Furlani: 'Il progetto Milan si basa sul successo sportivo. Stadio a San Donato? Passi in avanti difficili in tre anni...'
STADIO - “Preferisco non fare pronostici, fare progetti stadi in Italia non è facile. San Siro 2 è abbandonato, ora puntiamo su San Donato”.
PROGETTO REDBIRD - “E' un progetto si basa sul successo sportivo. Sono convinto che debba essere così, nel medio periodo gli interessi del tifoso e dell’azionista sono gli stessi. Il successo sportivo crea un successo finanziario. E’ strano dirlo e ripeterlo. Ma le risorse che vengono create dal business vengono reinvestite nel prodotto calcio per avere più successo”.
DECRETO CRESCITA - “Ci troviamo, come calcio italiano, in una situazione in cui ci sono tante forze contro di noi: l’impossibilità di fare stadi, la pirateria. Poi ci sono anche altri aspetti che rendono il calcio italiano meno competitivo: dalla struttura dei contratti ad altri aspetti. Il Decreto Crescita è l’unica leva che c’è. Voglio ribadire una cosa importante: il calcio non è un giocattolo, è un’industria che attrae brand internazionali e talenti (grazie al decreto crescita). Partnership e diritti televisivi arrivano dagli esteri, anche per quanto riguarda le infrastrutture. A me sembra una pazzia, quindi, andare a cambiare una norma che ci permette di andare nella direzione giusta e che, come dice la parola, aiuta il paese a crescere (Decreto Crescita, ndr). Alcuni hanno espresso la preoccupazione che impatti settori giovanili e vivai: io dico sediamoci al tavolo e parliamone. Il Milan è disposto a investire ancora di più nei giovani: saremmo contentissimi di portare avanti i nostri ragazzi. Per noi questa è una priorità, ma tagliare il Decreto Crescita che porta capitali verso il calcio italiano vuol dire ridurre le risorse per i club quindi avrebbe un impatto negativo anche su gli investimenti nel settore giovanile”.
ARABIA SAUDITA - “Se c’è un nuovo player che porta capitali non può che essere una cosa buona: credo sia un’opportunità per tutti”.
STATI UNITI - “È ovvio che guardiamo a quel mercato: è l’industria sportiva più grande al mondo. Il calcio - maschile e femminile - è in grande crescita: avranno il Mondiale e in più noi abbiamo i nostri azionisti che hanno alta connettività e sono esperti di questo mondo”.
FUTURO - “Per il Milan c’è un percorso di crescita continua. Vogliamo accrescere il business per contribuire ancora di più agli investimenti sportivi. Da qui a tre anni spero che avremo fatto passi avanti sul progetto stadio, anche se è difficile”.
OBIETTIVI – “Più difficile vincere lo Scudetto o pareggiare il bilancio? Entrambe difficili, diciamo che se vinci lo Scudetto è più facile sistemare il bilancio. La vittoria in campo porta vittorie sul bilancio e viceversa”.
CALCIO COME FULCRO - “Il Milan è una società di calcio, quindi se non funziona il calcio non funziona il resto. Siamo parte di una comunità - La Serie A - con 19 squadre e anche se siamo rivali in campo, dobbiamo lavorare insieme per migliorare il movimento. Prioritario combattere la pirateria che è un dramma e ragionare sugli stadi, che non sono al livello degli altri paesi europei. Questo impatta tutto il calcio: noi ci stiamo impegnando sul progetto stadio e sono contento che lo stiano facendo anche altri club.”
DIRITTI TV - “L’idea che si vada a fare il canale della Serie A è sì arrivi ad avere ricavi maggiori è innovativa e interessante, ma non senza rischi. Non c’è una prova che io conosca che dimostri che questa è la strada giusta. Secondo me non è stata fatta abbastanza analisi per capire se questa è la strada giusta. Come Serie A abbiamo deciso che non eravamo pronti e quindi abbiamo preferito proseguire con la forma tradizionale. Può essere un passo successivo? Ora abbiamo un contratto di cinque anni, chissà come cambierà il mondo…”
CEO DEL MILAN - “Il lavoro dei sogni era il centravanti, ma ero scarso, quindi mi è toccato questo lavoro (ride ndr). Io sono entrato al Milan quando stava per fallire, quindi c’era e c’è un grande senso di responsabilità verso il club e la sua storia. Bisogna stare attenti e gestire le cose prudentemente, poi è chiaro che c’è voglia di fare bene”