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    Frosinonemania, oltre la sconfitta di San Siro: applausi per Di Francesco e la sua bella gioventù

    Frosinonemania, oltre la sconfitta di San Siro: applausi per Di Francesco e la sua bella gioventù

    • Roberto De Luca
    È una bottiglia amara quella che il Frosinone ha dovuto sorseggiare al termine dell’anticipo della quattordicesima giornata di A contro il Milan. C’era una grande attesa per la sfida con i rossoneri: alla fine zero punti, molto rammarico, qualche giustificazione ma anche numerosi motivi di ottimismo e speranza per il prosieguo di stagione. Un film che, a dire il vero, sembra di averlo già visto. E così diventa facile tornare con la memoria ad appena 20 giorni fa oppure al 1º ottobre. Cambiano le dirette concorrenti (Inter e Roma) ma non le scene: i giallazzurri comandano le operazioni e sprecano, gli altri invece segnano al primo affondo per poi amministrare.

    LEITMOTIV - Al cospetto del Diavolo è accaduta un po’ la stessa cosa, seppur in modalità part-time. Perché l’uno-due giunto sull’asse Jović-Pulisic tra fine primo tempo ed avvio di ripresa ha smorzato sul nascere le ambizioni dei ciociari. La squadra di Eusebio Di Francesco ha continuato sì a palleggiare con personalità, affidandosi alla costante ricerca del suo talento più puro (Soulé, ndr) senza però impensierire più di tanto la retroguardia milanista. A differenza di quanto accaduto nei primi 45’, ben condotti e terminati con la delusione di una rilevante produzione offensiva non concretizzatasi in rete. In tal senso, spicca l’invito a nozze di Tomori mandato a monte da Cuni. Chissà quali connotati avrebbe assunto la partita se l’esito fosse stato diverso? E San Siro come avrebbe reagito nei confronti dell’undici di Pioli, inevitabilmente sotto pressione dopo il ko in Champions? Interrogativi che, all’indomani del 3-1 finale, attanagliano in modo lecito l’ambiente frusinate. Ed è nei meandri di queste domande che si possono scovare le risposte più belle.

    CONSAPEVOLEZZA - Perché tornare da Milano con un piccolo stato di delusione interiore è già un successo. Farlo con la forza delle idee e di un calcio sempre orientato a proporre va ad impreziosire il quadro emozionale, denso di certezze dalle quali ripartire con accresciuta fiducia. A cominciare dalla classifica e dai 18 punti finora totalizzati, un bottino apparentemente da Europa ma in realtà fondamentale per il perseguimento del vero obiettivo: la salvezza. Confidando nel recupero di pedine importanti dall’infermeria (da Mazzitelli e Harroui giungendo a Lirola, per Marchizza i tempi saranno più lunghi, ndr) e che per Reinier, uscito anzitempo ieri sera, il problema muscolare accusato non sia nulla di serio. La strada, del resto, l’ha tracciata lo stesso Di Francesco nel post gara: «Teniamoci i 18 punti, non pensiamo solo alle partite esterne perché ci sarebbe da pensarne a tante a partire da quella di Cagliari. Ditemi dove finora abbiamo sfigurato fuori casa. Noi andiamo a giocarcela sempre alla grande. E non dimenticate mai da dove arrivano questi ragazzi e chi avevamo davanti. Loro avevano delle assenze ma le avevamo anche noi. E non abbiamo affatto sfigurato. Anche se dobbiamo migliorare fuori casa, senza dubbio. Ma teniamoci stretti questi 18 punti». E la bontà di un percorso che merita di essere valutato ben oltre le mere logiche dei risultati. Solo applausi per DiFra e la sua bella gioventù.

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