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Frosinone, dalla difesa alle questioni cinismo e cambi: cosa va e cosa no dopo il pari col Torino
LA CLASSIFICA - In primis, c’è la classifica a parlare con apporto prezioso. Mazzitelli e compagni, portandosi a quota 28 punti, hanno agganciato l’Udinese al quartultimo posto. La temporaneità è d’obbligo, chiaramente, in attesa che i bianconeri recuperino gli ultimi 20’ del match sospeso con la Roma. Però il quadro complessivo attuale lascia ben sperare, nonostante i risultati ottenuti dalle rivali - alcuni dei quali sorprendenti - abbiano diffuso qua e là sensazioni di rassegnazione ingiustificata nell’ambiente. La lotta salvezza è apertissima ed i ciociari sono in corsa più che mai, già proiettati con la testa alla sfida di venerdì sera con la Salernitana. Il calendario delle prossime 5 gare, inoltre, prevede due scontri diretti con l’Empoli e la già menzionata Udinese: dire che il Leone è padrone del proprio destino non rappresenta un’eresia.
LE INDICAZIONI POSITIVE - Poi c’è da analizzare il campo e tutte le dinamiche che ne conseguono. Nello 0-0 di ieri, il Frosinone ha sciorinato una prova di grande corsa e applicazione nelle due fasi, sbarrando la strada alle sortite offensive di un Toro prevedibile e in palese difficoltà di manovra. Tutt’altro che casuale il fatto che questo leitmotiv stia risuonando da quando Di Francesco ha scelto di passare al 3-5-2. La fotografia è tutta racchiusa in un dato: 3 gol incassati nelle ultime 4 gare, roba impensabile fino a qualche settimana fa. Sugli scudi la difesa, benissimo il centrocampo con Brescianini che sta diventando un fattore sempre più incisivo. L’ex Milan allunga, strappa, cuce e interdice. In pratica, fa tutto. Ieri in possesso sembrava un attaccante aggiunto con Cheddira - a sorpresa - più decentrato a sinistra, una volta persa la sfera dettava i tempi di pressione sulla retroguardia rivale. Un esperto navigante trapiantato nel corpo di un 24enne al suo primo anno in A.
COSA NON VA - Tutto bello e tutto così palese da sembrare persino banale. I però, ad ogni modo, non mancano. A cominciare dalla mancanza di lucidità negli ultimi metri. La squadra, nonostante un atteggiamento più equilibrato durante il possesso avversario dovuto al cambio modulo, le sue occasioni le costruisce a meraviglia ma pecca lì dove bisogna essere incisivi. Era accaduto a Napoli, si è ripetuto all’Olimpico Grande Torino. Ed a 5 giornate dalla fine, cinismo e concretezza non dovrebbero mancare. Poi c’è il tema cambi e relativa scossa che non danno. L’ingresso di Seck è stato nuovamente un flop, non tanto per le giocate mal riuscite ma per l’atteggiamento indolente mostrato. Di ardua lettura la sostituzione di Soulé, anche ieri luce splendente dei giallazzurri, e che è suonata un po’ come una controversia. Per l’argentino settima “uscita” nelle ultime nove partite a pochi minuti dal triplice fischio, giunta con il risultato in bilico. E l’interrogativo sorge spontaneo: i ciociari possono permettersi di rinunciare al loro uomo più forte e pericoloso quando c’è ancora la possibilità di determinare? Un quesito lecito che, unito agli altri aspetti, accompagnerà la marcia di avvicinamento alla gara con la Salernitana. DiFra a Dazn l’ha definita “la partita più importante della stagione”. E come dargli torto.