Ce ne sarà però uno particolare, con cui hai legato tanto?

    “Un nome? Dico Ancelotti. Quando eravamo al Milan lui per noi era come un papà. Durante la settimana c’era chi aveva problemi con la moglie o chi faceva qualche stronzata in giro. Bene lui ci accoglieva nel suo ufficio, ci metteva una mano sulla spalla e ci diceva: “oggi metti a posto i tuoi problemi e non ti allenare””.

    Carletto vuol dire Milan…
    “È stato un sogno, per me rossonero fin da bambino, durato tredici anni. In campo mi sentivo il capitano ma anche il capo ultras. Mi sentivo addosso la maglia. Ancora oggi quando vedo Milan Channel mi emoziono: siamo riusciti a fare tanto. Ed è anche per questo che ho il dente avvelenato con il Sion, che quando parlo dei biancorossi mi incazzo: lì avrei voluto lasciare qualcosa d’importante. Ma non è stato possibile. Solo chi ha vissuto quell’ambiente sa quel che ci hanno fatto passare”.

    Nella tua carriera sono arrivati tanti grandi successi.

    “Eppure tra gli avvenimenti che più spesso ricordo ci sono l’aggressione a Joe Jordan (assistente coach del Tottenham durante una gara di Champions) e la canzoncina contro Leonardo (ex Milan passato all’Inter), con il quale già c’era attrito. Due episodi bui, capitati in un momento di scarsa lucidità. Me ne vergogno ancora ora”.

    Due in un’intera carriera non sono poi tantissimi.
    “Sarà, ma ho fatto comunque una figura di merda. Una stronzata”.

    Gattuso è universalmente conosciuto come uomo prima ancora che come calciatore.

    “Faccio solo quel che mi sento. Niente di particolare. Sono fiero delle mie origini e vado per la mia strada. E poi provo a dare il massimo per i bambini: a Schiavonea, il mio paese natale, ho una scuola calcio con 150 giovani, ho costruito uno stadio e messo in piedi una fondazione che tira via bimbi dalla strada. Sono queste le cose importanti”.


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