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Gandini a CM: 'Eurolega esempio per la Superlega, può convivere con la Champions. Vicino al ritorno al Milan, ho parlato anche coi Friedkin'
LA SUPERLEGA - "La mia esperienza nel basket è limitata, ma mi ricordo che l'Eurolega nel 2000 fu un esempio per tutte le squadre europee di calcio. E' stata un'esperienza dirompente nella pallacanestro, ora è un po' diversa, nacque dalla spinta delle società e delle Leghe, ci fu la Uleb, la associazione europea delle leghe europee. E' una lega molto simile a quella che potrebbe essere la SuperLeague, con una serie di club fondatori membri permanenti. L'Eurolega decide a periodi quali squadre possono rientrare e invitate. La Segafredo Bologna è arrivata a un passo dalla qualificazione all'Eurolega, Sassari e Brindisi sono stati in gioco tanto nelle coppe Fiba... L'Eurolega ha insegnato che si può convivere con una competizione differente ad alto livello".
SU BERLUSCONI - "Se fu il primo a parlarne della Superlega? Sì, Berlusconi, nel 1988, che era in grandissimi rapporti con Mendoza, allora presidente del Real, aveva parlato di una maxi competizione... La Champions League nel 1993 è stata una conseguenza, che oggi ha un formato a 32 squadre che varrà anche per le prossime due stagioni e poi un nuovo formato a 36 squadre dal 2024. Quali saranno queste squadre sarà dura capirlo".
SUPERLEGA, UEFA E FIFA - "In 20 anni di Eurolega c'è sempre stato da fare per i tribunali europei, qualche causa è rimasta aperta, ci sono frizioni tra enti per accaparrarsi le migliori squadre del continente. Si può sicuramente gestire una cosa del genere, non si può discutere sulla legittimità di partecipare a una competizione o a un'altra da parte di un club. Sul calcio l'impatto sociale è moltiplicato per n volte rispetto al basket europeo. La convivenza è possibile, non nel breve, la decisione con cui la Superlega e la Uefa abbiamo reagito, e quello che si è generato con gli interventi anche politici, lo dimostra".
RITORNO A ROMA? - "Mi sono formato nel calcio, ho avuto la fortuna di attraversare periodi straordinari, per la maggior parte della mia carriera col Milan, poi due anni a Roma con risultati sul campo diversi rispetto a quelli degli anni precedenti, con una semifinale di Champions. Era un percorso che sembrava indirizzato al successo, poi nella realtà dei fatti l'esperienza è stata più complessa di quello che aspettavo. Siamo arrivati a un punto in cui secondo la proprietà la mia esperienza da ad aveva portato i risultati che ci si aspettava e non c'era la necessità di proseguire e dall'altra parte c'erano stati delle opportunità di rientrare al Milan con una nuova proprietà, cosa che poi non si è concretizzata. Sono un professionista, ho una grandissima esperienza nel calcio e quello che succederà nel futuro non posso prevederlo. Friedkin? Li conosco, padre e figlio. Li ho incontrati molto tempo fa, ma quando non erano proprietari della Roma".
SU MALDINI E IL MILAN - "Milan andato oltre le aspettative, fino a quando ha retto dal punto di vista fisico ha fatto cose non pronosticabili. Ora sta facendo un po' fatica, Pioli ha fatto conto su risorse limitate, forse le ha spremute troppo quando c'erano tanti infortuni. Maldini e Massara? Il loro contributo è stato visibile, Maldini ha fatto il suo apprendistato, con Leonardo, e poi si è imposto in alcune circostanze, dimostrando la stoffa del campione. Anche per Paolo varranno i risultati, ma sono molto contento".
SENSAZIONI SULLA SUPERLEGA - "I rapporti tra i club di vertici e l'Eca ci sono sempre stati. Le squadre europee hanno giustamente pretese hanno una sedia al tavolo di chi prendeva le decisioni, e questo ha portato a una situazione paritaria, con membri nel board. Temo che questo strappo sia molto profondo e che disegni una dicotomia tra quello che è sport-spettacolo e quello che noi intendiamo come sport a livello europeo. Queste squadre vanno qualcosa di diverso, non è più il campionato come lo intendiamo noi, qui è un discorso diverso, di andare verso una platea che sta cambiando, in termini demografici, di età. Lo strappo, ripeto, è molto profondo. Mi è chiaro cos'è il calcio per come lo intendiamo, ed è per questo che è rimasto così. Invece noi siamo club professionisti, siamo brand, siamo imprenditori e dobbiamo andare verso strade differenti".