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Frosinonemania: coraggio, carattere e qualità. Di Francesco, che bellezza!
CHE AVVIO - Il pari in rimonta del “Benito Stirpe” è divenuto soltanto uno dei tanti casi dimostrativi della mentalità calcistica inculcata ai giallazzurri dal condottiero abruzzese, nel solco di un ambizioso progetto tecnico che sta bruciando le tappe in modo stupefacente. Il brillante esordio col Napoli nonostante il ko, la vittoria con l’Atalanta, il calcio avvolgente espresso col Sassuolo e culminato con un clamoroso ribaltone. Ancora, i due pari con Udinese e Salernitana, altri momenti emblematici del percorso intrapreso dal Leone. La classifica parla di ottavo posto rivestito a quota 9 punti, un bottino che nessuno avrebbe mai pronosticato ai nastri di partenza. Anche in termini di gol siglati (9) e reti incassate (8) la squadra palesa un sostanziale equilibrio, a conferma della innata predisposizione a proporre gioco senza badare troppo a speculare sul risultato, né tantomeno a fare le barricate.
A TESTA ALTA - Coraggio, carattere e qualità. Le tre cifre identificative del pari maturati ieri sono facili da individuare, al termine di un match comunque dai due volti. Dominio quasi totale della Viola nel primo tempo, con la colpevolezza però di non aver “ammazzato” la sfida dopo il vantaggio firmato Nico Gonzalez nonostante le numerose occasioni a rete costruite. Evidenti le difficoltà dei ciociari nel riuscire a spezzare la fluidità della manovra avversaria e nella risalita del campo. Nella ripresa, però, la musica è cambiata. E chissà cosa avrà detto DiFra ai suoi nell’intervallo, perché il modo in cui sono diventati subito padroni del campo è stato notevole. Così come il 52% di possesso palla conclusivo, un’impresa compiuta al cospetto di una formazione che fa della gestione della sfera un dogma. Automatismi perfetti, sicurezza nell’uscita palla al piede, triangoli stretti ricamati a centrocampo per creare superiorità numerica, iniziative personali.
ENTUSIASMO - Uno spartito completamente opposto ai primi 45’, divenuto realtà grazie a un collettivo che brilla in tutti i suoi effettivi. Incluso anche il reparto difensivo, non di certo esaltante. Però, nella lista non emerge solo lo splendido Soulé, autore del primo gol stagionale e ancora artefice di una prova incredibile con quel mancino che delizia e mette d’accordo tutti. Barrenechea, partito piano e poi padrone assoluto delle geometrie; Mazzitelli, moto perpetuo per fisicità e continuità; e poi il battagliero Cheddira, così come l’estroso Caso. Il Frosinone non si è spaventato davanti alla forza di una Fiorentina che avrebbe potuto dilagare. Non ne ha risentito, non si è mai fatto trascinare dalla tentazione di difendersi, si è ricompattato e ha tirato dritto algido, consapevole delle proprie conoscenze. Ed è stato premiato con merito, raccogliendo a fine gara gli ennesimi applausi dei propri tifosi. Esaltarsi ora sarebbe eccessivo, ma l’attuale graduatoria nobilita certamente l’identità acquisita. Al di là degli esiti finali delle partite, il Leone entusiasma e diverte la sua gente: e questo, forse, è il traguardo più bello che un gruppo possa raggiungere.