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Frattesi: 'Barella il top. Volevo tornare alla Roma. Io e Scamacca sempre insieme, per il futuro gli ho detto...'
STAGIONE - "Sembra stia andando bene. Anche grazie al mister, a inizio anno volevo andare via... Ora abbiamo trovato la nostra quadra e sta andando tutto per il verso giusto".
EMOZIONI - "Quando fai tre anni di Serie B ti sembra tutto più grande, giocando in un campionato in cui non puoi confrontarti con squadre del genere pensi sia tutto troppo grande. Riusciamo a non farci mettere pressione quando andiamo là, giochiamo con tranquillità come gioca la gente di vent'anni, che non ci pensa".
SASSUOLO - "Piazza ideale per crescere? Secondo me perché non ci sono le pressioni dei grandi club, puoi sbagliare con un po' più di tranquillità. E poi è come una grande famiglia, vieni coccolato un po' da tutti. Da una parte va bene, da un'altra no perché quando esci e iniziano le pressioni vere diventa più difficile. Però per iniziare un percorso in Serie A penso che questa sia la società perfetta".
PLAYOFF CON IL MONZA - "L'eliminazione con il Cittadella? Quello rimane ad oggi il rimpianto più grande. Con il Monza e l'ambiente c'era un rapporto speciale. La Serie A a inizio quest'anno non la sentivo mia, perché nella mia testa avrei dovuto conquistarla con il Monza".
CARATTERE - "Sono molto permaloso, quindi se mi dicono qualcosa mi innervosiscono. Se un compagno mi manda a quel paese è rissa (ride, ndr)".
PASTA AL PESTO - "E' vero, mangio solo quello quando siamo a casa con Gianluca. Perché il sugo sporca, la pasta in bianco è triste e quindi il pesto diventa la scelta numero uno. Quante volte a settimana la mangiamo io e Scamacca? Su cinque cene almeno tre. Cosa dice Dionisi? Non so non gliel'ho detto, ma alla fine è pasta e penso vada bene (ride, ndr)".
SCAMACCA - "Sempre nella stessa direzione, che poi è la verità. Oppure io lo inseguo. Siamo arrivati alla Lazio insieme, lui è andato alla Roma e poi ci sono andato io. Poi lui è andato al PSV e poi al Sassuolo, io l'ho raggiunto al Sassuolo. Gli ho detto: 'Mi raccomando Gianluca, guadagna un top club così andiamo pure là'. Però sì, sempre nella stessa direzione anche perché siamo molto simili. Pensiamo le stesse cose, abbiamo lo stesso tipo di carattere. Gli opposti si attraggono in amore, ma in amicizia è difficile. In quindici anni penso di non aver mai litigato con lui".
MARCHISIO - "Una grande persona, uno dei miei idoli calcistici. Un'umiltà incredibile. Ricordo quella partita, una delle prime volte che andavo in panchina con la prima squadra. Praticamente non mi riconosceva neanche mia nonna. Sono andato là e gli ho chiesto la maglietta perché mia nonna era completamente impazzita per lui, perché secondo lei ci assomiglio fisicamente. Nonna magari mi vede con gli occhi dell'amore (ride, ndr). Gliel'ho chiesta a inizio partita, mi ha detto 'Tranquillo' e a fine partita me l'ha chiesta. Ci sono rimasto, non è scontato come gesto".
MESSAGGI - "Mi scrivono più i fantallenatori che le ragazze, ma cento a uno (ride, ndr). Non è un problema, nel senso che comunque i gol li faccio, però magari farebbe piacere ricevere qualche messaggio da ragazze (ride, ndr). Basta che non mi scrivano 'portami i bonus', se no chiudo l'account (ride, ndr). La richiesta più assurda che mi è arrivata? Un ragazzo perdeva non so di quanti gol e mi ha chiesto una tripletta, gli ho detto: 'Amico mio, con tutto il bene' (ride, ndr)".
DE ROSSI - "Era uno dei pochissimi che quando sbagliavi non strillava, non ti massacrava. Non è scontato che quando vai in prima squadra e sbagli non ti dicono niente, anzi: spesso magari ti massacrano perché sei più piccolo e sbagli. Invece lui ha sempre avuto una parola di conforto, sono cose che ti rimangono dentro. Uno dei pochi che parlava ai giovani".
TORNARE ALLA ROMA - "E' stato veramente un tarlo, perché volevo tornare a tutti i costi. Poi ci sono rimasto un po' male, però poi alla fine nel calcio ci sono talmente tante variabili che alla fine non puoi sapere perché l'hanno fatto. Questa cosa mi era un po' scesa, ma come per tutti i romani Roma è Roma".
STUDIARE LE SUE PARTITE - "Mi riguardo, ho sempre da imparare. Riguardo partite, riguardo errori, è fondamentale nella crescita di un calciatore. Cosa mi fa più innervosire guardandomi? Quando sono davanti alla difesa e non mi giro e scarico di prima. Anche Dionisi me lo dice (ride, ndr)".
BARELLA - "Lui è il top del campionato nel ruolo. Per quanto è bravo secondo me potrebbe fare anche più gol. Ha fatto un sacco di assist, corre dal 1' al 90', ha intensità e qualità. E' nettamente il più forte in Italia in questo momento. Cosa gli ruberei? Intensità e l'assist, che io ho meno. Ha un'intensità clamorosa, magari spesso mi accade che quando non sono in forma al 70' mi vengono i crampi. Non mi so gestire, ma ci lavoro".
CHAMPIONS O MONDIALE - "Mondiale, senza alcun tipo di dubbio. Giochi per la tua Nazione, questo non ha prezzo".
FUTURO A FINE CARRIERA - "Mi piacerebbe fare l'allenatore. Entro in campo, espulsioni, 100%. Però mancano vent'anni, magari cambio un po'".