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    Frosinonemania: il quadro della disfatta in una chiave tattica

    Frosinonemania: il quadro della disfatta in una chiave tattica

    • Alessandro Iacobelli
    Una volta era il quarto d’ora granata. Oggi sono stati i ventidue minuti di Belotti. Prima di testa, poi con un gesto balistico ammirevole. Due colpi che, nel secondo tempo, hanno messo in ginocchio il Frosinone. Un Frosinone bello e giusto solo per un tempo. Pochissimo per avere la meglio di una corazzata che lotta, con merito, per un posto in Europa League.

    Quali e quanti errori? Uno e piuttosto rilevante: l’assetto tattico. Nello scacchiere odierno le contendenti si sono presentate schierandosi a specchio. Il 3-5-2, nelle rispettive interpretazioni, ha finito per imbottigliare la partita. Quando i sistemi sono speculari, inevitabilmente, ci si gioca tutto nei duelli individuali. Sulla destra Paganini, eroico a Genova, ha sudato e sofferto la verve di Ansaldi. Il buon Luca ha comunque strappato un’ampia sufficienza grazie al momentaneo e illusorio goal del vantaggio. 

    Farraginosi, in trincea, Goldaniga e Capuano. Il frastuono provocato dal duo Belotti-Zaza, oltre alle sortite in ottica offensiva di Baselli, hanno fatto venire l’emicrania ai due difensori. In avanti Pinamonti è parso troppo distante dalla porta. Questo, in sintesi, il quadro della disfatta. L’occasione era ghiotta per cambiare il vestito. Passare dal 3-5-2 ad un 4-3-1-2 con Ciano dietro Pinamonti ed uno tra Ciofani e Trotta. Tre in mediana e difesa a quattro con un centrale in meno.

    Era una finale. Dopo l’intervallo si è notato un evidente calo mentale e fisico da parte dei canarini. Occhi appannati, gambe legate e testa poco concentrata. Il cambio Trotta-Maiello ha tolto precisione in cabina di regia senza stimolare la vivacità in attacco. 

    E adesso? Due scontri senza ritorno. Empoli e Spal diranno se questo Frosinone potrà conservare ancora il remoto sogno di restare nel gotha. 

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